Milano. Hutter, noi, i primi della lista

  

di PAOLO HUTTER

ESFONDANDO – per quanto riguarda il mio compagno Paolo Oddi – la ritrosìa a “mescolare pubblico e privato” e a mettersi sotto i riflettori rischiando la foto di coppia. Tra i sentimenti che ci hanno spinto c’è sicuramente il ricordo e l’esempio di Gianni Delle Foglie e Ivan Dragoni – la coppia pioniera delle simboliche nozze celebrate in piazza Scala nel ‘92 – nostri amici carichi di entusiasmo, che avrebbero dovuto essere chiamati per primi in via Larga e che ci manderanno un sorriso rosa da lassù. A chi mi chiede se “coroniamo il sogno d’amore” rispondo che ovviamente no, è solo un atto simbolico: da una parte per sostenere la causa di una legge vera e completa, di un matrimonio che ormai si fa in mezzo Occidente, e dove ancora non si fa c’è una legge di unione civile decente che ci libera da problemi importanti nella vecchiaia e nella – come dire? – vedovanza. Dall’altra per sostenere questa nostra giunta arancione che ha dovuto faticare tanto per questo semplice registro. Non ci vestiremo da sposi, non lanceremo il bouquet, andremo poi con l’Arcigay ai lucchetti di piazza Scala, a mettere una targhetta per spiegare finalmente cosa sono. E poi, a laurà; festeggeremo un po’, tra qualche giorno, privatamente. Però non è solo questo. Ho nella mente il tono emozionato del “nostro nipote” sedicenne Edoardo che al telefono mi ha detto: «Sono molto felice per voi». E allora, al di là di tutto,
anche noi possiamo esserlo.


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