Da giovedì 1 a domenica 4 dicembre 2022
Presso OFF/OFF Theatre, in Via Giulia, 20 – Roma
ORARI SPETTACOLI: dal martedì al sabato alle ore 21.00, la domenica alle ore 17.00
BIGLIETTI IN PROMO PER CHI HA LA TESSERA ARCIGAY 13Euro.
DIREZIONE ARTISTICA SILVANO SPADA
Arteteca di Maurizio Marino
presenta
RAZZA SACRA
L’ultimo processo a Pasolini
Progetto Teatrale di Mariano Lamberti e Riccardo Pechini
Scritto da Riccardo Pechini con Mariano Lamberti
con
Marco Vergani e Marina Remi
Marco Vergani: Pasolini | Marina Remi: Laura Betti | Oriana Fallaci | Maria Callas | Silvana Mangano
Scene Giuliano Pannuti | Costumi Valeria Ricca | Musiche Andrea Albanese | Coreografie Marco Angelilli
Regia
Mariano Lamberti
A chiusura del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.
Esiste un aspetto della vita dello scrittore raramente indagato in profondità: il suo rapporto con le donne.
Da Maria Callas a Fallaci, Betti e Morante, da Silvana Mangano ad Anna Magnani.
Da giovedì 1 a domenica 4 dicembre 2022, il palco dell’OFF/OFF Theatre accoglie l’omaggio a Pier Paolo Pasolini dal titolo “Razza Sacra – L’ultimo processo a Pasolini”, con Marco Vergani e Marina Remi protagonisti del progetto teatrale scritto da Mariano Lamberti e Riccardo Pechini.
Esiste un aspetto della vita di Pasolini, di vitale importanza, raramente indagato in profondità: il suo rapporto con le donne. Alcuni scatti fotografici sono ben impressi nell’immaginario collettivo (quel bacio così virile ed appassionato con Maria Callas, le passeggiate per i vicoli di Roma con Laura Betti…), ma ciò che il femminile ha rappresentato nell’esistenza e nella definizione umana e artistica di Pier Paolo, resta ancora un terreno poco esplorato. La sua vita è stata accompagnata da donne di grandissimo spessore culturale (Fallaci, Morante, Bemporad…) e artistico (Silvana Mangano, Anna Magnani e ovviamente “Maria”). Donne legate a lui in maniera viscerale, travagliata, conflittuale o adorante, che Pier Paolo ripagava con un sentimento profondo, rivestendo le figure di padre, fratello maggiore e soprattutto figlio. Non c’è dubbio quindi che il femminile abbia inevitabilmente permeato la sua percezione del mondo. Esiste poi un femminile ancor più profondo, inesplorato, verso cui Pier Paolo si relazionava in maniera contraddittoria. Il disgusto per il grembo, il sangue e le viscere, (che gli rinfacciò Oriana Fallaci, quando il poeta le confessò di non riuscire a leggere il suo “Lettera a un bambino mai nato”), ma allo stesso tempo anche il trasporto
incondizionato verso il femminile ferito e usurpato (anche se si tratta di figure straordinarie come Maria Callas o Silvana Mangano). E poi, c’è Susanna. Sua madre. La donna che ha talmente permeato la vita di Pier Paolo da assurgere per lui a Madonna (come nel suo Vangelo secondo Matteo) ad Amore così assoluto da divenire prigione. Una donna diversa da ogni altra. Provvista di carne e sangue (l’odore delle primule in fiore del suo cappotto, diventa memoria sensoriale in grado di rievocare nel poeta una passione lancinante) eppure meravigliosamente affrancata dal corpo che incombe materico e ingombrante in tutte le altre presenze nella vita di Pier Paolo. Una donna alla quale il poeta dedicherà versi così devastanti da diventare enigmatici (“nella tua grazia, nasce la mia angoscia”). Versi ai quali lo spettacolo darà un’interpretazione inedita e sorprendente.
SINOSSI
Un uomo si risveglia in un luogo buio che ricorda sinistramente un carcere. Si guarda intorno spaesato. Ricorda a malapena il proprio nome, Pierpaolo. Nessun altro indizio sulla propria identità o sul perché sia finito in quel posto. All’interno della cella, si palesa una bizzarra figura femminile che inizialmente lui non riconosce: Laura Betti. Come una sorta di folletto o meglio di strega curandera, la donna lo spinge a ricordare un misterioso avvenimento di cui Pierpaolo ha cancellato ogni memoria. Il superamento dell’amnesia avverrà rivivendo alcuni momenti trascorsi con tre figure chiave di donna della sua vita. Con Maria Callas sulla spiaggia di Grado, con la Fallaci in un albergo di New York e con Silvana Mangano sul set de “Le streghe”, da lui stesso diretto. Si tratta di episodi solo apparentemente biografici, poiché le tre donne abbandoneranno le loro spoglie umane per rivelare la loro intima natura di streghe, facendosi emissarie di quella forza primordiale, selvaggia ma anche rigeneratrice del femminile, in grado di condurre Pierpaolo al compimento di uno scioccante atto catartico che cambierà il suo destino.
LE STREGHE
“Strega” è l’appellativo che da sempre viene usato per definire (spesso in tono anche dispregiativo) le donne coraggiose, aggressive, intelligenti, non conformiste, curiose, ribelli, libere sessualmente e rivoluzionarie. In breve le donne “pericolose” perché intenzionate a scardinare la tradizione patriarcale. La strega è inoltre la Grande Madre che spazza via i confini del pensiero razionale, affondando le proprie radici direttamente nell’inconscio. È il potere femminile, incontrollabile come la Natura, arcaico e vendicativo come Medea, ma anche generatore di vita, al pari di Dio.
LO SPETTACOLO
Lo spettacolo utilizza un registro in grado di mischiare elementi apparentemente inconciliabili in una veste assolutamente originale. Echi del processo kafkiano, suggestioni tratte dalla tradizione popolare sulla stregoneria ed episodi strettamente biografici della vita del poeta. Il tutto organicamente sviluppato in una drammaturgia che pur partendo con i classici stilemi di un mistero da risolvere, approda ad uno svelamento finale in grado di abbattere i confini del reale per divenire sguardo nell’anima del grande scrittore. Un finale in grado di dare una chiave di lettura inedita non solo al percorso umano e artistico di Pier Paolo Pasolini, ma anche alla sua tragica morte. Grossa rilevanza sarà data alle atmosfere, con disegni luce, suggestive proiezioni video multicolori, musiche elettroniche arricchite da strumenti antichi del folklore nordeuropeo e un numero di danza contemporanea, fra taranta e rito sciamanico.
Articolo tratto da https://arcigayroma.it/
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