Blitz di un nutrito gruppo di militanti gay e lesbiche dentro l’Infobox di Piazza Re Enzo. Stamattina alle 12 alcune scritte informative adesive (“Centro gay e lesbico”) sono state sovrapposte a quelle relative allo spazio della ex Salara. Intanto fuori gay e lesbiche esponevano cartelli con slogan come “Tra tante bufale una cosa vera. Il Cassero c’è”
L’insolita protesta nasce dall’atteggiamento tenuto dal sindaco Guazzaloca nei confronti del Cassero: prima il trasferimento da Porta Saragozza alla nuova sede — un’operazione concordata col circolo che reclamava da anni spazi più adeguati — poi il sistematico oscuramento della nuova realtà.
La prima sorpresa si è avuta la primavera dello scorso anno, quando l’obelisco piantato di fronte agli spazi della Manifattura delle Arti non indicava l’utilizzo della Salara, a differenza di tutti gli altri contenitori dell’area.
L’inaugurazione dell’Infobox è stata per i gay bolognesi un’altra spiacevole sorpresa: la Salara era indicata con la generica dicitura “spazi espositivi e didattici”. La goccia finale si è avuta in questi giorni, con la distribuzione di migliaia di opuscoli de “la Tua Bologna” in cui, fra i mille progetti, spesso inconsistenti, presentati con enfasi non una parola era dedicata alla presenza del Gay & Lesbian Center alla Salara.
“La comunità gay e lesbica costituisce una parte sociale rilevante di questa città — ha commentato Samuele Cavadini, presidente del Cassero —. Le sue attività sociali e culturali sono un patrimonio della città. Questo è il risultato di un lavoro ventennale che ha fra i suoi obiettivi principali quello di aiutare gay e lesbiche ad uscire dall’ombra e ad affermare a testa alta la propria dignità. Non è accettabile che si tenti di rendere istituzionalmente invisibile la nostra presenza in città”
“La politica a 360% ha fatto diventare strabica la Giunta — ha aggiunto Sergio Lo Giudice, consigliere comunale Ds e presidente nazionale di Arcigay — Già nel luglio scorso avevo chiesto, in una interpellanza al Sindaco, i motivi di queste omissioni: l’assessore Monaco aveva risposto che si era trattato di un disguido. Oggi sappiamo che avevamo visto giusto: si vuole stendere un velo su un’operazione di cui ci si vergogna. Ma il Cassero è una realtà troppo grande e importante perché si possa nascondere sotto il tappeto come la polvere”.
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