Danilo: voglio giustizia, lotto per tutti gli omosex

  
Catania

Catania

CATANIA – Marchiato gay da un burosauro (e quindi ritiro della patente di guida); poi altri burosauri in un combinato disposto di inqualificabile zelo gli hanno attribuito la “turba” di omosessuale.

Ora che il Tar di Catania ha sospeso in via cautelare il provvedimento emesso dalla Motorizzazione civile etnea restituendogli di fatto la patente e quindi la possibilità di guidare ‘auto, Danilo Melchiorre Giuffrida, 24 anni, titolare di un negozio di abbigliamento, ha fatto scoppiare il caso, con ‘ausilio del suo avvocato, Giuseppe Lipera, spesso al fianco di vicende “impossibili”.

E Danilo diventa simbolo-protagonista di una condizione non sempre facile: fotografie, televisioni (stamani a Canale5 da Maurizio Costanzo), interrogazioni parlamentari (on. Titti De Simone, Rifondazione), mentre aspetta le scuse da chi gli ha procurato danno. Scuse formali ma soprattutto quelle che poi un tribunale quantificherà perché è stata avanzata una richiesta di risarcimento miliardaria.

Intanto la notizia ha fatto il giro del mondo e il giovane omosessuale di Catania ha finalmente raccontato per filo e per segno i retroscena di una storia, strana quanto fantasiosa, che ha inizio cinque anni addietro presso ‘ospedale militare di Taranto dove il "marinaio" Giuffrida, in visita di leva, fu ritenuto abile alle armi. Al’epoca dei fatti il giovane lavorava presso una multinazionale americana ed era ‘unico, in famiglia, ad avere un reddito accertato. Ai fini di un eventuale esonero ex art.100 per i lavoratori monoreddito, il giovane gay si ripresentò a visita presso la struttura sanitaria militare di Augusta dove ebbe a dichiararsi palesemente omosessuale agli ufficiali medici di turno. Una volta terminati i controlli il giovane catanese sarebbe stato costretto a rimanere per ben nove ore al’interno del’infermeria del centro clinico senza un apparente motivo plausibile: «Mi dissero che avrei dovuto produrre una tessera di appartenenza al’Arcigay prima di dichiararmi omosessuale – ha affermato Danilo Giuffrida nel corso di una conferenza stampa al fianco del’avv. Lipera – e che non avrei avuto vita facile, tra una risatina e ‘altra. Una psichiatra, scherzando, ha pure tentato di farmi gli occhi dolci. Alla fine di quel’orribile giornata mi vidi consegnare un biglietto sul quale era trascritta la mia "turba" del’identità sessuale. Una sorta di marchio ‘infamia che mi avrebbe provocato, di lì a poco, una serie di guai seri».

Dopo alcune settimane e non si sa per quale prassi ‘ufficio, ‘ente militare trasmise gli atti sanitari del giovane gay alla Motorizzazione civile di Catania che, ai sensi del’art 128 del DL n. 285/92, disponeva di fatto la revisione della patente di guida rilevando la sussistenza di dubbi sul’idoneità psico-fisica della recluta Danilo Melchiorre Giuffrida che, in buona sostanza, avrebbe dovuto fare a meno di auto e moto. Ma non solo: «Sul referto del’ospedale si accertavano turbe psicofisiche sulla scorta del mio status di gay – aggiunge Danilo – in parole povere niente patente perché omosessuale. Questa faccenda mi ha procurato danno esistenziale e umiliazione. Andrò sino in fondo, sono sicuro di ottenere giustizia e lotto per tutti gli omosex».


  •