A Roma a pochi giorni dall’inaugurazione, le panchine arcobaleno di Piazza Gimma, realizzate grazie al supporto del II Municipio, sono state vandalizzate. Un gesto che colpisce le persone LGBT+ e ancora una volta fa capire quanta strada ci sia da fare in Italia sul tema dell’omotransfobia. Non si tratta soltanto di Roma e non riguarda soltanto una piazza o delle semplici panchine – dichiara Domenico Di Cesare, presidente di Arcigay Rieti – ma proprio dell’Italia intera, una nazione che si riconosce nel tricolore, quel verde, bianco e rosso con il quale gli ‘eroi’ anonimi di questo vile gesto, hanno voluto cancellare i sei colori della bandiera della comunità LGBT+. La risposta a queste azioni inqualificabili è solo una e cioè quella di più panchine arcobaleno e della collaborazione delle amministrazioni pubbliche che dovrebbero rappresentare la cittadinanza tutta, senza differenze di colori, di credo religioso, di appartenenza politica, di orientamento sessuale o di identità di genere. Noi di Arcigay Rieti esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla comunità LGBT+ romana che chiede soltanto rispetto e pari dignità e diritti.
Una delle prime azioni della nostra Associazione è stata proprio quella di chiedere a tutte le sindache e a tutti i sindaci della nostra provincia la posa di una panchina arcobaleno in ogni Comune, come messaggio di sensibilizzazione verso la nostra comunità, discriminata, derisa e troppo spesso ignorata, forse perché schierarsi dalla nostra parte, evidentemente non ha un riscontro né sociale né politico.
Su 73 Comuni, soltanto la sindaca di Montenero, con coraggio e civiltà, ha armato di pennello e vernice alcuni suoi concittadini e ci ha onorato della prima panchina arcobaleno della Provincia. Quanto accaduto nella capitale ci spinge ancora di più ad andare avanti; noi ci siamo, non molliamo e sappiamo bene quanto dobbiamo lottare nella vita, soltanto per ottenere il rispetto che ci è dovuto: quindi aspettiamo con fiducia, perché anche la semplice posa di una panchina arcobaleno, può valere quanto le parole e di certo più dei tanti e troppi silenzi.