La storia morale dell’Europa non si basa sui fondamentalismi

  

Secondo le affermazioni fatte oggi a Roma dal cardinale Ratzinger, nella biblioteca del Senato e alla presenza del Presidente Pera, con il riconoscimento del matrimonio omosessuale – già presente in Olanda e Belgio ed annunciato in Spagna ed Olanda – “si esce fuori dal complesso della storia morale dell’umanità’’.

Respingiamo questo tentativo di premere sui governi europei perché non affrontino fino in fondo il tema dei diritti delle persone omosessuali e del riconoscimento delle loro relazioni affettive come antistorico sul piano culturale e reazionario sul piano politico, che è quello a cui sono rivolte in modo prioritario le affermazioni di Ratzinger.

La storia morale dell’umanità, in particolare la storia europea a cui Ratzinger fa esplicito riferimento, è la storia della progressiva rottura di un’immagina statica, monovaloriale e gerarchicamente definita della realtà. La storia che ha condotto all’unificazione dell’Europa è un percorso dinamico, attraverso il quale donne e uomini si sono liberati dagli schemi del passato per costruire, attraverso l’uso della ragione, una lettura della realtà nuova e fondata sulla centralità della persona umana.

Le argomentazioni di Ratzinger richiamano pericolosamente quelle utilizzate già 500 anni fa contro pensatori liberi come Giordano Bruno, Galileo Galilei e Martin Lutero, il cui pensiero creativo e non tradizionalista era visto come un formidabile pericolo per il mantenimento del potere spirituale e secolare da parte della Chiesa cattolico-romana.

Sappiamo che il riconoscimento delle relazioni di coppia fra gay e lesbiche introduce elementi di novità nel tradizionale diritto di famiglia. Siamo consapevoli, però, che questa istanza si pone completamente dentro, e non fuori, quella storia culturale e morale dell’Europa che è una storia fondata sulla ricerca razionale delle soluzioni e non sulla trasmissione acritica di una verità assoluta intesa in modo fondamentalista.


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