L’inutile rammarico del ministro Forner

  

di Giorgio Salvetti
Il ministro Elsa Fornero, che ha anche la delega per le pari opportunità, ha espresso «profondo rammarico» per la bocciatura in commissione giustizia della Camera della proposta di legge contro l’omofobia e la transfobia. Il ministro definisce quel provvedimento, cancellato da un emendamento votato da Lega, Pdl e Udc, «una norma di civiltà» e preannuncia in tempi rapidi l’adozione di una «strategia nazionale» per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisex e transessuali (lgbt) e l’avvio di una campagna contro l’omofobia.
Sono le lacrime di coccodrillo dell’esecutivo tecnico di un paese dove un giorno sì e l’altro anche omosessuali e trans sono oggetto di continue aggressioni. E’ appena successo ancora una volta pochi giorni fa a due ragazzi a Firenze. Senza parlare della mentalità omofobica che domina nei luoghi di lavoro, nelle famiglie e anche nelle dichiarazioni, nelle battute di pessimo gusto e negli atti della classe politica. E’ la doppia morale che si trasforma troppo spesso in violenza psicologica e fisica.
Ieri Anna Paola Concia (Pd) ha risposto così al ministro Fornero: «Se davvero ha a cuore la protezione delle cittadine e dei cittadini italiani da intollerabili atti di violenza a sfondo omofobico e transfobico, non ha alcun bisogno di adottare una strategia nazionale per le persone lgbt. Il silenzio del governo in commissione Giustizia è stato a dir poco imbarazzante e ha dato il senso di un’assenza decisamente colpevole. Una cosa resta certa: agli omosessuali italiani e ai transessuali italiani non servono strategie, ma leggi e diritti». Nichi Vendola la butta in politica e stigmatizza il voto contrario dell’Udc. «Il partito di Casini sui diritti barcolla per ragioni elettorali o per i buoni rapporti con la gerarchia ecclesiastica».
Sono quattro anni che la proposta di legge anti-omofobia è insabbiata in un periglioso iter parlamentare. Dopo le bocciature del 2009 e del 2011, ora si chiedeva semplicemente di allargare le tutele della legge Mancino anche ai reati dovuti agli orientamenti sessuali e alle identità di genere. A questo punto il governo potrebbe risolvere il problema in modo molto semplice: basterebbe un decreto del ministro degli interni Anna Maria Cancelleri, che invece ieri ha preferito tacere sull’argomento. Eppure proprio all’esecutivo di Monti si sono rivolti ieri Giulio e Simone, i due ragazzi aggrediti a Firenze: «Il presidente del consiglio ci incontri e dia un segnale chiaro di contrasto alla violenza omofoba. L’omofobia è un male da contrastare. Lo si fa in tutta Europa, è tempo che anche l’Italia si adegui».
Contro l’omofobia e la transfobia si è pronunciato il consiglio europeo con una raccomandazione del 2010. In Francia esiste un’aggravante sul reato di omofobia, e leggi apposite sono vigenti in Danimarca, Islanda, Norvegia, Olanda e Svezia. Nel resto dei paesi europei sono le leggi anti-discriminazione a punire la violenza omofobica, mentre in Italia si limitano per lo più a garantire pari diritti nei luoghi di lavoro, e troppo spesso risultano inefficaci. Inoltre, l’Italia vive una vera e propria emergenza omofobica e soprattutto transfobica. «I dati nel nostro paese non sono chiari – spiega Dimitri Lioi, responsabile giuridico di Arcigay – noi li raccogliamo rifacendoci a notizie di stampa, mentre l’Agenzia nazionale anti-discriminazione razziali (Unar) ha fornito dati preoccupanti che evidenziano il primato dell’Italia per le aggressioni ai transessuali, siamo tra i primi nel mondo. E ovviamente questo riguarda anche la prostituzione e lo stato di emarginazione che i trans vivono nel nostro paese. Per quanto riguarda l’omofobia esiste un grandissimo numero di casi sommersi, non denunciati o non apparsi sui giornali».


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