Il Comitato Provinciale Arcigay di Torino, Ottavio Mai aderisce allo Sciopero Generale dei Lavoratori indetto dalla CGIL il 6 settembre
contro la manovra finanziaria del Governo.
“In una società in cui la precarietà è regola, diventa difficile guardare al proprio futuro come individui. E se non lo si può fare come singoli individui, non lo si può fare come collettività, come cittadini della società e dello Stato. In una situazione in cui sono di fatto negati diritti sociali, le richieste di diritti civili che possono venire dal nostro movimento, sono percepite come vuote e secondarie (doversi arrabattare per arrivare a fine mese, toglie tempo e forza anche per rivendicare e praticare la propria uguaglianza). Interesse e obiettivo di Arcigay è contribuire a una società migliore, paritaria. Ciò richiede una coesione sociale sufficiente a non far cercare capri espiatori” sottolinea Andrea Ariotti, membro del direttivo.
“Siamo vittime sacrificali perfette in una politica che, priva di orizzonti seri, ed estranea al concetto di ammortizzatori sociali, tenta di sopravvivere a se stessa chiedendo teste da tagliare. Siamo lavoratori. Per questo partecipiamo. Le misure governative nuocciono gravemente alla salute” continua Massimo Battaglio, segretario del comitato.
Marco Giusta, presidente del comitato, dichiara: “Auspico la nascita di un patto di solidarietà e di condivisione sostanziale tra tutti i lavoratori, a partire da quelli più esposti, le donne, i migranti, la popolazione LGBT. Poiché la manovra, se fosse approvata, peserebbe innanzitutto su di loro, rendendo tutte e tutti più poveri non soltanto a livello economico. Questo paese ha bisogno della speranza che i sacrifici di oggi si trasformino nei fatti, e non nelle parole o in vuote promesse, in un futuro di dignità e rispetto, in un futuro dove le persone possano essere orgogliose di se stesse, del proprio lavoro, del paese in cui vivono, e di una classe politica non più sorda e distante dalla realtà di chi ad esempio vuole costruire un progetto di amore e condivisione, qualunque sia il suo orientamento sessuale, e non può farlo perché non riesce nemmeno ad arrivare a fine mese. Io credo che Torino, già protagonista con la manifestazione unitaria del 2010 I Diritti sono il nostro Pride, possa costruire il modello italiano di questa condivisione, e getti le basi per un vero movimento unitario che raccolga le esigenze dei cittadini e delle cittadine e abbia la forza di renderle richieste non negoziabili da presentare alle istituzioni”.