Il 6 gennaio 2021 la Befana ha portato a Biden due senatori. Entrambi democratici.
Il primo si chiama Jon Ossof. A 33 anni, Ossof è il senatore più giovane di sempre. Nato ad Atlanta da una famiglia di origini ebraiche, Ossof ha collaborato con John Lewis – icona dei diritti civili morto nel 2020 – per poi diventare amministratore delegato di Insight TWI, un’azienda produttrice di documentari investigativi contro la corruzione. Il neo eletto senatore è a favore dell’aborto, della legalizzazione della cannabis e dell’accordo di Parigi, ma non approva il Green New Deal. Ossof ha vinto contro lo sfidante repubblicano David Perdue con un vantaggio di 32 mila voti su un totale di 2 milioni.
Il secondo si chiama Raphael Warnock. Sarà il primo senatore afro-americano eletto in Georgia e il primo democratico afro-americano eletto in uno Stato del sud. Si è laureato in psicologia e teologia. È stato pastore di una chiesa battista di Atlanta. Nella sua campagna elettorale ha fortemente sostenuto l’estensione della copertura assicurativa sanitaria alle fasce economiche meno abbienti. Warnock ha vinto contro la sfidante repubblicana Kelly Loeffler con un margine di 54 mila voti su un totale di 4 milioni.
Via libera
Con questa vittoria, Biden si porta a casa i 50 seggi che gli servono per avere la maggioranza in Senato (la maggioranza della Casa dei Rappresentanti ce l’aveva già). Questo consentirà alla coppia Biden-Harris di velocizzare la realizzazione del loro programma elettorale, senza per forza dover scendere a compromesso con il partito repubblicano. Significa velocizzare la ricostruzione di un’America devastata dalle crisi sanitaria, economica, politica e sociale che sta vivendo ormai da quasi un anno. La conferma dei due senatori democratici in Georgia ha contribuito ad un timido rialzo dei mercati finanziari, che erano disperatamente in attesa di un segnale di stabilità, ma non sono entusiasti della prospettiva di un innalzamento delle tasse.
Dal rosso al blu
L’elezione dei due democratici segna un profondo cambiamento nella recente storia politica della Georgia, considerata una roccaforte repubblicana. Se si guarda alle elezioni presidenziali, l’ultima volta che la Georgia ha votato democratico era il 1992 con Clinton. Se si guarda alle elezioni dei senatori, è dal 2003 che la Georgia vota rosso. Ma il 3 novembre 2020 lo Stato della Pesca (così viene chiamato) ha scelto Biden come Presidente e il 5 gennaio 2021 ha scelto Ossof e Warnock come rappresentanti in Senato. Per indicare la situazione in cui uno Stato passa da una maggioranza partitica ad un’altra, in America si usa il termine “flipped”. “Georgia flipped from red to blue”. La Georgia è passata dal rosso (colore dei repubblicani) al blu (colore dei democratici).
Flipped out
Lo stesso verbo “flip” viene usato nell’espressione “flip out” per definire qualcuno che impazzisce. “He flipped out”. È uscito di testa, ha dato i numeri. E alle 11 di mattina dello stesso 6 gennaio in cui si festeggiava la vittoria dei democratici, Trump non si è risparmiato a darne. Ne ha dati tantissimi, talmente tanti da incantare i sostenitori che aveva chiamato a raccolta davanti al Campidoglio per “Save America March”, un comizio per protestare contro il risultato delle elezioni presidenziali. I numeri che ha elencato sono quelli dei voti che gli mancherebbero per la vittoria e che sembra non si riescano a trovare da nessuna parte. Voti – sostiene Trump – che dovevano arrivare ai seggi per posta ma sono stati buttati nei torrenti, voti che i democratici hanno eliminato durante lo spoglio, voti che sono stati persi da qualche parte in queste elezioni – sostiene sempre lui – truccate.
Rigged election
Già prima dell’election day, Trump ha usato il suo potere e la sua visibilità per raccontare agli Americani e al mondo la storia che le elezioni presidenziali erano truccate, che sarebbe dovuto essere lui il vincitore incontestabile e che non avrebbe concesso facilmente la vittoria all’avversario. E questa storia ha continuato a raccontarla anche pochi giorni dopo l’election day, anche dopo che ciascun seggio elettorale e Stato ha effettuato i riconteggi, anche dopo che i collegi elettorali di ciascuno stato hanno confermato la vittoria di Biden, anche dopo che i suoi legali hanno perso i ricorsi innanzi alle corti di giustizia degli stati chiave. Dopo ciascuno di questi passaggi, Trump ha continuato a raccontare imperterrito la storia delle elezioni truccate. In una chiamata di un’ora, ha persino fatto pressione sul Segretario di Stato Brad Raffensperger affinché trovasse gli 11 mila voti che gli servivano per vincere la Georgia, minacciandolo non troppo velatamente. La chiamata è stata pubblicata da molti giornali in forma integrale.
Trial by combat
Trump ha raccontato la storia delle elezioni truccate anche alle migliaia di sostenitori che ha radunato di fronte al Campidoglio un’ora prima che il Congresso cominciasse a votare la conferma della vittoria di Biden. Durante il comizio, ad un certo punto ha scaldato il suo esercito con queste parole:
“Dovremo lottare molto più duramente e Mike Pence dovrà supportarci. Se non lo farà, sarà un giorno triste per il nostro paese perché ha giurato di sostenere la nostra costituzione. Ora spetta al Congresso affrontare questo grave assalto alla nostra democrazia. Dopo questo, marceremo, e io sarò con voi. Stiamo per marciare. Marceremo, chiunque vogliate, ma credo proprio qui. Marceremo verso il Campidoglio, e tiferemo per i nostri coraggiosi senatori e membri del Congresso. Probabilmente non tiferemo tanto per alcuni di loro, perché non ti riappropri del tuo paese con debolezza. Devi dimostrare forza, e bisogna essere forti” Donald Trump, “Save America” Rally, 6 gennaio 2021
Rudy Giuliani, ex sindaco di New York negli anni ‘90 e avvocato di Trump, ha partecipato al comizio arringando la folla così:
“Se abbiamo torto ci prenderanno per pazzi, ma se abbiamo ragione molti di loro andranno in prigione. Quindi facciamo un processo per singolar tenzone!” Rudy Giuliani, “Save America” Rally, 6 gennaio 2021
Campidoglio
Un’ora dopo la fine del comizio, a partire dalle 2:15 PM, i Trump supporters hanno assaltato il Campidoglio. La folla è riuscita a sfondare quattro cordoni di polizia. Urlando “USA USA USA”, “This way” “You ain’t gonna stop us” “Take that house, Take it now”, “Trump won that election” e sventolando bandiere a sostegno di Trump e della confederazione, i contestatori hanno invaso i corridoi e le stanze del palazzo più importante della democrazia più potente del mondo. Alcuni indossavano caschi, altri erano armati. Uno indossava una pelliccia che gli copriva a malapena il petto. Altri riprendevano l’evento con macchine fotografiche e cellulari (probabilmente per postarli sui social). Sono riusciti ad irrompere nel Senato, mentre la sala della Casa dei Rappresentanti è rimasta inviolata. Un Trump supporter è persino riuscito ad entrare nell’ufficio di Nancy Pelosi (Presidente della Casa dei Rappresentanti), si è seduto sulla sedia e ha appoggiato i piedi sulla scrivania. I contestatori hanno rotto finestre e sfondato porte per irrompere negli edifici. Una donna è rimasta colpita da uno sparo ed è morta qualche ora dopo. Verso le 5PM il sindaco di Washington D.C. Muriel Bowser ha attivato la Guardia Nazionale e ha imposto il coprifuoco a partire dalle 6PM. Twitter ha deciso di sospendere l’account Twitter e Facbook di Trump per 12 ore.
Non mi stupirei se la storia – in memoria della marcia su Roma del 1922 – chiamerà questo evento la “marcia sul Campidoglio”.
The show must go on
Alle 8 di sera del 6 gennaio, Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti, e Nancy Pelosi, Presidente della Casa dei Rappresentanti, radunano nuovamente le camere per proseguire le votazioni che erano state interrotte dai manifestanti. “Let’s get back to work”, dice Mike Pence riaprendo la discussione. A notte fonda, i membri del Congresso confermano i voti ottenuti dai due candidati alle presidenziali: 232 per Trump e 306 per Biden, che sarà nominato 46° Presidente degli Stati Uniti d’America il 20 gennaio.
Bullshit
Se continui a raccontare una balla ripetutamente, prima o poi ci sarà qualcuno che ti verrà dietro. A forza di insistere, troverai qualcuno che ti darà ragione, anche solo per concedersi il piacere di non ascoltarti più ripeterla. E se continui a ripetere la tua balla dalla sedia più potente del mondo – un mondo in cui le balle che dici ci impiegano meno di qualche secondo per arrivare direttamente sugli schermi dei cellulari – i tuoi seguaci possono diventare centinaia, migliaia, milioni. A queste condizioni, per passare da centinaia a milioni di seguaci, ti possono bastare poco meno di 4 anni.
Post Scriptum
Due mesi prima, il 6 di novembre, più di 25 amministratori delegati delle maggiori corporations degli Stati Uniti si sono ritrovati in una video conferenza per discutere come comportarsi nel caso in cui Trump si rifiutasse di abbandonare lo studio ovale o promuovesse nuove azioni per rimanere al potere anche dopo il 20 novembre. All’incontro hanno invitato anche Timothy Snyder, storico americano e autore di “On Tiranny”, “Sulla Tirannia”, best seller pubblicato per la prima volta nel 2017. Il libro si divide in 20 lezioni che spiegano come nascono i regimi autoritari. La lezione n. 16 s’intitola “Stai calmo quando succede l’impensabile” e dice:
“Le tirannia moderna è gestione del terrore. Quando succede un attacco terroristico, ricorda che i leader autoritari sfruttano questi eventi per consolidare il loro potere. L’evento improvviso che necessita la fine del sistema di controlli ed equilibri, la dissoluzione dei partiti di opposizione, la sospensione della libertà di espressione, il diritto ad un giusto processo, e così via, è il vecchio giochetto da manuale Hitleriano. Non cascarci” On Tiranny, Timothy Snyder
Se non hai altri libri sul comodino, ti consiglio di leggerlo. Potresti trovarci il racconto di fenomeni del passato che spiegano ciò che sta accadendo nel nostro assurdo presente.
Alessandro Casiraghi
https://acasiraghi0.wixsite.com/night-night-america/post/flipped