di Flavia Pedrini . Il grido riempie via Belenzani. Esce dalla pancia e passa per il cuore. Rabbia, indignazione e dolore. Un grido contro l’omertà e contro la violenza. Che si chiami mafia o terrorismo. Un grido che da Trento arriva idealmente a Brindisi, dove ieri mattina una ragazza di sedici anni ha perso la vita e altre sette sono rimaste ferite in un attentato.
Mancano pochi minuti alle 19 quando una piccola folla, all’unisono, spezza il silenzio e dà voce al desiderio di Giulia Petronella, studentessa universitaria di Mesagne, in provincia di Brindisi, il paese dove viveva anche Melissa Bassi, la studentessa morta davanti alla scuola Morvillo – Falcone. Ieri c’era anche lei al presidio di solidarietà di via Belenzani, promosso dall’Udu, l’Unione degli universitari e da Libera Trento, insieme all’Anpi.
«Conoscevo Melissa da quando aveva tre anni – ha raccontato Giulia, con voce commossa ma determinata – Oggi sono rimasta scioccata, ma ho sentito anche tanta rabbia quando mia mamma mi ha detto che era morta Melissa. Non voglio silenzio, non dobbiamo stare zitti. Io sono contenta di essere di Mesagne, lì ci sono anche tanti giovani che vogliono lottare contro tutto questo». Parole vibranti. Come quelle di Oscar Gualano, anche lui di Mesagne e anche lui studente di ingegneria a Trento. In piedi, sulla panchina, racconta dell’sms ricevuto dalla mamma. La notizia dell’attentato. La consapevolezza che in quella scuola poteva esserci suo fratello o sua sorella. «Non ce la facciamo più, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti», racconta con la voce strozzata. Intorno a lui, disposte in un semicerchio che sembra quasi un abbraccio, oltre duecento persone. «Non ci aspettavamo tanta gente», confidano Greta Chinellato, dell’Udu e Nataswa Wuckovic, di Libera Trento. «Oggi in tutta Italia migliaia di persone sono scese in piazza – prosegue Greta – La mafia è un virus del pensiero ed è bello vedere che le persone reagiscono a quanto è successo, non solo nel Sud. Falcone disse che la mafia non è invincibile: è un fenomeno umano e come ogni fenomeno umano ha un inizio ed ha una fine. Oggi siamo qui per urlarlo insieme».
Di violenza inaccettabile parla Nataswa. A Brindisi, nello stesso momento, don Ciotti, fondatore di Libera, sta portando solidarietà alle vittime e ai loro familiari. «Sono indignata, arrabbiata e angosciata – racconta Nataswa – Mi fa paura che un’organizzazione criminale se la prenda con i nostri giovani, soprattutto in una scuola che portava il nome della legalità. La scuola Morvillo-Falcone è un simbolo della legalità (aveva vinto anche un concorso ndr) e dell’istruzione e la mafia ci vuole ignoranti. Ieri era il compleanno di Falcone e il 23 maggio ricorre il ventennale della strage di Capaci: per questo penso che sia impossibile che la mafia non centri».
Ma qualunque sia la matrice che ha generato tanto orrore, la condanna di chi ieri era in via Belenzani è ferma. Come la certezza di non volere cedere al terrore. Anche per questo, come spiega Elisa Molinari, responsabile del gruppo scuole di Libera Trentino, un gruppo di ragazzi del Don Milani di Rovereto lunedì sarà a Palermo.
«Il noi è la soluzione, è l’unione dei cittadini – dice Nataswa – Questa manifestazione testimonia che non ci è impedito di sognare un mondo migliore e di estirpare quel cancro che affligge l’Italia e il mondo». Un «noi» nel quali ieri si sono riconosciuti in molti. Inoltre ieri è stata annullata la «Notte dei musei» e domani alle 10, come annuncia l’Associazione nazionale magistrati in tutto il distretto del Trentino Alto Adige, le udienze verranno sospese per osservare un minuto di silenzio.
Al presidio c’erano rappresentanti delle istituzioni, del sindacato (Cgil, Cisl e Uil hanno fatto una nota congiunta) e associazioni. La condanna non ha colore. In via Belenzani ci sono i leghisti Giuseppe Filippin e Vittorio Bridi e Paolo Dal Rì del Pdl, molti rappresentanti del Pd, a partire dal segretario Michele Nicoletti, l’onorevole Laura Froner, Vanni Scalfi, Paolo Serra e Michele Nardelli, gli assessori comunali Violetta Plotegher e Michelangelo Marchesi; i consigliere provinciali Sara Ferrari, Mattia Civico e Andrea Rudari. Poi l’assessore provinciale Franco Panizza del Patt, il portavoce di Sel Jacopo Zannini, persone di Rifondazione Comunista, i ragazzi dei Globuli Rossi, Franco Ianeselli della Cgil, Stefano Cò dell’Arcigay, Arci Trentino, Elisabetta Bozzarelli, direttrice dell’Acav. E poi tanta gente comune. Tutti in piazza, per dire no alla violenza e alla mafia. Per dire: «Non ci fermerete».
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