Pride Milano 2005
Da "La Repubblica" del 05.06.05 di ENRICO BONERANDI
Milano, in centomila al Gay Pride "Sì alla legge sui Pacs o non votiamo"
Dalla sfilata un messaggio ai politici. Polemica per la presenza dei figli di coppie lesbiche nel corteo – L´appello del Papa. "E aumentano anche le unioni irregolari"
PRIMA PAGINA – Prodi amareggiato per lo strappo di Rutelli. Fassino: astenersi al referendum è un trucco – Fecondazione, lite nell´Unione – In 100mila al Gay Pride. Il Papa: troppi divorzi
ROMA – Nervi tesi nel centrosinistra dopo lo strappo di Francesco Rutelli, che aveva annunciato l´astensione nel referendum sulla fecondazione. Romano Prodi si dice «amareggiato» e il segretario dei Ds, Piero Fassino, dice che «astenersi al referendum è un trucco». Ieri a Milano in centomila hanno sfilato per il Gay Pride: in testa i bambini delle coppie lesbiche, nati dalla fecondazione assistita. In mattinata papa Benedetto XVI aveva detto che l´aumento dei «divorzi» e delle «unioni irregolari» costituiscono un «urgente richiamo» a testimoniare in favore della famiglia.
LA MANIFESTAZIONE
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Milano, in centomila al Gay Pride "Sì alla legge sui Pacs o non votiamo"
Fischi sotto a Palazzo Marino E il ministro leghista Calderoli accusa "Mai visto utilizzare bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni…"
MILANO – Detto a modo loro, tra botanica e doppi sensi, l´invito sui cartelli suona così: «Prodi, sotto l´Ulivo pota la Margherita e coltiva i finocchi!». Se le sortite di Rutelli sui referendum ai gay non sono proprio piaciute, a rischiare la fine dell´idillio con il movimento omosessuale è adesso tutto il centro-sinistra: «Se non specificano chiaro e tondo cosa vogliono fare con la legge sui Pacs, sulle coppie di fatto, alle prossime elezioni i partiti se li sognano i nostri voti», minaccia Aurelio Mancuso, Segretario nazionale dell´Arcigay, che resta volutamente nel vago ma si riferisce soprattutto all´Unione. Mentre in testa al Pride nazionale, ieri a Milano, gli esponenti della sinistra, da Pecoraro Scanio dei Verdi a Luigi Manconi dei Ds, parano il colpo e promettono concordi: «Sui Pacs non ci saranno problemi».
Quest´anno il Gay Pride, pur non rinunciando al colore e al baraccone, è stato politicamente più netto del solito. Migliaia di bandiere con la scritta «Pacs» e un´iniziativa creata apposta per aizzare le polemiche: il trenino delle «Famiglie arcobaleno» con a bordo – tra aranciate, panini e merendine – madri lesbiche e una ventina di bimbi, in maggioranza figli della provetta, le cui mamme si sono rivolte a cliniche straniere, visto che in Italia è proibito. Annie e Micky, due di queste mamme, ripetono ai cronisti che le loro due figlie, di 4 e 7 anni, concepite col seme di un amico, sanno tutto e non hanno problemi neppure con gli amici della scuola, dove non si fa mistero sulla loro vicenda. Di certo ieri le due bambine, con addosso le magliette dell´associazione – tre cuoricini – pareva si divertissero come al Luna Park. Sergio Lo Giudice, Presidente dell´Arcigay, dice che non c´è scandalo: «Queste situazioni stanno nella società, così si supera lo stigma sociale che le condanna all´invisibilità». Dopo l´assessore Prosperini di An, a parlare ieri di «schifezza» ci ha pensato il ministro leghista Calderoli: «Milano nella sua storia ha visto di tutto, ma utilizzare dei bambini innocenti per sostenere le proprie perversioni…».
Il Gay Pride milanese, forte della grande affluenza di gente da tutta Italia – per gli organizzatori 100 mila, molto di meno per la questura – ha voluto imporre le proprie scelte, rischiando gli attacchi della destra ma anche gli imbarazzi del centro-sinistra. Sul trenino Arcobaleno Filippo Penati, presidente ds della Provincia di Milano, che in polemica con il Comune ha dato il proprio patrocinio alla manifestazione, si è rifugiato in un «no comment». Grande successo personale, comunque, il suo, superato solo da Nichi Vendola – primo gay dichiarato ad assurgere all´olimpo delle istituzioni – accolto da applausi e soffocato di abbracci. Record dei fischi, ovviamente in contumacia, come sempre per Gabriele Albertini: al suono della canzoncina di Heidi, davanti a palazzo Marino, tutti gli hanno indirizzato un sonoro «buh».
Il corteo era aperto da un trans vestito da Repubblica Laica sugli zatteroni, incatenato a due guardie svizzere. Sarà per la recente piena religioso-papale sui media, o per l´approssimarsi dei referendum, ma il corteo di quest´anno ha assunto spesso contorni anticlericali, in passato più sfumati. Stavolta c´era pure Alessandro Cecchi Paone con il suo cartello «Ponzio Pilato si astenne» e una vistosa travestita agghindata da diavolessa, seguita da un paio di angioletti con alucce di piume e mutande elastiche.
Non c´è però corteo più sfrangiato, mutante e imprevedibile del Gay Pride. Tutto si mischia nella marea in stile balneare che procede dietro ai carri che mandano canzonette italiane Anni Sessanta o musica House. Transitano Cgil e Cobas, poi il coro lesbico in divisa rossa, gli omosessuali cattolici («qui sembriamo quattro gatti, ma in realtà siamo tanti»), gli Orsi («felici di essere grossi, contenti di essere pelosi»), le lesbiche di Ferrara, le Ninfe di Genova, quelli di Salerno e di Perugia, gli universitari gay della Bicocca, i trans che chiedono più occasioni di lavoro (e c´è uno molto macho, ex-donna, che sulla maglietta protesta: «E io ti sembro Deborah?»), quelli del Cassero bolognese, i genitori di figli omosessuali, «Brescia c´è». Dopo i feticisti in pelle nera, due bandiere dello Sdi. Segue una limousine bianca che fa pubblicità a una discoteca di Moncalieri e via via il multiforme popolo del Pride che balla e lancia coriandoli celesti. In coda ci sono i raeliani con il loro motto sugli extraterrestri tolleranti e polisex, gli Atei agnostici e razionalisti, la Sinistra giovanile e ultimo, ma proprio ultimo, un camioncino con la faccia di Umberto Veronesi che incita a votare quattro sì.
Una maratona sfiancante, ma i gay vanno in palestra e il fisico ce l´hanno. Dalle tre del pomeriggio alle otto, tagliando tutto il centro della città e ottenendo finalmente il passaggio – che qualcuno giudicava sacrilego – in piazza del Duomo. Tra le centinaia di coppie omosessuali allacciate in abbracci, un marito e marito – lui di Viterbo, l´altro olandese – sposati due anni fa giusti a Rotterdam. Tranquilli, semplici, per niente esibizionisti ma decisissimi a godere dei propri diritti anche in Italia: «In Olanda potremmo adottare dei figli, poi veniamo qui e diventiamo sconosciuti uno all´altro. Però è solo lo Stato italiano che è arretrato, non la gente. Che facciano almeno i Pacs in Italia, non dico il matrimonio come in Olanda. Però che ridere quando in albergo prendono i nostri passaporti e vedendo che uno ha preso il nome dell´altro chiedono: fratelli? Eh no, cari, siamo coniugi».
Da "’Unità" del 05.06.05 di Delia Vaccarello
«Guardate, è la grande famiglia del Gay Pride»
In centomila per le vie di Milano: «Siamo qui per i diritti, le coppie di fatto, la fecondazione»
IN PRIMA PAGINA
GAY PRIDE Centomila in piazza a Milano
Giovani, meno giovani, tantissime donne. Milano si apre con ospitalità, noncuranza e ostilità politica alla manifestazione imponente: 100mila in piazza per chiedere che il Patto civile di solidarietà diventi legge.
Pride Milano 2005
«Guardate, è la grande famiglia del Gay Pride»
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FLASH DI FUTURO. Hanno 19 anni, indossano lo stesso vestito a fiori, portano i capelli tirati su e vivono un amore che lascia senza fiato. La musica festosa che proviene dai carri le avvolge strappando alle loro labbra un bacio colmo di passione. Ai fotografi mostrano un cartello: “Oggi spose, papa Ratzinger non sei invitato!”.
Ieri a Milano in centomila hanno partecipato al Pride per chiedere che il Pacs (Patto civile di solidarietà) diventi legge, regalando spiragli di domani. Un trenino segue di poco lo striscione di apertura: sui due piccoli convogli a leccare gelati e scherzare ci sono i bambini dei 60 nuclei delle Famiglie Arcobaleno nate come associazione lo scorso marzo: “Abbiamo un triplice scopo dice Giuseppina confrontarci tra genitori, far sentire i nostri figli in compagnia, e dire al mondo che è l’amore a creare una famiglia.” Ed è l’ amore omosex, lama finissima capace di sfoltire i pregiudizi, a far cambiare lentamente la società, anno dopo anno, pride dopo pride. “Nonna Giulia e nonna Bernarda vogliono i loro diritti”, dicono Cristina e le ragazze del Circo Massimo di Ferrara e abbracciano tre extraterrestri gonfiabili, “Noi lesbiche somigliamo a loro aggiungono – siamo su questa terra, anche se i governanti non ci vogliono vedere”. Ragazze, mamme, nonne: “In questa manifestazione ci sono moltissime donne”, dice Beatrice che è arrivata dalla Toscana con il gruppo di studenti omosex appena formato: hanno quasi tutti meno di 18 anni e una gran voglia di esistere. “Siamo noi in questo corteo che portiamo il calore”, dice Babak, 16 anni, iraniano, occhi profondi. Donne e giovani portano in piazza le loro voci e con l’occasione del Pride alla vigilia del referendum dicono che vogliono leggi adeguate alla società non del futuro, ma del presente. “L’altra presenza femminile mostra che il tema dei diritti civili richiama la sensibilità di chi ha a cuore la fecondazione assistita per tutti”, dichiara Rossana Praitano del Mario Mieli. Immorale sarebbe non partecipare, restare alla finestra.
A ricordare l’astensionismo che uccide è Alessandro Cecchi Paone con un cartello: “Ponzio Pilato si è astenuto”. Milano si apre con ospitalità, noncuranza e ostilità politica alla manifestazione imponente. “I milanesi lasciano fare dice Giovanni Dall’ Orto, storico e scrittore Milano ha una classe politica con il mito regressivo del paganesimo, lontanissima dalla città”. Il patrocino negato al Pride è ferita aperta che indigna. “Vi siete macchiati di razzismo”, tuona a ragione verso i politici di casa il teologo Giovanni Felice Mapelli. L’altra Milano, quella dei cittadini, è stata preparata. “Abbiamo lavorato in questi mesi per coinvolgere la cittadinanza dichiara Francesca Polo, di Arcilesbica, – in occasione della giornata contro l’omofobia i nostri volantini hanno fatto riflettere”.
Il tema sollevato dal Pride non è più di nicchia. “Si registra un salto di maturità fatto dal movimento - osserva Luigi Manconi, Ds- oggi è un soggetto politico che interviene nell’area pubblica con un obiettivo tendenzialmente di maggioranza”. Dello stesso parere Niki Vendola: “Per il Paese è intollerabile il divieto di accesso ai diritti, quella del Pacs ormai è richiesta generale”. Non possiamo restare “in pacs ibili”, dice con una battuta a doppio senso Serena di Udine. E Grillini, padre del testo su Pacs, lamenta “il silenzio mediatico che lascia passare sempre più in tv i messaggi dei prelati senza dare ai Gay diritto di replica”.
La musica sale e si specchia nelle finestre chiuse degli uffici. Nel corteo un gruppo di “sing-les”, lesbiche singer, intona “Rume lay” delle “Faraulla” , cantanti pugliesi che custodiscono nella voce i misteri della terra. Strano connubio di distacco nordico e sanguigne eco del Sud. Milano era anche questo ieri. Sposava laicità e passione. “Il Pride si è fatto a Milano perché viene sentita e riconosciuta capitale laica del Paese”, dicono Benedino e Concia di Gayleft. Gigliola Toniollo conferma “la presenza in prima linea della Cgil per la parità di accesso ai diritti”, Mancuso, segretario Arcigay, si rivolge all’Unione: “Deve prendere atto di un popolo che chiede un atto concreto: il Pacs. Altrimenti non daremo più il nostro voto”. L’altra Unione, quella degli atei e agnostici, propone: “Facciamo santo Zapatero”.
Da "Corriere della Sera" del 05.06.05
Migliaia al Gay Pride, diritti e coppie di fatto
Gay pride, scontro sui bambini – Il richiamo del Papa Benedetto XVI: no alle unioni irregolari – Lite sul trenino dei bambini « in provetta » – VENDOLA « Ipocrita chi li critica Difende ‘embrione e non vede i bimbi veri »
Slogan in favore della procreazione assistita e delle unioni di fatto. La Prestigiacomo: grave utilizzare i minori
IN PRIMA PAGINA
Gay pride, scontro sui bambini
Migliaia a Milano, trenino dei figli in provetta. Il Carroccio insulta gli omosessuali
Decine di migliaia di persone alla sfilata del Gay Pride a Milano. E dura polemica sulla partecipazione al corteo di una ventina di bambini figli di coppie omoses suali, nati con la fecondazione assistita. Il ministro Prestigiacomo: « Uso strumentale » . Calderoli: « Figli di coppie di finocchi »
Pride Milano 2005
Migliaia al Gay Pride, diritti e coppie di fatto
Manifestazione a Milano, polemiche sui Pacs: « Se ‘Unione non li vara, diserteremo le urne »
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MILANO — ‘Italia è una giovane transessuale. Abito candido, corona ‘argento, fascia blu con la scritta: « Repubblica laica » . Ha i polsi incatenati. Cammina tra due guardie svizzere che la tengono prigioniera. Dietro ‘allegoria, sfilano i 40 mila del Gay Pride 2005. Facciata glamour : coriandoli, colori, parrucche, musica sfondatimpani. Ma anche un messaggio ai politici del’Unione, con il tono del’ultimatum: « O inserite la legge sulle coppie di fatto nel programma elettorale, o alle prossime elezioni non andremo a votare ».
Parola ‘ordine della manifestazione: Pacs. Sventola su mille bandiere. Sta per « Patto civile di solidarietà » .
Istituto giuridico che sancisce la relazione tra due coniugi, indipendentemente dal sesso. Definisce la vita in comune della coppia: diritti e doveri.
Non un matrimonio, ma qualcosa che ci si avvicina molto: unione legalizzata e riconosciuta. « Il centrosinistra si metta ‘accordo con Rutelli e le altre forze che ancora storcono la bocca — sbotta Aurelio Mancuso, Segretario del ‘Arcigay — altrimenti raccomanderemo a milioni di omosessuali di disertare le urne » .
Minaccia soft . I 40 mila del Pride non concedono deroghe, uniti nello slogan: « Patti chiari, amici zia lunga » . A stringere i patti, in questa piazza milanese vestita da carnevale di Rio, arrivano ben pochi politici. Tutti di centrosinistra. Tutti ‘accordo nel sostegno alla legge: « Chiediamo che ‘Italia si metta al passo con ‘Europa — spiega Franco Grillini, deputato ds, anima storica del’Arcigay — e riconosca le unioni di fatto con i Pacs. La proposta riguarda quattro milioni di persone che convivono e non possono essere lasciate a se stesse » .
La Francia ha legalizzato le unioni di fatto nel 1999. In Italia se ne parla da anni. Durante ‘ultimo congresso dei Ds, il segretario Piero Fassino disse che i « Pacs » sarebbero entrati nel programma di governo. Alla Camera — oltre a quelle di FI, An e socialisti — è ferma una proposta di legge Grillini. La Spagna di Zapatero, autorizzando i matrimoni gay, ha rilanciato il dibattito.
Con il corteo di ieri, il movimento gay lesbico italiano prova a segnare un punto di non ritorno.
Pride Milano 2005
Lite sul trenino dei bambini « in provetta »
Sfilano con le mamme 20 figli di coppie gay. Calderoli: legge 40 contro i genitori finocchi Attacchi dal centrodestra: sono senza limiti. La risposta del segretario del’Arcigay: ora il ministro si dimetta
Loro sono lì beati, una ventina. Qualcuno sale, qualcun altro scende, ‘è chi si mangia un panino, qualcuno si addormenta profondamente tra le braccia delle sue due mamme. Ignari, che su quel trenino prestato dalla Provincia di Milano, destinato ad aprire il Gay Pride nazionale, si stanno per addensare nuvole gonfie di polemiche. Loro, i piccoli, sono i figli di coppie lesbiche, nati grazie alla fecondazione assistita. Loro, sono lì, insieme alle loro mamme, per testimoniare una cosa semplice: che ci sono, che esistono. « E che dopo la legge 40 — dicono le mamme lesbiche — sono destinati a non esserci più » . La bufera politica è nel’aria. ‘attacco, durissimo, arriva dal ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli: « Milano nella sua storia ha visto di tutto, sia in bello che in brutto, ma la schifezza di utilizzare dei bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni gli mancava. E credo che oggi si sia veramente toccato il fondo » . Parla di « manifestazione abietta » , di « corteo di bimbi che grida vendetta a Dio » . Per concludere con un invito ad astenersi dai referendum del 12 giugno: « La gente deve sapere — continua il ministro — che andando a votare al referendum apre la porta ad abiezioni del genere, che coinvolgono perfino i bambini. E che bisogna approvare la mia proposta di legge di riforma costituzionale che specifica che il matrimonio deve essere tra persone di sesso differente » . « Se non si fa questo — conclude Calderoli — avremo a casa nostra figli di coppie lesbiche o bimbi adottati da coppie di finocchi » . Ma anche se con toni diversi altri esponenti della Casa delle Libertà scendono in campo. Come il parlamentare di Fi, il cattolico Maurizio Lupi: « Calderoli esagera nei toni e nei modi, ma siamo molto preoccupati per quello che è accaduto a Milano. È il tipico esempio di una libertà che non si pone limiti, ‘affermazione di un desiderio sempre e comunque che arriva a utilizzare dei bambini per affermare quello che si ritene essere la concezione giusta » . A sorpresa, a fianco della Cdl, scende in campo anche il vicepresidente del la Provincia di Milano, il margheritino Alberto Mattioli: « Strumentalizzare i bambini in questo modo è inadatto e fuori luogo. E non attira certamente la simpatia dei cittadini. Non si può far ap parire una festa per bambini una questione che attiene regole e valori ben più importanti e complessi » .
È come se sul Gay Pride fosse scesa una nuvola nera. Le parole di Calderoli provocano una reazione durissima. Riassumibile in sei parole: «Il ministro deve dare le dimissioni» . Le chiede il segretario nazionale del’Arcigay, Aurelio Mancuso: « Le abbiamo chieste più volte perché è uno dei peggiori ministri italiani e sulla questione omosessuale è il peggiore dei peggiori perché offende 4 milioni di persone. Chiediamo a Berlusconi se le aree liberal del centrodestra sono ‘accordo con le osservazioni aberranti del ministro » . Gli fa eco Franco Grillini, deputato ds e primo firmatario del disegno di legge sui Pacs: « Si dimetta subito, perché Calderoli è una vergogna nazionale. È un insulto che al governo sieda una persona razzista come lui. Dovrebbe lasciare il campo a persone che hanno un maggior rispetto della convivenza civile » .
Anche Luigi Manconi, responsabile dei Diritti civili per i Ds attacca il ministro: « O si decide una moratoria generale che prevede ‘esclusione dei bambini dalle manifestazioni oppure si dovrebbe vietare la presenza di bambini anche alle manifestazioni della Lega che sono profondamente negative perché tese al’esclusione.
Ma siccome un divieto di tal fatta non esiste, non deve esistere neanche per questo civilissimo corteo » .
Sia Grillini, sia Mancuso difendono la presenza dei bambini. « È molto semplice — attacca Grillini — . È ora che si smetta di dire che gli omosessuali non possono fare figli.
Ci sono, sono lì, li vedete? Bisogna guardare queste cose con rispetto » . « A volte ci dicono che non facciamo figli e quindi siamo inutili — conclude Mancuso — se li facciamo siamo esseri immondi. La vita è uguale per tutti: i bambini sono un dono di vita e di Dio. I bambini sono venuti qui per testimoniare che esistono per tutti ma non per la legge italiana » .
Loro, i venti bimbi sono lì, un p’ stanchi, ma ancora beati. Un giro in trenino di quattro ore non lo avevano mai fatto in tutta la vita.
Da "il manifesto" del 05.06.05 di GIANNI ROSSI BARILLI
Un gay pride formato famiglia
Malgrado il primo ponte estivo abbia fatto sciamare le masse verso seconde e terze case, il pride glbt (gay, lesbico, bi e trans) ha fatto il pienone…
Pride Milano 2005
MILANO Malgrado il primo ponte estivo abbia fatto sciamare le masse verso seconde e terze case, il pride glbt (gay, lesbico, bi e trans) ha fatto il pienone.
Chilometri di carri, palloncini, bandiere, striscioni, trucchi e acconciature hanno degnamente sostituito il traffico del centro cittadino. Un pride riuscito, con le star della politica e del movimento in testa a dare il tono ufficiale e il popolo dei locali in coda a festeggiare conmusica e coriandoli.
Novità assoluta per quest.anno la presenza nelle prime file del’Associazione famiglie arcobaleno, neocostituito gruppo di genitori omosessuali che vuole impegnarsi per il riconoscimento dei diritti delle famiglie lesbiche e gay. Sono arrivati su un trenino elettrico colorato, portandosi dietro una quindicina di figli. Per sottolineare che «è l.amore che crea la famiglia». Fotografi e giornalisti non sanno più come districarsi tra questo piccolo scoop sociale e il parterre di volti noti della politica.
C.è il presidente della provincia, il diessino Filippo Penati, che dice «sono qui per non far fare brutta figura aMilano » riattizzando la polemica con il comune di centrodestra che per tradizione snobba e ricopre di contumelie il corteo dell.orgoglio glbt. Ci sono l.ex ministra Katia Bellillo, attivissima sostenitrice dei diritti gay, lebici e trans, il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e il neopresidente della regione Puglia Nichi Vendola, accolto con una ressa da concerto rock. «Credo sia giunto il tempo di fare i conti – dice Vendola – con questa grande domanda di riconoscimento del diritto non solo alla libertà ma all.affettività». E proprio questo è il tema del corteo di oggi, aperto da uno striscione che chiede «Patti chiari amicizia lunga». I patti in questione sono quelli civili di solidariet à, i Pacs, che sono oggetto di una proposta di legge in discussione in parlamento e consentirebbero il riconoscimento legale delle coppie di fatto etero e omosessuali. E una scritta di Arcilesbica avverte: «Sono pacsa di lei».
Un altro tema politico di stretta attualit à che trova spazio nell.area impegnata del corteo, affollata dagli striscioni di tutte le associazioni glbt italiane, è quello del referendum sulla procreazione. Il premio per l.illustrazione creativa del messaggio va di sicuro a Vladimir Luxuria, la drag queen più intellettuale del movimento, che si presenta in abito scuro a palloncino con un disegno sul vestito che raffigura una cascata di spermatozoi in caduta verso un ovocita in paziente attesa.
Completa il cartoon vivente un piccolo cartello, tenuto in mano da Luxuria, con quattro «sì» scritti dentro un fumetto che si suppongono provenire dagli spermatozoi. Più austero l.anchorman Alessandro Cecchi Paone, che indossa una scritta ammonitrice verso chi pensa di non andare a votare la prossima settimana. «Ponzio Pilato si è astenuto». Gli va bene che poco lontano c.è un folto gruppo di rappresentanza delle associazioni di omosessuali credenti, che di certo hanno apprezzato il riferimento. Nonmeno gradita, e non solo ai credenti, dev.essere stata un.allegoria «essemme» dell.Italia laica (en travesti) che marciava in testa a tutti incatenata a due ragazzi travestiti da guardie svizzere in rappresentanza del Vaticano.
Nel corteo comunque ‘è ottimismo.
Il deputato ds e militante gay storico Franco Grillini spera che sui Pacs si arrivi a un voto già prima delle prossime elezioni politiche, ma si dice convinto che «quando cambierà la legislatura, sarà sicuramente votato il diritto delle coppie di fatto». Ma votare è una cosa e approvare è un.altra. Con i chiari di luna del centrosinistra (vedi Rutelli) non è ancora scontato che la legge sul Pacs trovi spazio nel programma dell.Unione. Pecoraro Scanio evoca la possibilità di svolgere addirittura delle «primarie programmatiche», mentre da un carro del’Arcigay giunge un più diretto consiglio a Prodi: «Pota le margherite e coltiva i finocchi».
Dietro scorre il fiume del pride, più scenografico che maima anche più castigato del solito, forse perché tutto questo parlare di coppia e famiglia mette un po. di soggezione. Oppure perché la vera festa deve ancora incominciare.
Dopo il corteo rimane tutta la notte per godersi il party organizzato al gay village dell.Idroscalo.
A Milano sfilano in centomila per difendere «il diritto alla libertà e all.affettività» e per sostenere la legge sui Pacs. Alla manifestazione nazionale dell.orgoglio omosessuale, come sempre coloratissima, partecipano politici e bambini
‘IRA DI CALDEROLI «Milano nella sua storia ha visto di tutto, sia in bello che in brutto, ma la schifezza di utilizzare dei bimbi innocenti per sostenere le proprie perversioni, come sta avvenendo nel corteo del Gay Pride, gli mancava e credo che oggi si sia veramente toccato il fondo». Ad affermarlo, in uma nota, è il ministro per le riforme Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord. «I bambini nati in coppie lesbiche da fecondazione eterologa, che vengono fatti sfilare in questo corteo, gridano vendetta a Dio: ciascuno può fare della propria vita sessuale quello che vuole, ma giocare con la vita e con la mente dei bimbi questo non è consentito».
‘IMPEGNO DI MANCONI Di parere diverso il responsabile dei diritti civili per i Ds Luigi Manconi che promette l.impegno dell.intero centrosinistra affinché il Parlamento approvi la legge sui patti di civile solidarietà». Lo ha detto Luigi Manconi, responsabile dei diritti civili per i Ds, partecipando alla manifestazione milanese del gay pride: «Credo che la legge sui Pacs sia una legge di civiltà e rappresenti un importante atto di moralità pubblica». Quanto alle forze cattoliche, nessuno scontro: «Finora non ho visto nemmeno una contestazione fondata su ragionamenti religiosi».
Da "Il Giorno" del 05.06.05 di Domitilla Ferrari
GLI SPETTATORI Qualche commento ironico, alcuni anziani si scandalizzano per il look dei manifestanti
Milanesi curiosi e tolleranti. Ma c’è chi storce il naso
Pride Milano 2005
MILANO — Rosanna e suo figlio stavano uscendo e si sono fermati all’angolo di piazza della Repubblica: «Tutto questo colore attira, non c’è dubbio, ma è pur vero che sono d’accordo con loro! Sicuramente Milano è una città un po’ meno bigotta delle altre e c’è molta tolleranza negli ambienti di lavoro, ma anche qui dipende da che lavoro fai e dalla zona in cui vivi». E’ dello stesso parere Mario, che invece è uscito proprio per curiosare un po’. «Massì, che vuoi che sia, portano colore a Milano che è sempre così grigia, piena di giacche e cravatte!» è la voce di Pina, 64 anni, pensionata. Sembra che in città l’aria di festa abbia coinvolto davvero tutti e che a nessuno dia fastidio che a pochi passi da loro ci sono due ragazze che si baciano. Anna ha 53 anni, è una bella donna, seduta su una panchina si nasconde dietro ai suoi occhiali da sole scuri: «Mi sono allontanata apposta, ma volevo esserci» dice piangendo «Sono felice che ci sia tutta questa gente ma ho paura che mi riprendano perché né al lavoro né a casa sanno che sono lesbica». Rosy e suo marito Franco, sono venuti apposta per vedere il corteo: cosa pensano della richiesta di tutela delle unioni gay? «Per me va bene» ammette Maurizio, la moglie invece storce il naso. Non c’è un vero schieramento dei favorevoli e contrari, vero è anche che qualunque sia l’opinione dominante a vincere è la curiosità. Di gente ce n’è tanta sui marciapiedi, chi fa foto col telefonino, chi sorride, qualcuno mostra il proprio disappunto e indica col dito: «Ma ti pare che quello lì stia mezzo nudo per strada!» dice una signora sventolandosi con un volantino della manifestazione e il portachiavi con un’immagine sacra nell¹altra mano «Facessero pure quello che vogliono ma non davanti casa mia». «Il problema è proprio questo: nessuno ammette che i diversi orientamenti sessuali esistono e possiamo avere un fratello, una zia o un nipote omosessuale» commenta Monica, 56 anni. «Non sapevamo che c’era né che passasse di qui ma è sempre bello vedere gente in piazza» dice Marco che ha 17 anni. «Milano è bigotta. Ma tutte le città sono bigotte quando sei tu a viverci» commenta Luigi, 16 anni. Giovanni ha 60 anni e se ne sta sul marciapiede: «Sto curiosando ma a distanza debita. Sembra carnevale. Siamo tutti in ebollizione che chissà cosa vorremmo succedesse. Ma la storia insegna che i cambiamenti epocali non avvengono mai in modo così repentino, per fortuna». Ai negozianti il corteo pare non aver creato problemi: «Per via del ponte la città si è svuotata, da questa mattina saranno entrate non più di tre persone» ammette Adriano, 39 anni, titolare di un negozio in via Turati. E a seguire il corteo il servizio Amsa: mentre l’ultimo carro è solo in via Manzoni a piazza Repubblica è già tutto pulito, come se nulla fosse successo.
Pride Milano 2005
Da "La Repubblica" del 06.06.05
Gay Pride, esposto sui bambini al corteo
Polemica sui figli delle attiviste lesbiche: "Violati i diritti dell´infanzia". Piccoli "testimonial" del sì al referendum sulla fecondazione artificiale. Mantovano contro la Prestigiacomo: "Con l´eterologa bimbi su misura"
MILANO – La presenza di bambini alla sfilata del Gay Pride nazionale, sabato pomeriggio a Milano, continua ad alimentare polemiche. In prima fila l´Osservatorio sui diritti dei minori, che ha annunciato la presentazione di un esposto al prefetto di Milano. «Il tribunale per i minorenni dovrebbe valutare la posizione di quei genitori che, pur di rivendicare i loro diritti, si sono simmetricamente avocati il diritto di ledere la sfera altrui – ha affermato il presidente dell´Osservatorio, Antonio Marziale – In questo caso dei loro ignari bambini». Secondo Marziale, «la contestualizzazione di bambini in un autentico festival del travestimento, lontano anni luce da un corteo rivolto alla rivendicazione di diritti civili, è inaccettabile per un paese civilmente compiuto».
Sulla stessa linea di Marziale, dopo le accuse alle madri lesbiche rivolte già sabato dal ministro leghista Roberto Calderoli, anche Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione bicamerale infanzia: «È inconcepibile che i bambini vengano utilizzati per manifestazioni politiche o di consenso: mi auguro che la magistratura voglia perseguire i responsabili di questo gesto esecrabile e grave». In una polemica tutta interna al centro-destra, prende invece pretesto dalla vicenda di Milano per attaccare il ministro delle Pari Opportunità Prestigiacomo – che si era espressa per il voto sì ai referendum – il sottosegretario all´Interno, Alfredo Mantovano: «Perché il ministro non ha il coraggio di smentire ciò che è evidente: e cioè che il sì all´eterologa punta a garantire alle coppie omosessuali la pari opportunità di fabbricarsi un bambino su misura da esibire nelle manifestazioni sull´orgoglio gay?».
A difendere i promotori del Trenino arcobaleno, su cui sabato sedevano i venti bambini figli di madri lesbiche, è intervenuto ieri Marco Volante, portavoce della consulta Gayleft dei ds: «È paradossale che gli strenui difensori della moralità e dell´integrità dei figli altrui non abbiano saputo vedere quanto felici fossero quei bambini sul trenino con i loro genitori». E continua: «È chiaro che l´integrità di cui parlano è essenzialmente quella dei pregiudizi millenari, ancorata a una visione della vita che nulla ha a che fare con la realtà di centinaia di famiglie felici e feconde». A parere di Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay, gli attacchi sono «il sintomo evidente di una cultura della violenza e della sopraffazione: i bambini che, festosi, hanno partecipato con le loro mamme alla grande sfilata per i diritti civili sono costretti a nascondersi dall´arroganza di chi vorrebbe espellerli dal consesso sociale. Portarli in manifestazioni è stato un gesto di grande coraggio e di enorme amore da parte delle mamme».