Su Libero, Giornale, Avvenire di oggi viene dato ampio risalto alla lettera di Agapo, criptica associazione che sulla carta si dimostra aperta verso le persone omosessuali ma che invece promuove le cosiddette terapie riparative di “guarigione” dall’omosessualità.
In tale lettera Agapo si oppone senza una ragione logica oggettiva all’approvazione del Registro delle unioni civili.
Solo il fatto che in quella lettera sia citata, in modo inappropriato, Luce Irigaray dimostra la povertà culturale e la malafede degli autori. Irigaray, insieme a Braidotti, Butler e De Lauretis e altre intellettuali, fa parte di quel pantheon del pensiero femminista a favore di un superamento degli stereotipi di genere. Quelli di Agapo forse non sanno, visto che sono forse troppo impegnati a frequentare sacrestie e confessionali, magari in compagnia di preti pedofili, che nelle aule universitarie laiche e progressiste di mezzo mondo si parla di queste autrici in riferimento al cosiddetto “lesbofemminismo” e alle sue radici nel pensiero filosofico contemporaneo.
La lettera di Agapo e le posizioni in essa contenute non sono molto distanti dalle violenze e dalle aggressioni verso le persone omosessuali, l’ultima a Milano nemmeno un mese fa. Violenze che ipocritamente questi anonimi associati dicono di condannare.
Deve essere chiaro che l’omofobia non è solo l’atto violento e l’aggressione fisica, è anche confondere il lettore con frasi fumose e deliranti quali “Equiparare due realtà relazionali differenti tra di loro significa negare la rilevanza della differenza sessuale tra uomo e donna” oppure, senza alcuna vergogna ed etica scrivere “la relazione tra due uguali è uguale a quella tra due differenti, vale come a dire che A + A = A + B (essendo A diverso da B, ndr)”, per non dire nulla di utile al fine di giustificare la contrarietà al Registro delle unioni civili.
Judith Butler, fine pensatrice americana, si ispira tra l’altro anche a Irigaray per ricordare come “legittimare” (le diversità) non deve corrispondere a ‘normalizzare’. In questo il movimento lgbt è il primo da anni a rivendicare una pluralità di istituti giuridici affinché tutte le differenze e le specificità personali siano legittimate, perché la parità è un diritto, e la differenza è un valore. Per Agapo invece sembrerebbe che la differenza (di orientamento sessuale) sia ingiustificata, ingiusiticabile, da rimediare, un problema da “superare”.
Personalmente ritengo chi ha scritto quella lettera il mandante culturale di tutte le aggressioni verso le persone lgbt, e la posizione espressa da AGAPO è la più subdola, violenta e pericolosa nella società contemporanea, perché finge di accogliere e includere il diverso, che non riconosce come legittimo, per convertirlo e plagiarlo a proprio piacimento.
Se fossimo nel Sudafrica di fine anni novanta Agapo sarebbe un’associazione che lotta per impedire che venga abolito l’apartheid, sarebbe un’associazione a favore del divieto dei matrimoni interraziali, e i giornali che hanno dato ampio spazio a questi signori, si qualificano da soli offendendo l’intelligenza dei loro lettori.
Caro Sindaco Pisapia, quella lettera è macchiata del sangue delle persone omosessuali vittime delle violenze fisiche, non è degna di una città moderna e secolare, nella quale oltre all’Expo nel 2015 vorremmo celebrare Europride. Di quella lettera ne faccia la cosa più utile e sensata: la distrugga. Quella lettera non è buona nemmeno per la raccolta differenziata.
Marco Mori
Presidente
CIG ARCIGAY Milano