Pordenone. Arcigay: i preti di frontiera ci hanno aperto il cuore

  

Il presidente Deperu: le loro parole lontane da quelle oscurantiste del Papa «Ma sui diritti civili noi aspettiamo risposte dallo Stato e dalle istituzioni»
di Maurizio Cescon
«Quelle dei preti di frontiera sull’accoglienza delle coppie omosessuali sono parole che ci hanno aperto il cuore. Frasi e opinioni molto lontane dal discorso di Papa Ratzinger, solo pochi giorni fa. Ma noi comunque, come associazione, siamo stufi di dialogare solo con la Chiesa, noi vorremmo risposte alle nostre istanze dallo Stato italiano, che invece è da troppo tempo chiuso in un assordante silenzio». Il presidente del circolo Arcigay “Nuovi Passi” di Udine e Pordenone Giacomo Deperu non ha dubbi. La lettera di Natale del gruppo di religiosi che fanno riferimento a don Pierluigi di Piazza e a don Mario Vatta è, per la Chiesa e la società civile, uno squarcio di sereno in un contesto ancora buio. «Non sono sorpreso della loro presa di posizione – afferma infatti Deperu -, ma il loro pensiero è minoritario all’interno della Chiesa e questo ci dispiace. A noi riempie il cuore vedere come queste persone, che hanno tutto da perdere a fare affermazioni coraggiose e controcorrente, si comportano per il rispetto dei diritti. C’è una frase ancora più bella che ho letto nell’anticipazione della lettera di Natale: “vogliamo assumerci la responsabilità di garantire le minoranze”. Per un cristiano questa linea di condotta dovrebbe essere la normalità, loro fanno un grande servizio al cristianesimo delle origini, che in sè aveva una scintilla rivoluzionaria». Ma c’è una spina che affligge la comunità gay, rappresentata dalle frasi del Papa, che nei giorni scorsi aveva attaccato, con toni aspri, le unioni gay, oltre ad aborto ed eutanasia. «Il Pontefice riporta la Chiesa a una visione medievale e monolitica delle cose – osserva il presidente di “Nuovi Passi” -, così si va incontro al fondamentalismo. Le frasi del Papa sono gravi, io non me la prendo certo per la chiusura alle nozze gay, che non è una novità, ma la nostra comunità è stata indicata come male della società, con il riferimento ai matrimoni come “ferita alla giustizia e alla pace”». Invece gli omosessuali puntano ad avere maggiori diritti. E li chiedono allo Stato «perchè noi siamo e ci sentiamo cittadini di serie A, come gli altri». «Siamo stufi di discutere e di confrontarci – aggiunge Deperu – con la Chiesa, i vescovi, i parroci, i teologi. Vorremmo invece capire, una buona volta, cosa hanno da dire, sulle questioni che abbiamo sollevato da anni, il presidente della Repubblica, il Governo, la Regione, i sindaci, gli amministratori, le istituzioni. Viviamo in una Repubblica laica, eppure non c’è stata alcuna risposta da parte dei politici. Timide e non chiare aperture, il cosiddetto modello tedesco da seguire, come propone il Pd. Ma poi che significa? Non vorrei la riproposizione dei “Dico”, che furono accantonati prima di entrare in vigore e che non avrebbero funzionato. C’è una confusione generalizzata, eppure lo Stato ha responsabilità primarie sulle questioni etiche e dei diritti. Servono azioni che ci chiede, con insistenza, l’Europa: abbattere le discriminazioni, dare a ogni cittadino le stesse possibilità e opportunità. Non possiamo reclamare l’intervento dell’Europa solo quando ci fa comodo. Siamo stanchi di elemosinare allo Stato qualche concessione, è lo Stato che dovrebbe venire incontro alle minoranze, non viceversa». ©RIPRODUZIONE RISERVATA LEGGI SUL SITO E COMMENTA www.messaggeroveneto.it


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