F*ck The Violenza, cap. 4: “Sconfiggere la vergogna”

  

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F*CK THE VIOLENZA!” è un progetto pensato dal Gruppo Cultura di Arcigay Catania in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia).

L’obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare la sensibilizzazione e la prevenzione sulla tematica, così da
contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia. 

Il progetto consiste nel raccogliere, pubblicare e far circolare una serie di racconti, frasi, testimonianze reali, creando uno spazio sicuro per dare voce a chi ha conosciuto la violenza, l’ha superato e la combatte, raccontandovela; per un mondo migliore per tutt* e un migliore tempo di vita; perché abbiate sempre cura di splendere. 
Le cose cambiano, e vanno meglio: noi vogliamo dimostrarvelo

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Ogni mattina, sull’autobus che da casa mi porta a scuola, mi chiedo se avrò la forza di scendere alla mia solita fermata; se, quando metterò piede sull’asfalto ,con lo zaino sulle spalle, sarò capace di indossare la maschera col sorriso per far credere al mondo che sia felice.

Cerco di illudermi che questa volta sarà diverso, che la gente non mi guarderà con un’espressione di disgusto o con il solito ghigno canzonatorio stampato sul volto; è quello il momento in cui senti che ti fanno violenza nell’anima, e con una parola ti colpiscono così ferocemente da poterti distruggere.

I ben pensanti sostengono – facendo presa sulle loro certezze – che spesso le nostro “devianze” dipendono dal fatto che non si ha dietro le spalle una famiglia che ci possa sostenere. Ma si può obiettare che spesso non manca l’amore ed il supporto della famiglia: perché la famiglia non è solo l’esistenza anagrafica di un padre ed una madre, ma è il sentire vicine le persone con cui ci si può confidare, piangere e con cui sfogarsi, ma soprattutto la famiglia sono quelle persone che ci amano e che noi amiamo.

Si dibatte largamente con fiumi di retorica sul male del mondo, ma poi un muro di silenzio scende di fronte alla paura di un ragazzino che teme di andare in bagno a scuola, perchè – dai suoi coetanei più crudeli – potrebbe essere molestato, toccato, picchiato. Quanto può l’ipocrisia nella società!

Non bisogna lasciarsi vincere dalla paura di essere giudicati ed emerginati: senza paura e senza vergogna bisogna manifestare la propria identità profonda, che non è valutabile secondo i parametri di “giusto” e “sbagliato”, perchè ciascuno è un insieme complesso e perfetto con la sua specificità.

Filotimo (16 anni)