Arcigay si oppone alla possibile scelta da parte del governo Berlusconi dell’attuale ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione come commissario europeo in sostituzione di Mario Monti e annuncia battaglia.
Rocco Buttiglione
“Buttiglione è un talebano cattolico che esprime posizioni discriminatorie nei confronti delle persone gay e lesbiche — commenta il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice. Non vogliamo permettere che nel cuore delle istituzioni europee si annidino posizioni di integralismo religioso: la Commissione europea guardi agli interessi e ai valori dell’Europa e non a quelli del Vaticano. Se la scelta del governo italiano dovesse cadere su di lui solleciteremmo il Parlamento europeo, che dovrà ratificare la nuova Commissione, a dibattere delle sue posizioni integraliste e omofobiche”.
Nel 2000 Rocco Buttiglione ha sostenuto il divieto a manifestare in occasione del corteo del World Gay Pride per le vie di Roma, considerandolo “un’offesa al Papa e ai cattolici”.
Nel 2002 ha assunto posizioni contrarie alla libera circolazione dei cittadini nell’Unione in occasione del matrimonio di due gay italiani in Olanda, affermando che “quello che fanno in Olanda non ha influenza in Italia”.
Nel 2003 ha contribuito a trasfigurare, in sede di Consiglio dei ministri, la direttiva europea 78/2000 contro la discriminazione delle persone omosessuali sul lavoro, limitandone l’applicabilità.
In più occasioni si è posto fuori dai principi della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in cui l’orientamento sessuale è motivo di non discriminazione, definendo l’omosessualità “indice di disordine morale” e opponendosi al riconoscimento delle coppie gay e lesbiche, richiesto a più riprese dal Parlamento Europeo.
“Non è in discussione la fede di Buttiglione, che è una sua condizione personale — rincara la dose Riccardo Gottardi, co-presidente di Ilga-Europe, la branca europea dell’Associazione internazionale gay e lesbica (Ilga) — bensì le sue posizioni politiche estremiste in conflitto con i valori di pari dignità e non discriminazione su cui si fonda l’Unione Europea. Chi deve servire i cittadini dell’Unione non può avere riserve morali su una parte di loro”.