ROMA – La potente lobby, che ha fatto inciampare Buttiglione, può riunirsi tranquillamente in ascensore. Perché sono due: Riccardo Gottardi, co-presidente della sezione europea dell´Ilga (l´associazione internazionale lesbiche e gay) e Franco Grillini, deputato Ds ed ex presidente dell´Arcigay.
Rocco Buttiglione
La mela avvelenata è stata un dossier, preparato da Gottardi sulla base del materiale di GayNews, il giornale on line gestito da Grillini su cui anno per anno sono state raccolte le perle del Buttiglione-pensiero. Spedito l´ultima settimana di settembre, il dossier è arrivato sul tavolo degli eurodeputati di Strasburgo cui toccava sentire il candidato-commissario nelle audizioni del 5 e del 6 ottobre. C´erano, messi in fila, gli interventi del ministro italiano su donne, aborto, embrioni e omosessuali. Ad aprire l´elenco il decreto di attuazione della direttiva 2000/78/CE in cui Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie, scavalca gli standard europei, che permettono una selezione che tenga conto negativamente di età e handicap, per introdurre altre «caratteristiche connesse alla religione, alle convinzioni personali o all´orientamento sessuale di una persona». Il decreto è preciso: «Non costituisce atto di discriminazione la valutazione delle caratteristiche suddette ove esse assumano rilevanza ai fini dell´idoneità allo svolgimento delle funzioni che le forze armate e i servizi di politizia, penitenziari e di soccorso possono essere chiamati a esercitare».
Anche i servizi di soccorso… diffidare della mano tesa di un gay magari anche musulmano e un po´ di idee no global! Fra le citazioni offerte agli eurodeputati particolarmente ghiotta la chiosa all´intervento del cardinale Biffi sugli immigrati cattolici da privilegiare: «Se nel decidere le quote di lavoratori che vengono in Italia si tenesse conto dei livelli di criminalità che i diversi gruppi esprimono – affermò il ministro il 13 settembre del 2000 – si scoprirebbe che alcuni hanno un alto tasso di criminalità, mentre altri ne hanno uno bassissimo ed hanno capacità di integrarsi. Questi ultimi sono cattolici e cristiani… »
Al dossier Gottardi aggiunse anche lo schema di un paio di domande da sottoporre al candidato commissario. La più spinosa riguardava il principio del mutuo riconoscimento fra gli stati europei in tema di «relazioni familiari e civili e allo status civile». Per il futuro commissario – suonava la domandina avvelenata – il principio sarà anche «pienamente inclusivo per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender?». Così Rocco andò alla guerra.
Il resto è noto. Fino al mea culpa del ministro sul «peccato» omosessuale.
Da "Corriere della Sera" del 22.10.04
La carta di Barroso, ruolo ridotto a Buttiglione
Lettera del commissario: un errore parlare di peccato per i gay. Sì da Ppe e destra, Pse e liberali non cedono
BRUXELLES – Barroso ritocca le competenze di Rocco Buttiglione, gli sovrappone un «comitato» che si occupi di «non discriminazione», ma lo lascia, o meglio vorrebbe lasciarlo, sulla poltrona di Commissario per la «Giustizia, la libertà e la sicurezza». Il neo presidente della Commissione europea si è presentato ieri davanti ai capigruppo dei partiti con una proposta «tecnica», accompagnata da una lettera di scuse inviata da Buttiglione allo stesso Barroso. Il «pacchetto», però, non sembra bastare per garantire una maggioranza certa nell’Europarlamento. Se ci fosse una schedina del Totocalcio da giocare, sarebbe obbligatoria la «tripla» (1, X, 2): al momento qualsiasi risultato è possibile nel voto di fiducia di mercoledì prossimo a Strasburgo. Barroso dice di essere «certo» di passare.
VOTO A RISCHIO – Ieri, però, ha raccolto solo due «sì» chiari. Quello di Hans-Gert Pöttering, a nome del Ppe (268 voti), che deve fare i conti con lo sganciamento dei conservatori inglesi (28 seggi) orientati verso l’astensione; e quello di Brian Crowley, in rappresentanza della destra (Uen, Unione per l’Europa nazionale, 27 deputati). Netto il no del Pse, dei Verdi e della Sinistra unita. Anche gran parte dei liberaldemocratici considera «insufficiente» la mossa di Barroso. La procedura complica le cose: gli eurodeputati dovranno pronunciarsi, con voto palese, su tutta la Commissione. Ieri Barroso ha comunque detto che non ha intenzione di tornare in Portogallo anche in caso di bocciatura. Il neo presidente ha ricevuto la fiducia parlamentare a titolo individuale e quindi il Trattato gli consente di ripresentarsi con una nuova squadra. Nel frattempo rimarrebbe in carica la Commissione uscente, guidata da Romano Prodi.
IL CAPPELLO SU BUTTIGLIONE – Barroso è subito andato al punto, cioè al «caso Buttiglione». Ha detto che «gran parte del problema» è legato all’uso della parola «peccato», con cui il ministro italiano aveva definito, in termini morali-religiosi, l’omosessualità. «Non è una definizione che serve in politica – ha detto il neo presidente – e non ho sufficienti competenze teologiche per andare oltre». Il portoghese ha quindi sventolato il messaggio di Buttiglione, leggendo, davanti ai giornalisti, il passaggio più autocritico: «Caro signor presidente, sono profondamente dispiaciuto per le difficoltà e i problemi che sono sorti in conseguenza della mia audizione davanti alla Commissione delle "Libertà pubbliche". Io non intendevo in alcun modo offendere i sentimenti di nessuno e in particolare delle donne e degli omosessuali». Poi, rispondendo alle domande, Barroso ha lasciato chiaramente intendere di aver sollecitato lui stesso questa lettera-chiarimento. Rivela di aver scelto Buttiglione anche grazie al consiglio dell’attuale commissario alla Giustizia e Affari interni, il suo connazionale portoghese, «ma laico e socialista», Antonio Vitorino.
COMITATO DI SALVEZZA – Dopo il lungo cappello politico, Barroso ha tirato fuori la proposta «operativa». Buttiglione non sarà più il titolare unico della sezione che riguarda i «diritti fondamentali» e la «non discriminazione tra cittadini». Queste competenze, cui si aggiungeranno quelle sulle «pari opportunità», ricadranno sotto la «sorveglianza» di un comitato di commissari, composto dalla svedese Margot Wallstrom (Relazioni istituzionali e strategia di comunicazione), dal ceco Vladimir Spidla (Occupazione, affari sociali e pari opportunità), e infine dallo stesso Buttiglione. In sostanza il ministro italiano non scompare dal tabellone delle «Libertà pubbliche», ma non potrà fare da solo. «Riconosco – scrive lo stesso Buttiglione nella lettera – che i provvedimenti sul principio di non-discriminazione… cadano nella sfera di competenza dell’intera Commissione. E io accetto che vi sia la supervisione diretta e la garanzia del Presidente». Barroso ha chiuso così: «Io avrò la responsabilità politica diretta sulle libertà civili e la non discriminazione».
MURO SOCIALISTA – Durissima la reazione del capogruppo del Pse, Martin Schulz, che in pratica ha accusato Barroso di «voler prendere in giro il Parlamento». Schulz è tornato a chiedere il «cambio di portafoglio» per Buttiglione e, rispondendo ai giornalisti, ha negato che vi sia «un qualche nesso» con l’ormai storico diverbio con Silvio Berlusconi («Lei potrebbe fare la parte del kapò»). Anche i liberaldemocratici sono delusi, il capogruppo Graham Watson, osserva che «la proposta di Barroso non è abbastanza». A questo punto, aggiunge Watson, «sarebbe meglio che Buttiglione si dimettesse».