Nichi Vendola, parlamentare di Rifondazione Comunista, ha definito la posizione delle persone che hanno firmato l’appello per spostare la manifestazione pro Cuba del 28 giugno “presuntuosa e bigotta”, questo non fa onore alla sua storia all’interno del movimento glbt italiano. Dissentire verso un’iniziativa che si è tenuta proprio il giorno del gay pride mondiale non può essere liquidato con “Sono simili a quelli che non volevano il gay pride a Padova perché c’era la settimana santa. Provino con argomenti più seri”.
28 giugno 1969
Possiamo pure pensarla in maniera diversa rispetto a Cuba, ma non si può passare sopra ad una questione del genere con alcune battute di dubbio gusto, che tra l’altro non rispondono al problema posto dai rappresentanti delle più importanti organizzazioni glbt italiane (Arcigay, Arcilesbica, Mario Mieli, Azione Trans, ecc.).
Che cosa sarebbe successo se l’8 marzo qualche buontempone avesse manifestato a favore dei diritti degli uomini, oppure se il 1° maggio, la Confindustria avesse organizzato una manifestazione nazionale di solidarietà con le categorie imprenditoriali? La sinistra tutta sarebbe insorta, mentre per il 28 giugno è bastata l’indifferenza di tanti suoi dirigenti, che non ritengono abbastanza nobili i diritti di cittadinanza delle persone omosessuali (ve ne sono sempre altri preminenti e politicamente più spendibili).
Se poi, proprio i gay che hanno posizioni di grande rilievo nella politica nazionale sminuiscono il valore del 28 giugno, significa che c’è ancora molto da fare!
E con tutta franchezza, vale poco ricordare che anche negli Stati Uniti o nei paesi arabi i diritti degli omosessuali sono calpestati: il movimento glbt italiano non ha mai fatto sconti a nessuno, si è sempre nettamente schierato contro ogni tipo di repressione, violenza e discriminazione, questo gli ha anche procurato negli anni diffidenze da parte delle varie partigianerie.
La manifestazione pro Cuba è stata archiviata, molte delle forze e movimenti che vi hanno aderito sono da anni alleati del movimento glbt italiano, ma non possiamo tacere che siamo delusi, che le dichiarazioni che abbiamo letto ci hanno sorpreso. Per tutte queste ragioni per noi la vicenda non è conclusa. Non possiamo, ne vogliamo tacere rispetto a ciò che avvenuto e sta avvenendo a Cuba. Siamo come sempre pronti al più ampio confronto, naturalmente alle diverse posizioni deve essere riconosciuta la medesima dignità politica.
Da "Il Foglio" del 28.06.03
No, con Fidel non si può
Per Diliberto c’è di peggio. La manifestazione di sostegno a Cuba ha i suoi dissidenti “a sorpresa”. Si può dare solidarietà per l’embargo a chi calpesta i diritti dei gay? I dubbi
Nichi Vendola
Roma. No, con Cuba e con Fidel non si può. La questione, alcuni giorni fa, l’avevano lanciata numerosi esponenti delle associazioni omosessuali, contestando la manifestazione — indetta per oggi pomeriggio a Roma dal Pdci di Oliviero Diliberto e Armando Cossutta — di solidarietà con il regime castrista, per “la cessazione del bloqueo e dell’aggressione statunitense”, proprio nel giorno del gay pride mondiale, anniversario dell’irruzione della polizia nel bar Stonewall di New York. Capitanati dal deputato diessino Franco Grillini, i gay chiedevano agli organizzatori (partecipano anche Rifondazione, un paio di deputati verdi, alcuni centri sociali e qualche prete come don Vitaliano della Sala) di ripensare “l’opportunità di svolgere questa manifestazione: liberate il 28 giugno da una sovrapposizione lacerante”. In un documento, pubblicato sulla prima pagina dell’Unità, hanno ricordato che “fra i diritti violati a Cuba ci sono quelli delle persone omosessuali e transessuali… impediti nei loro diritti fondamentali e sottoposti al ricatto della legge”, schiacciati dalla repressione “tipica dei paesi del socialismo reale” oltre che dal “machismo culturale delle aree latine”. A sorpresa, la richiesta è stata sottoscritta, in questi giorni, da più di sessanta parlamentari della sinistra, dal leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio a diversi esponenti della Margherita, e persino da una deputata del Pdci, Gabriella Pistone. Ma la stragrande maggioranza delle firme è stata raccolta tra gli eletti dei Ds. Tra gli esponenti di via Nazionale ci sono Luciano Violante, Livia Turco, Fabio Mussi, Anna Finocchiaro, Pietro Folena, Giovanna Melandri, Vincenzo Visco, Umberto Ranieri, oltre alla responsabile Esteri del partito, Marina Sereni. Il fatto che si voglia “difendere un regime che impedisce a gay, lesbiche e trans di essere se stessi alla luce del sole”, recita il documento sottoscritto, “non ci ha fatto per niente piacere”. Si chiede di dare a Castro “un segnale chiaro”, contro “un’inutile e dolorosa repressione dell’identità di migliaia di donne e uomini che reclamano soltanto di essere liberamente se stessi”. Quasi un’inversione di tendenza, rispetto al silenzio su Cuba osservato fino a poco tempo fa. E rotto clamorosamente, nelle settimane scorse, dal segretario piemontese dei Ds, Pietro Marcenaro, che ha apertamente contestato la partecipazione dell’ambasciatrice cubana a un convegno torinese sulle donne e la guerra di Liberazione. Di più: Marcenaro ha anche proposto, e fatto approvare dal consiglio regionale del Piemonte, un documento votato pure dal centrodestra in cui si chiede la fine dell’embargo americano, ma anche la fine “dell’embargo democratico messo in atto dal regime autoritario contro il popolo cubano”. Doppia appartenenza per Nichi Vendola E i promotori dell’iniziativa come replicano? Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, non si sposta, precisa, “nemmeno di un millimetro”. Dice: “Non ho dubbi sul fatto che ogni discriminazione verso gli omosessuali vada contrastata. Ma nella maggior parte dei paesi arabi amici degli Usa è ancora peggio. Quindi, come sempre, due pesi e due misure. Cuba è assediata perché lì c’è il sistema socialista, tutto il resto sono chiacchiere”. Mica tanto… “Una nostra associazione, il Circolo Pasolini, con il pieno assenso del partito, ha scritto una lettera all’ambasciatrice cubana per chiedere un incontro tra comunisti per modificare questa posizione”. Dunque non cambiate idea, anche se vengono invocati i diritti civili? “Il primo diritto è vivere. Dunque difendiamo Cuba”. In piazza ci sarà anche Nichi Vendola, omosessuale e deputato di Rifondazione. Non si sente in contraddizione? “Provo forte solidarietà per la storia e la rivoluzione cubana, e incazzatura per le sue scelte repressive. Ma non sento questi sentimenti in contrasto l’uno con l’altro. Per gli omosessuali è molto più drammatica la situazione in alcuni Stati degli Usa che non a Cuba”. E attacca il documento dei dirigenti dei movimenti gay: “Presuntuoso e bigotto. Sono simili a quelli che non volevano il gay pride a Padova perché c’era la settimana santa. Provino con argomenti più seri”. Qualche dubbio, invece, è venuto al Verde Paolo Cento, che pure ha aderito all’iniziativa: “Hanno fatto bene a porre la questione. L’ho fatto anch’io con gli organizzatori. Se interverrò in piazza, solleverò il problema dei diritti dei gay a Cuba”. Anche se “è un paese affamato dall’embargo americano”. Che col sesso e tutto il resto, però, va poi a capire che cavolo c’entri. diessini in una lettera all’Unità
LA POSIZIONE DI NICHI VENDOLA
Da "Liberazione" del 28.06.03
Perché oggi saremo a piazza Farnese
Una risposta al’appello contro la manifestazione "Difendiamo Cuba" pubblicato sul’Unità e firmato da Franco Grillini e da altri esponenti della comunità gay, lesbica, transgender italiana.
‘isolamento del’isola non aiuta neanche le persone omosessuali
Il 28 giugno è una data storica legata indissolubilmente alla rivolta di Stonewall, quando nel 1969 un gruppo di travestiti e di omosessuali si ribellò alla prevaricazione e alla violenza della polizia statunitense. Una manifestazione che si svolga sporadicamente e casualmente nello stesso giorno non toglie nulla al significato della Giornata del’Orgoglio Glbt ma, nel caso del’iniziativa "Difendiamo Cuba" può essere invece occasione propizia per propositivamente segnalare la grave situazione dei diritti civili negati e delle discriminazioni riguardanti le persone omosessuali e transessuali del’isola caraibica.
Chiedere e magari ottenere che venga tolto ‘embargo che ormai da molti anni costringe a condizioni difficili le donne e gli uomini di Cuba non può che favorire il riconoscimento dei diritti civili per tutti. "Difendiamo Cuba" non è e non deve essere un appoggio incondizionato al governo di Fidel Castro bensì una manifestazione a sostegno del popolo cubano e contro ‘embargo degli Stati Uniti ‘America.
Siamo consapevoli che a Cuba manca un vero sistema democratico, che vige la pena di morte (purtroppo come in altri paesi del pianeta), che il suo parlamento si esprime sempre al’unanimità, che esiste un partito unico, e che il "lider maximo" ha potere decisionale supremo. Questa situazione non può essere giustificata dal’aggressione internazionale in primis degli Usa, e noi possiamo e dobbiamo mobilitarci affinché si realizzi una democratizzazione reale basata sul’autodeterminazione del popolo cubano e sul riconoscimento dei diritti umani e civili.
Proprio perché ci sentiamo partecipi della lotta del popolo cubano e delle sue ragioni politiche, crediamo che sia fondamentale dire che non vi può essere giustificazione alla limitazione dei diritti a Cuba, e che questo tema è parte costitutiva delle nostre iniziative di sostegno. Un evento come Stonewall, a distanza di più di trenta anni, potrebbe verificarsi anche a Cuba, diventando un segnale forte per un cambiamento di giustizia e dignità.
La comunità Glbt italiana, come quella internazionale, può dare un notevole contributo per migliorare le condizioni di vita delle persone omosessuali e transessuali che vivono a Cuba e in tutti gli altri paesi del mondo dove sono perseguitate per le idee, ‘orientamento sessuale, ‘identità di genere. Sappiamo benissimo che sono pochissimi gli Stati dove i cittadini Glbt hanno gli stessi diritti dei cittadini eterosessuali, e ‘Italia non appartiene a questa cerchia ristretta.
Negli Stati Uniti, nazione che si è proclamata "controllore del mondo" e che ha deciso di imporre il suo modello politico, economico, culturale, anche attraverso la guerra, ben 18 di 50 stati del’Unione hanno leggi che puniscono ‘omosessualità e spesso con pene ben più gravi di quelle inflitte a Cuba. Sono quasi un centinaio gli Stati nel pianeta dove ‘orientamento omosessuale è un reato come a Cuba.
Ci chiediamo per quali ragioni alcuni esponenti del movimento Glbt italiano stabiliscano due pesi e due misure con il rischio di alimentare ‘isolamento in primis verso il popolo cubano, fra cui gay, lesbiche e transessuali se non la strumentalizzazione. Questo isolamento è il primo problema che abbiamo di fronte per il processo democratico a Cuba e ‘affermazione dei diritti civili. Ed è quello che va spezzato, con la fine del’embargo.
Noi proponiamo, in questo senso, u’azione politica intransigente, di pressione verso il governo cubano, e al contempo di cooperazione, di scambio politico e culturale con i gruppi omosessuali cubani e quelli per i diritti civili, per rafforzare ‘asse di un processo politico democratico.
Saverio Aversa, Titti De Simone, Nichi Vendola