«Viva tutti gli sposi». E giù una pioggia di riso e glitter su Rosy Bindi. Alla chiusura della Festa dell’Unità è avvenuto ciò che tutti temevano. In peggio. La contestazione «pacifica» delle associazioni lgbt, si è trasformata in un assalto a base riso e brillantini sulla testa di Rosy Bindi. Che incassa con un sorriso tirato e un avvertimento al mondo omosessuale: «Queste azioni sono controproducenti alla loro battaglia». Mentre anche il segretario bolognese Raffaele Donini, che censura l’azione contro la presidente del Pd, incassa i fischi dei militanti omosessuali, tenuti in fondo alla sala dalle forze dell’ordine. Sarebbe bastato l’annullamento dei fuochi d’artificio di chiusura, cancellati per l’allestimento del palco dei Radiohead, come cattivo auspicio. Poi il Cassero, con un comunicato, ha confermato i timori dei superstiziosi. Promettendo volantini e «altre forme di contestazione contro le bugie della presidente del Pd sul matrimonio tra persone dello stesso sesso». Quando Bindi arriva al Parco Nord il clima è già teso, ma la presidente del Pd non indietreggia. «Non sono io, ma la Corte Costituzionale ad aver detto che la nostra Costituzione non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso ribadisce . Il Pd ha preso una posizione chiara sulle unioni civili, chi ha problemi ne parli con il segretario Bersani, non con me». Con chi le sta accanto, mentre cammina per la Festa, Bindi si sfoga. «Questa storia è un cavillo, organizzato contro di me». Una frase che sembra lasciar intendere che ci sia una mano comune, forse «amica», dietro le continue contestazioni gay. Che arrivano puntuali anche al Parco Nord, in una forma mai vista finora. Un lancio di riso e glitter, avviato dal presidente del Cassero Emiliano Zaino, quando la presidente democratica passa dalla piazza centrale della Festa. «Viva gli sposi, viva tutti gli sposi», urla una trentina di attivisti lgbt, tenuta a bada dalle forze dell’ordine quando ormai i primi lanci sono andati a segno. La presidente del Pd incassa con un sorriso tirato. «Grazie, avete dato l’ebbrezza del matrimonio a me che non sono sposata», dice rivolgendosi ai contestatori, ma sottolineando con i cronisti che un’azione come quella «sia controproducente alla loro battaglia». Dopo un cucchiaio di tortellini nelle cucine di Bertoldo, si lascia scappare una battuta di sfida: «Ripassiamoci pure davanti, voglio vedere che altro fanno». Non succede. La presidente del Pd entra nella sala dibattiti da dietro il palco, per cambiarsi la camicia e togliere riso e brillantini. I militanti lgbt, in fondo, rivendicano l’azione con orgoglio. «Si chiama glitterbombing, la usano negli Stati Uniti contro i politici omofobi dice Zaino e noi pensiamo che lei lo sia”. Bindi, racconta il presidente del Cassero, si era anche offerta per visitare lo stand Arcigay: «Ma non volevamo un’inutile chiacchierata, serviva un gesto provocatorio. Adesso potrà definirsi una politica brillante». Dal palco arriva la censura del segretario provinciale Raffaele Donini, padrone di casa visibilmente in imbarazzo.«Ci aspettavamo una contestazione, ma certi metodi possono essere controproducenti per una giusta rivendicazione». I militanti lgbt fischiano, lui scende dal palco e va di persona a chiedergli che «certe cose non si ripetano». Riso e glitter effettivamente sono finiti, ma non i fischi. «Approfittatene perché non mi avete mai visto così luccicante», esordisce sul palco la presidente del Pd, incassando l’applauso dalla platea. Prima di nuove contestazioni dei militanti lgbt, quando torna a parlare di unioni civili e matrimonio: «Ciò che dà maggiore stabilità alla società merita un riconoscimento maggiore, lo ha detto anche il vostro sindaco Merola».
Riso, brillantini e fischi I gay contestano la Bindi
This article was written on Tuesday September 18th, 2012.
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