«Nel raid omofobo coinvolti anche adulti»

  

Altri particolari sull’aggressione allo Scalo

di GIANLUCA LETTIERI

«In giro ci sono ancora cattivi maestri. Per quel che mi risulta, tra i soggetti coinvolti nell’aggressione omofoba, c’erano sicuramente degli adulti». L’avvocato Andrea Cerrone rappresenta le associazioni Arcigay Chieti e Jonathan diritti in movimento. E non può che accogliere con soddisfazione la notizia dei provvedimenti di custodia cautelare emessi dal Tribunale dei minori dell’Aquila nei confronti dei tre componenti della baby gang che, nei mesi scorsi, ha seminato il terrore tra il Colle e lo Scalo (i giovani bulli sono stati collocati in alcune comunità delle Marche).
Al tempo stesso, però, il legale di Lanciano sottolinea come, secondo le notizie in suo possesso, al blitz parteciparono anche altre persone. «Che mi auguro vengano individuate presto». Frasi, quelle di Cerrone, che potrebbero non escludere ulteriori sviluppi delle indagini. Nel frattempo, lo stesso avvocato aggiunge: «Ho appreso queste importanti novità dalla stampa. I fatti parlano chiaro: gli inquirenti hanno portato avanti, nel silenzio, un efficace lavoro investigativo. Resta il rammarico e l’amarezza nel vedere persone così giovani coinvolte in episodi tanto inqualificabili. È una sconfitta per tutti, una brutta storia. Il panorama del riconoscimento dei diritti fondamentali della persona va estendendosi giorno dopo giorno, eppure bisogna ancora prendere atto di fatti del genere».
Torniamo indietro di qualche mese. Quella sera del 2 giugno, a piazzale Marconi, una ventina di ragazzi omosessuali sta partecipando a una serata gay-friendly, all’interno del Gran Caffè La Fontana. Al termine della festa, quando si dirigono verso le automobili, scatta l’aggressione. Secondo il racconto dei giovani presi di mira, i feriti sono cinque: volano bottiglie, sassi, altri oggetti. Le associazioni, con a capo l’Arcigay Chieti del presidente Claudio Minetti, non ci stanno: denunciano l’accaduto con un comunicato stampa e si rivolgono alle forze dell’ordine.
La squadra Mobile, coordinata dal vicequestore Francesco Costantini, porta avanti le indagini e scopre che questa terribile baby gang si è resa protagonista, in totale, di almeno cinque episodi di violenza. «Vedo, tra tutti questi fatti, un minimo comune denominatore: se la sono presa con il più debole di turno, per ragioni sociali, fisiche o altro -riprende Cerrone-. Ma non c’è da stupirsi, perché questa è la base per ogni discriminazione. Le minoranze, come quelle che rappresento, sono più vulnerabili e perciò vengono attaccate. Questo clima di viltà va sradicato. Le istituzioni locali, la procura e gli inquirenti ci aiutino in tal senso. Per evitare che certi episodi si ripetano».


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