Le persone LGBTI sono spesso, in quanto tali, oggetto di omofobia, bifobia e transfobia, cioè atteggiamenti, atti e discorsi discriminatori, stigmatizzanti e violenti. Talvolta le persone LGBTI sono anche oggetto di discriminazione multipla, come nel caso dei migranti LGBTI. L’omo-transfobia può manifestarsi come violenza palese o sotto forma di tanti piccoli e grandi fatti che avvengono in modo subdolo e costante nel quotidiano delle persone LGBTI, in famiglia, a scuola, sul lavoro, per la strada, e in molti altri contesti. Arcigay si batte affinché discriminazione e violenza motivate da omo-transfobia siano trattate come crimini d’odio. Inoltre da qualche anno sono attivi soggetti organizzati, cosiddetti “anti-gender” che agiscono diffondendo una propaganda manipolatrice e a tratti paranoide per alimentare paura e ostilità verso ogni forma di inclusione e apertura della società e delle istituzioni verso le persone LGBTI e la parità di genere. Hanno una matrice religiosa e ultraconservatrice, pur definendosi “aconfessionali”. L’omo-transfobia è quindi un fenomeno vasto, anche organizzato attorno al movimento “anti-gender”, e Arcigay lo contrasta a più livelli.
Le persone LGBTI sono spesso oggetto di omofobia, bifobia e transfobia. Questi termini racchiudono in generale un ventaglio di atteggiamenti, atti e discorsi discriminatori, stigmatizzanti e violenti verso le persone LGBTI in relazione al loro orientamento sessuale o identità di genere. L’omofobia è la paura e l’avversione verso le persone gay, lesbiche e bisessuali, spesso anche paura di essere considerati tali, che si manifesta in atteggiamenti di evitamento e rifiuto di persone o situazioni che hanno a che fare con persone omosessuali. La bifobia è invece l’avversione verso le persone bisessuali sostenuta da stereotipi negativi, come la credenza che la bisessualità non esista e l’immagine delle persone bisessuali come promiscue e inaffidabili. La transfobia invece è l’avversione verso le persone transessuali e transgender derivante da pregiudizi e stigmatizzazione specificatamente legati al tema dell’identità di genere.
L’omo-transfobia in Italia
Il rapporto sull’omo-transfobia in Italia pubblicato da Arcigay ogni 17 maggio (Giornata Internazionale contro l’Omofobia) ha mostrato come in un anno tra il 2015 e il 2016 fossero stati riportati sulla stampa italiana 107 atti di omo-transfobia, tra cui due omicidi e due suicidi. Si tratta ovviamente della punta di un iceberg, trattandosi solo di eventi che arrivano alle cronache della stampa. Omofobia e transfobia, però, si concretizzano in modo subdolo e costante nel quotidiano, perché la società normalmente dà per scontato che le persone siano tutte eterosessuali e che persone omosessuali o transessuali non esistano. Questa è la ragione per cui più le persone LGBTI sono visibili e scelgono di non nascondere più (di non “passare per” eterosessuali) la propria identità, più aumenta il rischio di essere vittima di omo-transfobia e di finire nel mirino di una vasta gamma di reazioni da parte degli altri: rifiuto, derisione, bullismo, violenza, battute, discriminazione in vari contesti di vita: sul lavoro, in famiglia, tra i conoscenti, ecc.
In base all’indagine Europea Eurobarometro del 2015 sulla popolazione generale, la larga maggioranza dei rispondenti italiani dichiarava che la discriminazione nei confronti delle persone omosessuali (73%) e transessuali (71%) è diffusa in Italia (il 58% è la media europea). Del resto, di questo stesso campione, solo il 39% dichiarava di essere completamente a proprio agio con la possibilità che il figlio o la figlia potessero avere una relazione omosessuale, solo il 42% dichiarava di essere a proprio agio nel vedere gesti di affetto tra gay in pubblico (il 73% invece era a proprio agio di fronte agli stessi gesti tra eterosessuali), solo il 26% dichiarava di essere a proprio agio di fronte alla possibilità che il figlio o la figlia potessero avere una relazione con una persona transessuale. A sua volta l’indagine dell’Agenzia Europea per i Diritti Umani (FRA) del 2012 su un campione di persone LGBTI, mostrava come il 96% di rispondenti in Italia ritenesse molto o abbastanza diffusa la derisione e le battute nei confronti delle persone LGBTI nella vita quotidiana, il 91% il linguaggio offensivo omo-transfobico, il 79% le espressioni di odio o di avversione, il 69% gli episodi di violenza. Coerentemente solo l’1% riteneva diffuso camminare mano nella mano tra gay in pubblico (contro l’83% relativo allo stesso comportamento tra eterosessuali) in Italia, il 39% dichiara di nascondere completamente la propria identità sul lavoro e il 69% a scuola. Solo l’11% si permette di essere apertamente se stesso con tutti i colleghi di lavoro o i compagni di scuola. Il 24% è stato trattato con meno rispetto negli ultimi 6 mesi a causa del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. In base alla ricerca “Io sono io lavoro” di Arcigay del 2010 sulle persone LGBTI sul luogo di lavoro, il 13% dichiarava di essersi vista respinta una domanda di lavoro sulla base del proprio orientamente sessuale o identità di genere, oltre un quarto si nasconde completamente sul lavoro, il 19.1% è stato trattato ingiustamente sul luogo di lavoro negli ultimi 10 anni, il 4.8% è stato licenziato (e sono sopratutto persone trans).
Sin dalla sua fondazione Arcigay si impegna affinché ogni forma di discriminazione verso le persone LGBTI sia combattuta e sconfitta, lottando contro ogni stereotipo e promuovendo una cultura di conoscenza e di rispetto a tutti i livelli della vita sociale. Sebbene l’omofobia si basi su concetti anti scientifici, è una forma concreta e molto radicata di pensiero che ha un impatto importante sulla vita e la salute delle persone LGBTI.
Le istituzioni, lo Stato e l’omo-transfobia
Secondo il rapporto 2015 di ILGA (ONG impegnata nella tutela dei diritti umani) la situazione in Italia è particolarmente grave: su 49 nazioni esaminate la nostra è al 34esimo posto, perdendo due posizioni dall’anno precedente, in tema di rispetto dei diritti e piena uguaglianza delle persone LGBTI, ad un livello di poco superiore a Lituania e Polonia, e inferiore a Romania e Bulgaria. Non è un caso se anche la ricerca della FRA sopra citata mostrava come le persone LGBTI particolarmente in Italia ritengano che un maggiore impegno istituzionale e pubblico contro omo-transfobia migliorerebbe di molto le cose in tanti aspetti della vita quotidiana, come il lavoro, la scuola, ecc.
Arcigay da anni si impegna affinché in Italia venga riconosciuto il reato di omofobia, affinché coloro che compiono questo reato odioso siano perseguibili per legge, e con il fine di promuovere una cultura di rispetto, laicità e libertà di vivere la propria vita affettiva e sessuale per tutti e per tutte. Dall’altro lato è costante la collaborazione che l’associazione ha con i soggetti istituzionali che in Italia vigilano al fine di migliorare il clima nei confronti delle persone LGBTI e ridurre discriminazione e omo-transfobia: l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Presidenza del Consiglio dei Ministri) e l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori – Polizia di Stato)
L’omo-transfobia organizzata della galassia anti-gender
Da qualche anno in Italia e in Europa sono attivi soggetti organizzati che, sotto un generico ombrello di movimento e di iniziativa “anti-gender” (combattono quello che loro chiamano “il gender”), contrastano attivamente ogni forma di inclusione e di apertura della società civile e delle istituzioni nei confronti delle persone LGBTI. Si tratta di un movimento vario di matrice fondamentalmente religiosa e ultraconservatrice che preferisce però “celare” le proprie origini ideologiche dicendosi “aconfessionale”, anche se gli argomenti che usa fanno sempre riferimento ad una visione religiosa del mondo.
Nell’avversare i diritti e l’eguaglianza delle persone LGBTI, questo movimento diffonde da tempo idee che di fatto squalificano alla radice il diritto all’esistenza delle persone LGBTI, con argomenti che spaziano dall’innaturalità dell’identità e della realtà delle persone omosessuali o transessuali, alla contrarietà delle stesse al progetto divino per l’umanità, a temuti complotti di supposte lobby LGBTI per confondere e deviare le menti dei giovani e delle giovani. Sulla base di un armamentario di manipolazione e di falsificazione degli argomenti solitamente usati per diffondere invece il rispetto della diversità e combattere la violenza omo-transfobica, questi soggetti sono molto attivi nel diffondere una propaganda a tratti paranoide di paura nelle famiglie e nella popolazione generale, nell’interferire con le già poche attività di prevenzione del bullismo omo-transfobico nelle scuole e nel fare pressione sulle istituzioni pubbliche affinché non facciano nulla per migliorare la vita delle persone LGBTI.
L’impegno di Arcigay
Essendo il fenomeno omo-transfobico vastissimo, recentemente anche organizzato attorno al movimento anti-gender, Arcigay cerca di agire a più livelli compatibilmente con le risorse che ha. Localmente, tramite le proprie associazioni locali, si impegna profondamente nel supporto psicologico e legale delle persone colpite da omofobia, mentre a livello nazionale si focalizza sulla prevenzione del fenomeno attraverso tutti i canali e gli strumenti oggi a disposizione: dalla formazione all’informazione, dalla divulgazione e ricerca alle campagne di sensibilizzazione e comunicazione. Poichè i dati sono il punto di partenza per analizzare il fenomeno e contrastarlo, Arcigay collabora inoltre con OSCAD, l’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori istituito dalla Polizia di Stato e pubblica ogni anno un rapporto sui temi della discriminazione e dell’omofobia.
Dal 2007 l’unione Europea ha stabilito una giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia che si tiene il 17 maggio. Ogni anno Arcigay organizza numerose attività e campagne di comunicazione lungo il territorio nazionale. Per saperne di più »
Programmi e progetti:
Responding to the “gender paranoia” in Italy: si tratta di un progetto di analisi dell’ideologia, dell’impatto e delle modalità di azione del movimento anti-gender in Italia. Il progetto, coordinato da Arcigay, ha riunito diverse organizzazioni LGBTI a livello nazionale e locale.
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