[L. ZIR.] La Provincia non ha usato impropriamente dati sensibili nel licenziare un suo dipendente accusato di essere escort nel tempo libero. Si è espresso così il tribunale di Verbania, che ieri ha accolto il ricorso presentato dalla Provincia contro il pronunciamento del garante della privacy.
Il caso che aveva suscitato clamore all’inizio dell’anno riguardava la decisione della Provincia di licenziare un suo dipendente perché accusato di prostituirsi via Internet con annunci su siti gay, «gettando discredito sull’ente» e ritenendo quindi il comportamento «contrario ai doveri di ufficio di un dipendente pubblico».
A seguito di una segnalazione la Provincia avrebbe riscontrato l’esistenza sulla rete di profili del suo dipendente constatando «attività di prostituzione a mezzo di siti Internet di pubblico accesso con tanto di tariffario». Il dipendente ha fatto causa contro il provvedimento ritenendolo discriminatorio e sulla vicenda a dicembre il garante della privacy si era schierato al suo fianco, parlando di uso improprio di dati molto sensibili da parte del datore di lavoro. L’ente si è opposto a questo pronunciamento. Il tribunale di Verbania ha accolto il ricorso.
«Prendiamo atto della sentenza ma aspettiamo di leggere le motivazioni prima di commentare – dice l’avvocato Francesca Lapenna, difensore del dipendente provinciale – la vicenda comunque non finisce qui. Questo era solo uno dei due procedimenti aperti, l’altra causa contro il licenziamento invece arriverà in aula fra qualche settimana, l’udienza è stata fissata per il 10 luglio».
Un licenziamento contestato perché deciso secondo la difesa per motivi «che esulano dall’ambito lavorativo e non prefigurano reati, implicazioni di natura morale che non possono neppure essere prese in considerazione». «Ho ancora fiducia nella giustizia e nel fatto che si riconosca la discriminazione subita» dice l’ex dipendente. Sulla vicenda anche l’Arcigay del Vco aveva preso posizione a sostegno delle ragioni del lavoratore.