Canada, l’onda dei diritti procede inarrestabile

  

“L’onda dei diritti civili procede e non potrà essere arrestata. Come fu per il voto alle donne, la fine della segregazione razziale o il divorzio, il riconoscimento di pari diritti alle coppie dello stesso sesso è solo questione di tempo. La bella notizia proveniente dal civile Canada crea un simbolico ponte fra le due sponde atlantiche, un ponte arcobaleno, come i colori del movimento gay, simbolo di pluralità, di convivenza e di pace”.

É questo il commento di Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, alla notizia che la Camera del parlamento canadese ha approvato la notte scorsa l’estensione del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso. Manca ora l’approvazione da parte del Senato, che viene però data per scontata. Il Canada contende alla Spagna l’essere stato il terzo paese al mondo, dopo Olanda e Belgio, ad aver trasformato il matrimonio eterosessuale in matrimonio aperto a tutti, come già avvenuto anche nello stato americano del Massachusetts. Il voto definitivo del parlamento iberico è infatti atteso per domani.

La legge canadese è stata approvata col voto favorevole dei Liberali, partito di governo, della Ndp e del Bloq Quebecoise, e col solo voto contrario del Partito conservatore. Era stata proposta dal governo federale alcuni mesi fa, dopo il nulla osta della Corte suprema del paese. In 9 delle 13 province e territori del Canada, dove è concentrato il 90% della popolazione dello stato, il matrimonio aveva però già smesso di essere prerogativa delle sole coppie etero, in seguito a decisioni dei tribunali locali che avevano dichiarato incostituzionale l’esclusione delle persone omosessuali.

In Gran Bretagna il premier Tony Blair presenterà entro due settimane, secondo quanto riferisce il Times, le nuove misure per la tutela delle coppie di fatto. Queste proposte si affiancano al Civil partnership bill, la legge sulle unioni gay e lesbiche che darà un preciso riconoscimento giuridico, distinto dal matrimonio, alle coppie dello stesso sesso, come avviene già in altri dieci stati europei: Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Ungheria, Francia, Germania, Islanda, Portogallo.

A questi va aggiunta la Slovenia, che sabato scorso ha introdotto una legge sulla registrazione delle coppie dello stesso sesso, osteggiata però dalle organizzazioni gay slovene come discriminatoria, poiché prevede solo una limita regolamentazione dei rapporti patrimoniali fra i partner e la possibilità di reciproca assistenza sanitaria.

In Italia le organizzazioni omosessuali non chiedono il matrimonio, ma il riconoscimento giuridico tramite l’introduzione del nuovo istituto del Pacs, Patto civile di solidarietà, aperto anche alle coppie gay e lesbiche, che regoli diritti e doveri reciproci quali l’assistenza ospedaliera, la successione, le condizioni fiscali e patrimoniali.

“Rimandare ancora l’approvazione di una legge sulle unioni gay e lesbiche
nel nostro paese
— è il parere di Lo Giudice – è il più tangibile segno della grave assenza di laicità dell’Italia, la cui autonomia è pesantemente compromessa dall’ipoteca posta dal Vaticano sulle istituzioni nostrane.


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