Il volantino diffuso nel corso della Festa democratica di Bologna del 17 settembre 2012.
LE BUGIE DI ROSY BINDI
Rosy Bindi, in tema di unioni omosessuali, mente: dice che il matrimonio gay è vietato dalla nostra Carta costituzionale e che proprio la Corte costituzionale ha di recente ribadito questa lettura. SONO TUTTE BUGIE! La nostra Costituzione non vieta affatto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, né mai la suprema corte si è pronunciata in questo senso.
In realtà:
1) Nel 2010 la Corte costituzionale con la sentenza numero 138 ha stabilito soltanto che non vi è l’obbligo di introdurre il matrimonio gay.
2) Secondo non pochi autorevoli giuristi la Corte costituzionale avrebbe ritenuto che il Parlamento è libero di aprire il matrimonio alle coppie gay.
3) La Costituzione non definisce in alcuna norma né la famiglia né il matrimonio e non parla mai di “uomo e donna”. Le parole “società naturale” non rimandano ad una nozione immobile di famiglia. Proprio la Cassazione ha concluso di recente che anche la stabile coppia gay rientra nella nozione di famiglia.
4) La Costituzione italiana non ha nulla di diverso dalle altre costituzioni occidentali. Non c’è la benché minima ragione per sostenere che la Costituzione italiana vieti ciò che è consentito nel resto del mondo occidentale. Le nostre tradizioni giuridiche e culturali sono molto simili a quelle spagnole o portoghesi, dove il matrimonio c’è ormai da anni.
5) D’altra parte, alla Corte costituzionale non è stato chiesto se la costituzione vieti il matrimonio gay. Non si capisce allora perché avrebbe dovuto rispondere ad una domanda non posta. La 138, inoltre, è una sentenza di rigetto e quindi non ha alcuna efficacia vincolante per il Parlamento.
6) In questo dibattito è intervenuta da ultimo la corte di cassazione (sentenza n° 4184 del 2012) che dopo una “attenta lettura” della sentenza 138 della Corte costituzionale, ne ha tratto espressamente la conclusione che il Parlamento “è libero di scegliere”.
7) In ogni caso, anche a seguire l’orientamento più conservatore (oggi disatteso dalla Cassazione), va detto che la Corte costituzionale ha cambiato spesso opinione in materia di famiglia – anche nel giro di due/tre anni! – seguendo l’evoluzione della società. Ad esempio, negli anni ’60 si era pronunciata a favore della punizione dell’infedeltà della sola moglie e non del marito e negli anni ’70 contro il diritto dei transessuali a cambiare sesso…. cambiando subito dopo opinione su impulso della parte più avanzata del Paese. Le forze progressiste avrebbero dovuto sedersi allora sulle prime decisioni della corte a fare il tifo per la discriminazione delle donne o dei transessuali?
8) Chi sostiene che bisognerebbe cambiare la Costituzione, avrebbe quantomeno l’onere di suggerire quale parola della Costituzione dovremmo cambiare.
Se l’onorevole Bindi (giunta alla sua sesta legislatura in Parlamento, per cui non più candidabile secondo lo statuto del Pd, che ferma il limite a TRE) vuole tirare in ballo la Costituzione, parta leggendo bene l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, quindi, non è necessario cambiare la Costituzione, la verità è che basterebbe applicarla.
(Arcigay Il Cassero, Arcilesbica Bologna, Famiglie Arcobaleno, Agedo)