Roma, 22 dicembre 2016 – Si è svolto questa mattina alla sede del Ministero della Giustizia a Roma l’incontro promosso da Unar e dal Ministro Andrea Orlando con numerose associazioni attive nel contrasto alle discriminazioni, per avviare una discussione e azioni comuni di contrasto al cosiddetto hate speech on line, ovvero alle incitazioni all’odio che inquinano social media e web. “Non possiamo che rallegrarci per l’iniziativa di Unar e del Monistro – commenta Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – che di fatto riapre un dibattito che la politica attravresa purtroppo in maniera ancora discontinua, perciò inefficace. Per quanto riguarda le persone lgbti, non possiamo non sottolineare il permanere dell’assenza di una legge che definisca aggravanti per i crimini e le parole d’odio commesse nei loro confronti: la legge contro l’omotransfobia giace, in una formulazione ambigua e insufficiente, alla commissione giustizia del Senato da più di mille giorni e non sembrano essere in campo proposte alternative per riaprire quella discussione. Quella legge resta un nodo urgente, perché rappresenta il presupposto giuridico e culturale per qualsiasi azione voglia essere messa in campo. Bene allora l’incontro di oggi, che riaccende i riflettori sul tema, ma crediamo che vada sottolineato nelle premesse che questo percorso ha bisogno che il Parlamento faccia con urgenza la sua parte. Con piacere abbiamo accolto l’invito delle istituzioni a collaborare per la messa in campo concreta di azioni di prevenzione e contrasto del fenomeno dell’hate speech, in particolare quello che imperversa sulla rete: le persone lgbti sono tra i bersagli privilegiati di molti dei fenomeni già codificati, come il cyberbullismo o il cyberstalking, ma anche il sexting (l’invio di messaggi o materiale sessuale a scopo di molestia), lo slut shaming (l’ingiuria verso le persone che parlano della propria sessualità o che più semplicemente si rappresentano o si comportano il mondo non conforme), il grooming (l’adescamento dei minori), il revenge porn (la pubblicazione di immagini o video di atti sessuali senza il consenso delle persone coinvolte), ma anche di fenomeni altrettanto gravi che osserviamo ma che ancora non hanno una definizione, come il ricatto che subiscono alcune persone omosessuali non visibili, intercettate su siti o app di incontri e poi minacciate di veder svelato pubblicamente il proprio orientamento sessuale. Non solo: orientamento sessuale e identità di genere sono due dei tratti identitari che si compongono con tutti gli altri nella definizione dell’identità pubblica di ciascun individuo: nella quotidianità sempre più spesso la discriminazione è doppia o addirittura multipla e la violenza segue di pari passo, con un vigore moltiplicato, del tutto opprimente. Perciò è con lo spirito di chi vuole intraprendere una battaglia seria contro questi fenomeni che aderiamo a questo percorso, tenendo però l’occhio vigile e il pungolo costante ai lavori del Parlamento.”, conclude Piazzoni.