Una Giornata Particolare con Giulio Scarpati per ricordare le discriminazioni del passato

  

Giulio Scarpati, attore di cinema e teatro, noto al grande pubblico per alcune serie televisive di grandissimo successo, sta portando in giro per l’Italia, insieme a Valeria Solarino, la messinscena teatrale di Una Giornata Particolare, tratto dall’omonimo film cult di Ettore Scola del 1977.

 

La “giornata particolare” di cui parla il film di Scola è quella in cui si incontrarono, nel maggio del 1938, Benito Mussolini e Adolf Hitler. Sullo sfondo di questa giornata, che per i giovani fascisti italiani fu di grande festa, si consuma il dramma intimo di Gabriele, interpretato da Marcello Mastroianni nel film e da Giulio Scarpati nell’attuale versione teatrale. Gabriele è un radiocronista omosessuale licenziato dall’EIAR e in attesa di essere condotto al confino per il suo orientamento sessuale. Mentre la città è coinvolta nel delirio della parata fascista, Gabriele incontra la sua vicina di casa, Antonietta e i due, evidenti prototipi di esclusione sociale, si stringono in una complicità tanto profonda quando inevitabilmente caduca.

Giulio Scarpati è intervenuto nel corso della trasmissione radiofonica L’Altra Frequenza – lgbt on Air (Radio Amore Napoli), durante la puntata di lunedì 16 gennaio. Eccone, di seguito, l’intervista.

Giulio come mai hai scelto di mettere in scena il celebre film di Scola?

Era un film che ho adorato e già tempo fa avevo pensato a una messinscena teatrale. E così mi sono confrontato con Ettore Scola e con Nora Venturini, la regista, ed abbiamo capito di poterlo fare. E’ un film che ho amato molto con un Mastroianni straordinario. Si tratta, inoltre, di un film che ha delle caratteristiche molto teatrali. Del resto abbiamo fatto un adattamento molto fedele del film. Le parole di Maccari e di Scola ci sono tutte.

Gabriele è uno dei primi protagonisti omosessuali del cinema italiano. Come hai avvicinato questo personaggio?

Già nell’interpretazione di Mastroianni, l’omosessualità di Gabriele era affrontata con grandissima sensibilità. Io ho provato a capire cosa potesse significare, durante il fascismo, essere omosessuale. Cosa si provava a vivere con la certezza che il proprio modo di essere poteva farti licenziare e poteva condannarti al confino. Quanto fosse necessario fingere e nascondersi. Ecco perché per lo spettacolo mi sono fatto crescere i baffi perché ho immaginato che Gabriele fosse costretto, suo malgrado, a vivere sotto copertura, con la paura di non poter mai essere se stesso. La giornata particolare è quella in cui Gabriele deve essere condotto al confino, proprio mentre avviene lo storico incontro tra Mussolini e Hitler, e nonostante questo Gabriele trova la forza di confidarsi con Antonietta, questa donna serva e schiava del marito che rappresenta un’altra declinazione della solitudine. Gabriele e Antonietta sono due persone che non possono mai dire quello che realmente pensano. E sono sì profili umani molto differenti ma assimilati dal fatto di vivere due diverse forme di schiavitù. Eppure, nonostante la differenza, Gabriele e Antonietta si aprono l’uno all’altro e riescono ad avere addirittura uno slancio d’amore.

A pochi giorni dalla Giornata della Memoria, in cui si ricordano anche i triangoli rosa perseguitati dai nazifascisti, pensi che sia necessario ancora tenere alta la guardia nella lotta alle discriminazioni ai danni delle persone lgbt?

Io penso che quello che stiamo vivendo oggi segna un passo in avanti notevole per le persone omosessuali. A parte le unioni civili, sta maturando una coscienza nuova nel Paese e si sta facendo sempre più luce su quelle che sono state le discriminazioni atroci del passato. Io credo che ora possiamo guardare al futuro con un ottimismo maggiore. E possiamo far capire ancora di più che la dignità delle persone è un bene assoluto e che l’emarginazione è la cosa peggiore, in qualsiasi forma avvenga e non è questione solo di difesa di un orientamento sessuale, ma di difesa di qualsiasi tipo di identità. Il rispetto dell’essere umano è alla base di ogni cosa e non c’è ragione politica accettabile che possa esprimere la necessità di discriminare un gruppo di persone. Questo testo ha una grande forza proprio perché riguarda individui che sono ai margini. Gabriele e Antonietta, non partecipano alla parata fascista perché sono ai margini di una società che non li prevede.

Una Giornata Particolare sarà in scena al Teatro Diana di Napoli fino al 22 gennaio, poi andrà a Siena, a Pisa, al Teatro Franco Parenti di Milano, poi al teatro La Pergola di Firenze, in Puglia e in giro in tutta Italia.

 


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