Roma Pride: “unioni civili subito”

  

Da "La Repubblica" del 04.07.04 di MARCO OCCHIPINTI
Striscioni, musica e balli in Centro sfila il Gay Pride
In migliaia al corteo da piazza della Repubblica a piazza della Madonna del Loreto. Carri allegorici, canzoni di Mina e il bus Cgil. Lo stile è quello delle Love Parade di Berlino dei primi anni ?90, e del carnevale di Salvator di Bahia in Brasile. Esposto in testa alla manifestazione lo slogan "Unioni civili subito" a indicare il tema scelto

Roma Pride 2004

Roma Pride 2004

Colorato, rumoroso, eccessivo come sempre, il Gay Pride di Roma, giunto alla sua decima edizione, ieri pomeriggio ha animato in maniera inconsueta le vie del centro. Con il grande striscione in testa «Unioni civili subito» ad indicare il tema scelto per la manifestazione, migliaia di omosessuali giunti da tutta Italia hanno sfilato da piazza della Repubblica fino a piazza della Madonna del Loreto. Hanno dato spettacolo davanti ai passanti incuriositi e ai numerosi romani affacciati alle finestre trenta mila manifestanti secondo gli organizzatori, cinquemila secondo la polizia. Ma al di là della solita guerra dei numeri, «la felicità dei manifestanti è incalcolabile – commenta Rossana Praitano, la presidente del circolo di cultura omossessuale Mario Mieli, l´associazione organizzatrice del Pride – Il dato importante è che quest´anno siamo in tanti, più dell´anno scorso». E lanciando un messaggio a quelle realtà importanti come il Gay Village, l´Arci Lesbica Roma e il Di Gay Project, che in segno di protesta non hanno aderito al Pride, rilancia: «Oggi siamo pronti a voltare pagina, ad andare avanti insieme. Mettiamo da parte le divisioni, perché la gente vuole il Pride».

Così dopo le polemiche ieri è arrivata la festa, con una vivacissima street parade, dove la musica sparata ad altissimo volume e il ballo sfrenato l´hanno fatta da padrone. Lo stile è quello delle Love Parade di Berlino dei primi anni ?90, e del carnevale di Salvator di Bahia, in Brasile, dove negli anni ?80 si è sperimentato per la prima volta un´interessante combinazione di samba e musica elettronica. In una vera e propria festa ambulante, quasi rave party, zona temporaneamente libera, dove tutto è consentito, o quasi: contestare il potere, ballare, baciarsi, spogliarsi, perché no anche assumere droghe leggere. Punto di riferimento per tutti i carri allegorici delle associazioni gay. Colonna sonora comune è la musica cara alla comunità omosessuale: Madonna, Mina, Gloria Gaynor, gli Abba, la Garland.

Ad aprire le danze le danze è la Drag Queen La Karl du Pignè, sulla torta nuziale del carro del comitato organizzatore. A seguire il carro del Mucca Assassina, dell´Arci Gay Roma, del circolo Mario Mieli e quello dei Pink. A chiudere il corteo il bus inglese anni ?60 a due piani della Cgil Nuovi Diritti capitanato da una scatenata Vladimir Luxuria in formissima per questo decennale: «Non nascondo l´emozione per questo anniversario e ricordo ancora la diffidenza con cui dieci anni fa venne accolta la mia proposta di un gay pride in Italia».

Numerosi infine i politici che sono intervenuti per esprimere la loro solidarietà. Si va dagli assessori capitolini all´Ambiente Dario Esposito e alle Periferie, Luigi Nieri, ai parlamentari Prc Titti de Simone e Niky Vendola, Nicola Zingaretti e Franco Grillini dei Ds, Alessandro Cecchi Paone di Forza Italia, per concludere con il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio.


Da "Corriere della Sera" del 04.07.04 di Maria Rosaria Spadaccino
Gay Pride, divisi sulle unioni civili
In testa al corteo Alessandro Cecchi Paone al suo debutto al Gay Pride romano. Corteo da piazza della Repubblica a piazza Venezia tra carri allegorici e balli. Migliaia alla manifestazione, defezioni per il disaccordo sui diritti

È una festa come sempre. Il Gay Pride numero dieci non può fare a meno di essere, prima di tutto, quello che appare: una sfilata dove si balla, ci si diverte, ci si traveste. Ma è anche, e soprattutto, il corteo dell’orgoglio omosessuale, da dieci anni a Roma e in tutto il mondo. E quest’anno il tema della giornata per cui in migliaia si sono incontrati a piazza della Repubblica è quello delle unioni civili. Da anni la comunità omosex si batte per il riconoscimento di pari diritti. «Orgogliosi di essere gay, desiderosi di potersi amare come gli altri», spiega Claudio, vestito di piume rosa, mentre bacia il suo ragazzo.

Si parte come tutti gli anni da piazza della Repubblica, il raggruppamento è alle 16. Subito si capisce che sarà un corteo diverso, sarà perché lo apre Alessandro Cecchi Paone al suo debutto al Gay Pride romano, sarà perché nonostante le incitazioni degli organizzatori i partecipanti non sono poi tantissimi. Per le forze dell’ordine un migliaio, per il coordinamento quarantamila, ma è evidente che moltissime defezioni ci sono state. Quest’anno non ha aderito Arcilesbica nazionale, Di-Gay Project, Venus Rising. Un gruppo di ragazzi dell’associazione www.gayroma.it manifesta la propria critica al corteo con uno striscione, c’è scritto «Non ci sono unioni civili senza pace».

Ma il desiderio di sfilare e divertirsi è più forte del dissenso interno. E il corteo che balla «Vamos a bailar esta vita nueva» procede verso via Cavour. Le piume, i palloncini, seni e glutei al vento, i baci lunghissimi e ostentati, i muscoli lucidi fanno da coreografia alla manifestazione. A via Merulana una coppia di sposi esce dalla chiesa di Sant’Alfonso. «Salite, sul carro con noi», urlano i trans. E Michela e Roberto non si lasciano sfuggire l’occasione di ricevere auguri così speciali.

«La discussione all’interno del movimento è un momento molto costruttivo. Penso che ne nascerà qualcosa di positivo. Comunque come si vede questa è soprattutto una giornata di gioia», spiega Rossana Praitano, presidente del circolo Mario Mieli.

«Non bisogna pensare che il Gay pride sia superato – spiega Vladimir Luxuria, drag-dj sul carro della Cgil -. Le divisioni danneggiano il raggiungimento dei nostri diritti». Sono presenti alla manifestazione i deputati di Rifondazione Franco Giordano, Titti De Simone, il consigliere comunale Ds Enzo Foschi, il neo-europarlamentale di Rifondazione Niki Vendola, gli assessori comunali Luigi Nieri e Dario Esposito. Sul mezzo del coordinamento del Pride c’è un’enorme torta nuziale di cartapesta e le drag-queen che ballano sono dolci candidi e spose. «Rappresentiamo il desiderio di poterci sposare anche noi. Come voi», urla Andrea, in arte la Karl du’ Pigne, travestita da Pan di Spagna.


Da "L’Unità" del 04.07.04 di Delia Vaccarello
Unioni di fatto: «Siamo famiglie anche noi»
Ieri a Roma la sfilata: gay, trans e lesbiche chiedono il riconoscimento dello status. E arriva l’abbraccio di una coppia di «sposi veri»

ROMA L’abbraccio tra gli sposi veri e gli sposi nei desideri. Superata la basilica di santa Maria Maggiore, il corteo del Pride per le unioni omosex, che ha solcato ieri le vie della capitale, intercetta la fine di una cerimonia nuziale. Quando gli sposi escono sul marciapiedi insieme ai parenti passa dinanzi a loro uno dei carri allestiti dal circolo omosessuale Mario Mieli.
Sul carro ci sono una enorme torta nuziale e la drag queen «la Karl du pignè» che indossa un vestito da sposa grande quanto basta a ricoprire un fisico che supera il metro e novanta con due spalle da nuotatore. La musica festante solca l’aria e sulle ali delle note i familiari, gli sposi, i manifestanti diventano una sola e unica compagnia. Allora i neosposi salgono sul carro, la pioggia di riso cade su di loro, sulle coppie di gay, sulle persone trans, sulle lesbiche che si stanno baciando proprio in quel momento. Simbolo di allegria e augurio piove, quel riso, su tutti i presenti e sembra per un attimo, all’ombra della grande basilica, unire in una la divisa famiglia umana.

Madri e figli

Divisa, spesso, solo dall’artiglio del pregiudizio. Ma ieri, quella famiglia, non appariva lacerata lungo il corteo del Pride, se ascoltiamo la voce di quanti hanno partecipato. «Mio figlio da poco è andato a convivere con il suo compagno – dice Claudia Toscano, una delle mamme dell’Agedo – ci sarebbe piaciuto fare una cerimonia. Adesso assistiamo al matrimonio dei nipoti, mentre mio figlio, che è gay, ancora non può unirsi come vuole. Ma verrà il giorno». Renata, volto abbronzato e capelli biondi, non ha dubbi: «Se ci fosse la legge sul pacs, io e la mia compagna celebreremmo subito la nostra unione. Lei è americana e ha tre figlie. Viene da una cultura in cui il coming out fa ormai parte del tessuto sociale. Per i prof delle sue figlie, per il medico, io non sono nessuno. Per le ragazze invece sono parte integrante del nucleo familiare».

Orgoglio e diritto

Il corteo si è aperto con una coppia di gay tedeschi che mostrano al dito le fedi e vengono ai pride romani da quattro anni. Dinanzi a loro su una moto scura due uomini hanno esibito un cartello improntato alla concretezza: «Sposati, sì ma beni separati». Due donne di Napoli, Rosanna di 37 anni e Claudia di 32, rilanciano: «Se ci fosse la legge sul matrimonio gay ci sposeremmo subito». E i bambini? «Ne vogliamo due, un maschio e una femmina».

Dinanzi a loro Mike e Hugh, inglesi, abbracciati, insieme da 5 anni, vogliono convolare a nozze. E nella giornata di ieri «strappa» il consenso della compagna a unirsi «quando ci sarà una legge» anche Rossana Praitano, la presidente del Mario Mieli, che ha fissato per la manifestazione romana l’obiettivo semplice e secco: «Vogliamo le unioni omosex». A fianco a loro ci sono due giovani, uno con la maglietta di superman, l’altro con la scritta «Pride», ciascuno con un cane al guinzaglio e l’altra mano intrecciata a quella del compagno.

La prova dei laici

Sì, ieri, a Roma è andata in scena la famiglia italiana. La famiglia così com’è e non come qualcuno, ancora, vuole che sia. Lungo il corteo che ha visto l’abbraccio tra gli sposini e i manifestanti c’erano parecchi politici e rappresentanti delle associazioni – tra gli altri, Grillini, Vendola, Zingaretti, Pasqualina Napoletano, De Simone, Manconi, Lo Giudice, Mancuso, Toniollo, Del Vecchio, Cioffari e tra loro Cecchi Paone.

Uno schieramento trasversale, visto che Cecchi Paone si è candidato per Forza Italia, che rappresenta la possibilità di un confronto. Dalla prossima settimana le unioni di fatto a cominciare dalla «legge Grillini» iniziano ad essere discusse, e la battaglia parlamentare segnalerà il peso che ha il principio della laicità nella cultura della classe politica italiana.

La questione è semplice: siamo uno stato laico che riconosce pari diritti a tutti i cittadini o uno stato confessionale che obbedisce all’idea di famiglia voluta in Vaticano?

L’Europa lontana

Proprio sulla laicità si è svolto, giovedì alla Cgil, un convengo che vede il sindacato impegnato sul fronte dei nuovi diritti. L’esito chiama in causa direttamente i politici: «Su due punti chiederemo all’Ulivo un impegno deciso in vista delle prossime politiche: una legge antidiscriminazione per omosex e trans e la "piccola soluzione", in vigore in Germania, per le persone trans, cioè la rettifica del nome sui documenti anche in assenza dell’intervento di riconversione del sesso», dice Alessandro Cardente, responsabile Nuovi diritti Cgil di Roma che sfilava ieri al Pride con un bus rosso a due piani.

Alle recenti europee e amministrative Arcigay e Arcilesbica hanno inaugurato la campagna chiedendo impegni ai politici sui quali orientare i consensi, ora si fa avanti il sindacato, la prossima settimana inizia la discussione sui Pacs. Forte di deputati, consiglieri e candidati, Cgil e associazioni, sembra che il movimento omosex stia riuscendo a scuotere classe politica e parlamento italiano, a interrompere almeno lo stile accidioso che ci vede, sul fronte dei diritti omosex, ultimissimi in Europa. Che stia incrinando il muro di gomma eretto dagli «indifferenti»?


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