Cedu condanna Italia per discriminazione di una coppia gay. Arcigay: “Ennesimo richiamo. L’Italia in Europa con le orecchie d’asino”

  

Bologna, 30 giugno 2016 – “Se fossimo nelle scuole di una volta, l’Italia sarebbe costretta a portare le orecchie d’asino”: Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, commenta sarcastico la sentenza della Cedu che ha condannato l’Italia a risarcire Roberto Taddeucci e il suo compagno neozelandese Douglas McCall perché discriminati in quanto omosessuali. “La Corte europea – prosegue Piazzoni – punta nuovamente il dito contro le pratiche discriminatorie che le stesse istituzioni italiane mettono in campo nei confronti delle persone lgbt. Nel caso specifico lo Stato italiano negava a McCall, cittadino extracomunitario, il permesso di soggiorno, nonostante fosse evidente e dimostrato il legame familiare con il compagno italiano. Una discriminazione odiosa, perché rimproverava ai due uomini l’assenza di un vincolo matrimoniale, senza farsi carico del fatto che proprio in Italia l’istituto del matrimonio fosse loro precluso. E lo è tuttora: il Parlamento ha approvato una legge sulle unioni civili, nella forma e nella sostanza diversa dal matrimonio egualitario. Tuttavia ancora oggi attendiamo i decreti attuativi che renderanno quel diritto concretamente fruibile. Siamo quindi sospesi in un limbo paradossale, con una legge approvata che però non può essere applicata. Tocca al Governo allora completare l’opera e farlo rapidamente, nella consapevolezza che a quella legge stanno appesi i destini di persone che hanno innanzitutto il diritto e in alcuni casi anche il bisogno concreto di formalizzare le loro relazioni. Da questo punto di vista l’ennesima bacchettata della Cedu, seppur riferita a una vicenda di diversi anni fa, si rivela assolutamente tempestiva: in essa la politica deve leggere l’urgenza di produrre, a partite dalla norma approvata, una ricaduta concreta e positiva nella vita delle persone lgbt. Il tempo dell’attesa, adesso, deve finire”, conclude Piazzoni.