Un’immagine e poche righe capaci di provocare l’opinione di molti lettori e di scatenare in pochi minuti un ampio dibattito in Internet, sui siti più letti a livello nazionale. La foto, di repertorio, è quella di un bimbo, affiancata da parole attribuite simbolicamente allo stesso neonato: «Io non sono un diritto! Un bimbo non è un diritto! Voglio un papà/uomo e una mamma/donna. Non voglio diventare il giocattolino “adottabile” da una coppia gay. Io non voglio essere il prodotto di una fecondazione artificiale e nascere già dopato di ormoni superflui… Ho il diritto di nascere da una relazione d’amore naturale tra uomo e donna». Il tutto in un manifesto firmato dalla sezione di Bergamo di «Scienza e vita», l’associazione che a livello nazionale ha avuto tra i suoi fondatori Paola Binetti e che, negli anni, è stata in grado di calamitare un consenso trasversale a buona parte del mondo cattolico, soprattutto quello sensibile ai temi bio-etici. Quel manifesto, appeso da domenica a ieri ai piedi di una bacheca sotto il portico della chiesa del convento dei Cappuccini, è stato notato nella mattinata di ieri da un giornalista di Bergamonews.it ed è finito online attorno alle 11, senza passare inosservato ai migliaia di commentatori del web, con un rimbalzo continuo tra i siti e i social network. Confronti spesso infuocati, con affermazioni sbilanciate contro «Scienza e Vita» in alcuni casi, oppure con dichiarazioni poco scandalizzate e a volte esplicitamente a favore di quel virgolettato attribuito a un neonato. «Si potrà anche essere contrari ma è un punto di vista…»: questo il primo commento su Corriere.it. «I diritti dei bambini vengono senz’altro prima di quelli delle coppie gay», ha aggiunto qualcun altro. «Ma è una discriminazione becera messa a segno strumentalizzando l’immagine di un bambino, che non c’entra proprio nulla», ha fatto notare qualcun altro. Una notizia «decollata» che ha indotto a una riflessione i responsabili del convento. E nel primo pomeriggio il manifesto è stato rimosso. Una stoccata sui metodi di «Scienza e Vita» è arrivata nel pomeriggio da parte della Curia di Bergamo, con il responsabile della Comunicazione monsignor Alberto Carrara: «Su vicende e argomentazioni delicate come questa può anche esserci una buona causa, che però non giustifica sempre i metodi che si usano per difenderla o per promuoverla. I termini usati in quel manifesto sono molto pesanti. Io, personalmente, sono contro le adozioni da parte di coppie omosessuali, ma dire che i gay quando adottano riducono i bimbi a un giocattolino mi sembra davvero un pò troppo. Insomma qui non vedo lo stile della fermezza sui principi e della carità nel confronto verso gli altri. E se fossi stato un cappuccino mi sarei posto seriamente il problema sull’opportunità o meno di esporre quelle parole, ma non credo sia stata un’iniziativa dei cappuccini né tantomeno un intervento condiviso dai vescovi italiani». «Sì, forse c’è stata troppa enfasi», ha ammesso Giovan Battista Guizzetti, presidente di «Scienza e Vita» a Bergamo, già esponente dell’associazione «Amici di Eluana», medico e responsabile di un reparto dell’istituto don Orione, dove si occupa di pazienti in stato vegetativo. «Su alcuni termini si è discusso anche al nostro interno, perché l’associazione è composta da più anime ha aggiunto . Ma condivido i contenuti, che abbiamo esposto in quel manifesto in occasione della Giornata per la Vita promossa dai vescovi italiani». Resta una vicenda in cui i metodi sembrano aver preso il sopravvento su ogni possibile posizione di merito. «È vero che non c’è un diritto ad avere bambini, e aggiungo che non c’è né da parte degli omosessuali né da parte degli eterosessuali ha detto il presidente dell’Arcigay di Bergamo Luca Pandini . Ma credo anche che non ci sia alcun diritto di usare i bimbi a scopo politico, per continuare a perpetuare una discriminazione». Armando Di Landro
«No adozioni gay» E il manifesto diventa un caso
This article was written on Wednesday February 6th, 2013.
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