Con un’affermazione pronunciata con cinica consapevolezza: “Fin quando governeremo noi non ci sarà mai un’equiparazione tra matrimonio tradizionale e unioni gay”, Silvio Berlusconi regala al Paese intero una mossa meschina che cerca di riconquistare un elettorato cattolico disgustato da mesi di scandali e storielle più o meno spregevoli, attraverso l’ennesimo uso spietato delle vite e degli amori delle persone omosessuali e transessuali .
Il tentativo strumentale è talmente evidente, e corredato da un attacco alla scuola pubblica in favore di quella privata, da non potere ingannare nessuno. Rammenti il Presidente del Consiglio che è la Corte Costituzionale con la sentenza 138 /2010 ad aver equiparato i diritti delle coppie gay conviventi a quelli delle coppie eterosessuali coniugate, e che l’affermazione dei doveri e dei diritti di qualunque cittadino di questo Paese è assolutamente obbligo etico, politico, morale di un uomo di Governo.
Silvio Berlusconi con le sue parole straccia senza pudore la storia dell’eguaglianza in Europa; il dettato della Corte costituzionale, i principi di dignità delle persone che l’Unione afferma e che lui nega. Non è di sinistra, né di destra affermare l’uguaglianza di diritti tra le persone, ma è patrimonio della coscienza civica e del buon governo.
Il Presidente dice di temere derive integraliste in Nord Africa e poi ce le ripropone in Italia? E’ evidente che il suo modello non sono gli USA di Obama che pochi giorni fa ha usato parole importanti a sostegno dei matrimoni gay: il Presidente del Consiglio si guardi attorno nel mondo per verificare quale tipo di paesi usino le persone lgbt per le peggiori derive ideologiche, e poi ci faccia sapere.
La Storia osserva e giudica tutti, caro Presidente, persino lei, e ricordi che milioni di persone gay, lesbiche e trans pagano regolarmente le tasse ed assolvono ai propri doveri sociali e civili, senza avere gli stessi diritti di qualunque cittadino. Per queste persone le sue affermazioni sono davvero troppo ridicole per essere sopportate, ma per lei e per tutti in questo Paese sono davvero troppo poco per ripulirsi la coscienza.
La sua verginità la ricostruisca sottoponendosi al giudizio della Magistratura ma non con le nostre vite ed i nostri amori da sventolare come trofeo alle brame della parte più retriva di un Italia che lei contribuisce a frammentare.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay