Di Ezio De Gesu
Responsabile Scuola Arcigay
Il bullismo omofobico a scuola è un problema. Un problema grave che riguarda moltissimi e moltissime adolescenti e che incide sul loro benessere personale, generando gravi conseguenze a livello di stress psicologico. Gli insegnanti e le insegnanti attivi nel contrasto a questa forma di violenza sono molti, ma spesso sono lasciati soli o osteggiati da istituzioni scolastiche e genitori.
Sempre più di frequente, le iniziative volte a contrastare l’omofobia vengono ostacolate da parte di associazioni cosiddette “anti-gender”, che vedono in tali azioni una minaccia per la famiglia tradizionale, la costruzione eterosessista della società e l’ancoraggio del concetto di genere alla dualità maschile-femminile. Questi gruppi tendono a scoraggiare dirigenti ed insegnanti con azioni dimostrative e talvolta intimidatorie, che vanno dalle lettere di diffida alla creazione di call center anti-gender, dove segnalare insegnati intenti a contrastare l’omofobia nelle proprie classi.
Diverse sono le crociate “no gender” che imperversano su tutto il territorio nazionale. Interessante è quanto avvenuto presso la scuola media G. Falcone di Rende il 18 gennaio 2017. In occasione del convegno “Parliamo di Gender, per una nuova alleanza educativa”, Arcigay Eos Cosenza e altre associazioni locali hanno distribuito un volantino informativo per manifestare il disappunto contro un’iniziativa organizzata senza contraddittorio. Nonostante gli intenti pacifici, l’ingresso è stato loro negato dalla preside, che sosteneva che la partecipazione all’evento fosse su invito e riservata solo a genitori e docenti. Significativa la chiosa della dirigente scolastica: “Nella mia scuola non posso decidere di fare come dico io?”. La preside ha poi chiamato i Carabinieri e, dopo aver tutti appurato l’inesistenza di alcun invito, ha continuato a negare il diritto a partecipare, giustificando la sua presa di posizione con la presunta mancanza di spazio nel locale della scuola.
Tutto questo avviene nonostante le posizioni del Miur, già espresse nel 2015 tramite una circolare inviata alle scuole, in cui, difendendo la legge sulla Buona scuola, l’ex ministra Giannini ha chiarito con forza che non esiste, nei progetti in esame, alcun riferimento alla teoria del gender. La Ministra, inoltre, ha annunciato il ricorso davanti le sedi opportune per difendere il Miur da ogni tipo di accusa in merito. Ma questo evidentemente basta: attendiamo allora posizioni più incisive da parte della ministra Fedeli, affinché la scuola continui ad essere luogo di inclusione di tutte le differenze, condannando con forza ogni tentativo di radicamento di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni