“Quei ragazzi del ’96” il testo teatrale di Claudio Finelli che rievoca il primo Gay Pride di Napoli

  

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È stato pubblicato dalla casa editrice Marchese di Napoli, il nuovo libro di Claudio Finelli “Quei ragazza del ’96”.

Si tratta di un testo teatrale che rievoca la notte del 28 giugno 1996, la notte che ha preceduto il primo Gay Pride di Napoli e del Sud Italia, il secondo in assoluto in Italia.

La storia, totalmente frutto d’invenzione, è ispirata alla celebre commedia “Festa di compleanno per il caro amico Harold” di Mart Crowley che William Friedkin portò nel 1970 sul grande schermo, realizzando così il primo film hollywoodiano a tematica omosessuale.

Se è vero , però, che i personaggi sono tutti inventati, è altresì vero che l’autore ha provato a recuperare, attraverso la fiction, la temperatura sociale della vita delle persone LGBT , in Italia, nella seconda metà degli anni novanta.

La prefazione è curata da Vincenzo Capuano, leader storico del movimento gay italiano, oggi Docente di Storia del Giocattolo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e la postfazione è stata curata, invece, da Francesco Lepore, caporedattore di Gay News.

Il libro è acquistabile su Ibs, su Libreria Universitaria o sul sito www.marcheseditore.com alla voce shop, o direttamente su http://marcheseditore.tictail.com/

 

Lara: Domani è il 29 giugno! Un grande giorno.

Michele: prendi i voti?

Lara: ma no! Domani saremo tutti in piazza!

Michele: per cosa?

Lara: per il Gay Pride, naturalmente!

Michele: il Gay Pride è il Gay Pride, tesoro, tu sei una trans!

Lara: cosa c’entra? Il Gay Pride l’ha inventato una trans! 

Dopo i ragazzi del ’99 (1899) e quelli del ’68, anche noi, a Napoli, abbiamo avuto i nostri ragazzi, molto meno noti forse, ma non meno importanti: i ragazzi del ’96. Furono i protagonisti del primo Gay Pride del Sud e del secondo in Italia. E io ero tra quelli. (dalla prefazione di Vincenzo Capuano).

A chi ancora oggi parla dei Pride in termini di carnevalata, di inaccettabile ostentazione, di offesa al decoro – anche nella collettività Lgbti – va ricordato tutto ciò. Va ricordata la notte del 28 giugno 1969, va ricordato il gesto di Sylvia Rivera, va ricordato un passato grondante sangue, lacrime, silenzi. (dalla postfazione di Francesco Lepore)