La sentenza della Corte Costituzionale, che ha respinto l’impugnativa del Governo contro lo Statuto della Regione Toscana, fa dire all’arcivescovo di Pisa, vice presidente della CEI, che le istanze dei vescovi toscani non sono state tenute in totale considerazione. Vorremmo ricordare a sua Eccellenza, che in una società democratica e pluralista, difficilmente tutte le istanze, specie se portatrici di una visione restrittiva dei diritti dei singoli e volte a non riconoscere ciò che già esiste da tempo, ovvero le coppie di fatto etero e omosessuali, possono essere recepite.
Nel pieno rispetto della visione di cui è portatore l’alto prelato (che non è quella di tutta la Chiesa), vogliamo ribadire che per le istituzioni europee, per la grande maggioranza degli stati del vecchio continente, per la sociologia, la famiglia dell’oggi si articola in varie forme, infatti, in tutti i trattati e documenti il termine viene declinato al plurale.
Fa bene monsignor Plotti a voler un chiarimento su cosa significhi il riconoscimento delle coppie di fatto, è una questione che anche noi da molto tempo solleviamo con forza e, che ormai è all’ordine del giorno del dibattito politico, culturale e sociale del paese.
Alla Chiesa e alla sua gerarchia, chiediamo rispetto e disponibilità al confronto.
Ciò che è in gioco non è la difesa della famiglia tradizionale, che crediamo sia giusto aiutare e valorizzare, ma la possibilità che milioni di persone siano emancipate da una clandestinità che dura da secoli.
Di questo giustamente si occupa lo Statuto della regione Toscana e su cui bisognerebbe riflettere a fondo.
Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay