L’omosessualità è considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una “variante naturale dell’affettività e della sessualità umana”. Questa è la posizione fatta propria dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica. Le persone omosessuali non sono né più felici né più infelici di quelle eterosessuali e hanno diritto al pieno rispetto della loro dignità e della parità di diritti davanti alla legge, come peraltro recita l’articolo tre della nostra Costituzione.
Nel recente incontro presso la parrocchia di san Paolo apostolo di Parma sono stati strumentalizzati pietosi casi di sofferenza individuale, generalmente legati ad ambienti religiosi che colpevolizzano l’omosessualità e ne propagandano una concezione patologica, per negare il rispetto e la piena parità di diritti a milioni di persone omosessuali in tutto il mondo.
E’ come se i drammatici episodi di violenza familiare di padri di famiglia regolarmente sposati che fanno strage di figli e mogli, di cui anche le cronache di questi giorni sono purtroppo piene, venissero strumentalmente utilizzati per sostenere l’inevitabile infelicità del matrimonio.
Ufficio Stampa Arcigay, 9 aprile 2004
Da "La Gazzetta di Parma" del 21.04.04: la risposta di Chiara Atzori
L’aspetto psicoterapico dell’omosessualità
OPINIONI
Leggendo la lettera dell’ufficio Stampa dell’Arcigay e il seguito del dibattito da questo scaturito, chiedo l’ospitalità per puntualizzare alcuni importanti aspetti:
-una parrocchia ha il diritto di organizzare in piena libertà una conferenza in cui si commenta un documento ufficiale del Cardinale Ratzinger sulle pressioni volte ad equiparare le unioni omosessuali al matrimonio, e di presentare materiale, bibliografia ed esperienze di vita vissuta per un pubblico approfondimento e dibattito. Non mi risulta che in tale sede vi sia stata un contraddittorio con esponenti dell’Arcigay, benchè vi sia stato ampio spazio per liberi interventi.
Per entrare nel merito delle considerazioni fatte dall’Ufficio stampa Arcigay, il fatto che l’Oms definisca l’omosessualità una variante naturale della affettività e della sessualità umana «non toglie il dato di fatto che molte persone sperimentano pulsioni omosessuali indesiderate e quindi esprimano a medici, psicologi e anche sacerdoti richieste di aiuto in tal senso. Gli atteggiamenti psicoterapici possibili sono di due tipi: invitare la persona ad «accettarsi così come si è in quanto il disagio è solo il riflesso di una omofobia sociale interiorizzata» (è la terapia affermativa gay) oppure indicare la possibilità di un approccio che non considera la omosessualità in se stessa una «malattia» ma l’espressione di un disturbo dell’identità di genere (maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa con un progressivo cammino (terapia ricostituiva). Questo tipo di visione non è certamente «omofoba» ma al contrario accoglie e non ghettizza persone che evidentemente non si sentono rappresentate dal movimento gay, che tuttavia sembra arrogarsi il diritto di parlare per tutti gli omosessuali. Non si «cura» l’omosessualità, quindi, si aiuta la persona a focalizzare la sua identità di genere.
La scientificità e innovatività dell’approccio ricostituivo è tale che proprio nell’epicentro mondiale di liberazione gay, la California, esistono da molti anni centri assolutamente laici a cui si rivolgono con successo queste persone omosessuali distoniche, e il risultato positivo di ciò che viene fatto, che non è certo «violenza» o «riconversione» di una essenza in qualcosa di «diverso» è ben illustrato anche da uno studio di Spitzer, autorevolissimo psichiatra della American Psichiatric Association pubblicato nell’ottobre 2003 Archives of Sexual Behaviour vol32, No5, pag 403-417. Il coinvolgimento personale del dottor Spitzer in questo particolare studio è storicamente significativo: Lui era la figura principale nella decisione dell’Apa del 1973 che rimosse l’omosessualità dal manuale diagnostico ed ufficiale dei disturbi mentali. Oggi è Primario di Ricerca di Biometrica e Professore della Psichiatria all’Università di Columbia in Città di New York.
Le riassumo alcuni punti salienti che potrebbero interessare gli estensori della lettera dell’Arcigay.
«Contrariamente a quanto comunemente si pensa, alcuni individui estremamente motivati, usando una varietà di tecniche, possono fare un cambio sostanziale di orientamento sessuale».
«Come molti psichiatri io pensavo che alla tendenza omosessuale si potesse solamente resistere e che l’ orientamento sessuale non potesse cambiare realmente. Ora credo che questa convinzione sia falsa. Alcune persone con orientamento omosessuale possono cambiare e cambiano», dice Spitzer.
E’ di fondamentale importanza distinguere che se esistono gay felici di esserlo esistono altresì altre persone altrettanto degne di rispetto che non sono in sintonia con questa pulsione. Lasciamo decidere a loro, offrendo la possibilità di sapere quali sono le possibilità concrete , cosa fare della loro vita, senza ghettizzarle in un ambito specifico. Basta con i miti «politically correct» che «gay si nasce» o dell’origine genetica della omosessualità (allora infatti sarebbe davvero una patologia…genetica!). La libertà di scelta delle persone presuppone innanzi tutto una libera circolazione delle idee, cosa che l’Arcigay almeno in Italia tende a non accettare, tacciando di «omofobia» tutto ciò che non si allinea con il loro specifico punto di vista. Nello loro lettera, definire infatti le persone convenute ad offrire la loro testimonianza «pietosi casi di sofferenza individuale, generalmente legati ad ambienti religiosi che colpevolizzano la omosessualità e ne propagandano una concezione patologica» mi sembra assai irrispettoso e fuorviante. Segnalo anche che sulla rete esistono numerosissimi siti che testimoniamo questa possibilità di cui il più autorevole per ricchezza e «laicità» è quello www.narth.com
Ultimo accenno rispetto alla libertà di pensiero e di un sano pluralismo: spero che gli amici dell’Arcigay non credano di imbavagliare le parrocchie con pretestuose accuse di discriminazione e di mancanza di rispetto; rileggano invece il Catechismo della Chiesa cattolica dove si parla di omosessualità: ne trarranno grande beneficio.
Per quello che mi riguarda, ho provato tristezza nel constatare la volontà di invocare una pubblica gogna proprio da persone che si autodefiniscono «minoranze discriminate» per avere semplicemente reso disponibile in italiano materiale già disponibile a livello internazionale con beneficio di tanti. Quanto ad una mia presunta omofobia…beh, lascio eventualmente ai miei amici e pazienti omosessuali la possibilità di esprimere un giudizio, non ad altri che neppure mi conoscono.
dr.ssa Chiara Atzori
II div. mal. infettive Osp. Sacco di Milano
La SUL CASO DEL CONVEGNO OMOFOBO DI PARMA INTERVIENE IL PRESIDENTE ARCIGAY DI REGGIO EMILIA
"Un omosessuale è infelice di essere discriminato"
In riferimento alla convegno omofobo svoltosi alla parrocchia di San Paolo Apostolo vorrei intervenire in qualità di Presidente dell’Associazione Arcigay Giòconda di Reggio Emilia.
L’Oms è intervenuta nel ´93 dichiarando che l´omosessualità non è una malattia e l’ Ue in tema di diritti umani ha da anni iniziato un percorso contro ogni forma di discriminazione: per sesso, razza, opinione politica, origine etnica, appartenenza religiosa e orientamento sessuale ( rafforzato nel 1997 con il trattato di Amsterdam, tutt´ora in vigore, e in particolare con l´articolo 13 che obbliga la Comunità a prendere provvedimenti). Probabilmente queste notizie sono sfuggite ai relatori
Non sono stato presente all’incontro ma da quanto leggo sulla Gazzetta mi sembra che sia stato un incontro organizzato appositamente per puntare il dito contro la comunità omosessuale.
Se così non fosse, sarebbero state invitate anche persone con testimonianze "positive", ma questo naturalmente non avrebbe portato al risultato voluto dagli organizzattori. Perche’ non si sono invitati dei rappresentanti delle comunità gay cattoliche, dei gruppi sportivi gay, di sieropositivi, di gay felici di esserlo, di coppie gay che convivono da anni e vorrebbero vedersi riconosciuti i loro diritti di coppia.
Sapete perche’ un omosessuale e’ infelice? Perche’ non può comportarsi come tutti gli altri. Non può tenersi per mano o baciarsi per strada come gli etero , non può manifestare liberamente il suo orientamento sessuale sul posto di lavoro, non può vegliare il compagno malato in ospedale perchè non e’ riconosicuto come un famigliare, non può far valere i suoi diritti come coppia.
Un omosessaule e’ infelice di essere DISCRIMINATO e la responsabilità è di tutti quelli che alimentano o non fanno nulla per ridurre tale discriminazione.
Personalmente mi ritengo una persona felice: sono gay, vivo da 11 anni con il mio compagno, le nostre famiglie ci amano e cosi’ pure i nostri amici.
Crediamo in Dio, siamo cattolici ma l’ 8 per 1000 lo diamo alla Chiesa Valdese e alle Comunità Ebraiche.
A chi volesse approfondire l’argomento può contattare la nostra associazione: Arcigay Giòconda – Via Emila Ospizio n.102 – 42100 Reggio Emilia
Abbiamo a disposizione degli operatori preparati da uno psicologo che rispondono al telefono Amico Gay e lesbico che risponde ogni martedi e giovedi dalle 21 alle 23 al n. 0522 332372 o ricevono in sede agli stessi orari.
Arcigay Gioconda
Il Presidente
Walter Pergolis