Da tempo Famiglia Cristiana esprime posizioni che tentano di costruire ponti, invece che ergere barricate. Si tratta della migliore espressione del cattolicesimo democratico italiano, così in disuso anche tra tanti intellettuali cattolici.
I toni e le parole usate da don Antonio Sciortino, per rispondere ad una lettrice lesbica ricorda come i gay non siano figli di un Dio minore e, anche se assolutamente contrario ad ipotesi di matrimonio, si dice aperto al riconoscimento delle coppie omosessuali sulla scorta dell’esempio francese, ovvero il Pacs, che anche in Italia è l’obiettivo del movimento omosessuale.
Prima don Luigi Zega, ora don Antonio Sciortino, danno voce ad una Chiesa che non vuole apparire nemica, che si rende conto dell’evoluzione sociale e delle determinazioni scientifiche e, soprattutto che ricerca un dialogo vero con le persone omosessuali.
I gay e lesbiche cattolici italiani in questi giorni si sono sentiti umiliati, trattati come malati, reietti, portatori di un peccato equiparato allo stupro e alla prostituzione.
L’autorevolezza del settimanale cattolico e la sua ampia diffusione nel popolo di Dio, ci fa sperare, che da qualche parte si cerchi di valorizzare l’amore e l’accoglienza come principi non offuscabili da rigide riproposizioni di pregiudizi secolari, che poco hanno a che fare con il messaggio evangelico.
Da parte nostra siamo impazienti di superare una fase in cui ci dobbiamo difendere quotidianamente dagli insulti della gerarchia cattolica e aprire luoghi, sedi, tavoli di confronto rispettoso e sereno.