Bologna, 18 agosto 2014 – “Non dovrebbe nemmeno sorprenderci la messa in distribuzione di un libretto di barzellette sui gay in un paese in cui le persone gay lesbiche e trans sono ignorate totalmente dalla legge e trasformate dai mass media – con una certa frequenza, non solo quando arriva un allegato estivo – in bersagli di dileggio o di disprezzo”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, interviene sulla polemica suscitata dal settimanale Visto, uscito in edicola con un allegato dedicato alle barzellette sui gay. “Perché se le leggi fanno cultura – dice Romani -, l’assenza di leggi produce inevitabilmente incultura. Incultura cieca, tra l’altro, perché se avesse un minimo di contatto con la realtà distribuirebbe barzellette sui parlamentari, non sui gay. Invece si cerca di far cassa su uno stereotipo vecchio di decenni, un “usato garantito” che furbamente il periodico sfoggia per rilanciare le vendite dopo il passaggio di proprietà. E il balletto di scaricabarile tra direttore e editore, da questo punto di vista, non è altro che l’ennesimo atto ipocrita di un’operazione che proprio attraverso l’ipocrisia vuole fare profitto. Lo fa distribuendo un vademecum per bulli – prosegue il presidente di Arcigay -, uno strumento che gli aguzzini potranno trasformare facilmente da “libro di barzellette sui gay” a “libro di torture per un gay”, quello che avranno eletto a loro bersaglio. Di questo, senza ironia e con tanta amarezza, vorremmo responsabilizzare gli autori di questa pensata, cioè chi ha deciso che in un Paese dove l’ignoranza già è dilagante e mette in allarme, fosse giunto il momento di iniziare anche a teorizzarla e a diffonderla in edicola. A tutelarci da queste derive dovrebbe esserci un Ministro alle Pari Opportunità (che però il premier Renzi non ha ritenuto utile nominare) o l’Ordine dei Giornalisti, che però non sembra intenzionato, in questo come in tanti altri casi, a far valere le proprie carte deontologiche né ad applicare sanzioni, trascinandoci così tutti in una melma che infanga la rispettabilità oggi degli omosessuali, domani delle transessuali, poi delle donne, degli stranieri. Ma anche del Paese e della professione giornalistica”.