Arcigay osserva con preoccupazione il grande clamore mediatico scoppiato a seguito della nomina di una persona eterosessuale a Presidente di un Comitato provinciale Arcigay.
La scelta non rappresenta certo un avvenimento nuovo, ma ha già almeno tre precedenti, tra cui la ultra decennale presidenza di Arcigay Messina in capo a Roberta Palermo, storica figura del movimento siciliano. Militanza che non ha goduto della stessa attenzione mediatica, forse perché si trattava di una presidenza femminile.
Tuttavia solo questo caso sembrerebbe suscitare attenzione, avviando una vera e propria speculazione politica e culturale a scapito delle persone omosessuali. Non sempre infatti la curiosità è compagna del vero.
Interpretare l’elezione di un eterosessuale come il simbolo del divorzio tra cultura omosessuale ed affermazioni dei diritti, come abbiamo visto accadere ieri sera a Radio Londra su Rai UNO, è una operazione fuorviante e impropria, che non fa che aggiungere confusione al tema dei diritti fondamentali delle persone gay, lesbiche e transessuali nel nostro Paese.
Ribadiamo l’importanza che per noi assume la rappresentanza diretta e la partecipazione visibile e attiva di lesbiche, gay e trans alla vita democratica e di militanza nella nostra associazione.
Arcigay è, e sarà, in prima linea nella divulgazione del pensiero e della cultura omosessuale, consapevole del contributo fondamentale che essa può offrire allo sviluppo civile del nostro paese.
Siamo convinti che i diritti fondamentali e inalienabili delle persone non possano essere sottoposti al mutare delle condizioni culturali, ma che sia invece proprio la cultura ad essere influenzata e trasformata dal riconoscimento di tali diritti.
La storia insegna che i diritti, per essere garantiti e riconosciuti devono necessariamente trasformarsi in cultura, diventare visibili, pubblici e quotidiani.
D’altra parte i diritti delle persone non dipendono da fattori mutevoli: o ci sono del tutto, o non ci sono per niente, proprio perché rappresentano la realizzazione e l’affermazione fondamentale della personalità e della dignità di ciascuno.
Ciò non può avvenire attraverso un percorso di omologazione, di negazione e di chiusura nel privato, ma con la libera diffusione di una cultura realmente rispettosa di ogni diversità.
Scriveva Sandro Penna: “Beato chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune”.
Offriamo questo pensiero a Giuliano Ferrara, confidando e rendendoci disponibili, in ogni sede possibile, ad un ulteriore approfondimento di temi che riguardano la vita, i desideri, le aspettative e la felicità di milioni di persone in Italia.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay