Uniti per l’uguaglianza

  

Dopo una settimana di dichiarazioni, dibattito, polemiche attorno ai Pacs nel programma del’Unione, facciamo il punto della situazione insieme a Sergio Lo Giudice, che per primo ne ha lamentato ‘assenza nelle parole di Romano Prodi in viste delle primarie di ottobre. 

Sergio Lo Giudice

 

Ciao Sergio, gli ultimi giorni sono stati intensi. Si sono aperti con una tua dichiarazione, successiva alla presentazione del programma di Romano Prodi per le primarie del’Unione, in cui lamentavi ‘assenza di ogni riferimento al movimento per i diritti civili e in particolare dei PACS. Quale ragionamento politico ti ha convinto a farla?

La nostra critica pubblica all’assenza di un riferimento al Pacs nel programma di Prodi per le primarie è stata la naturale conseguenza della linea emersa dal congresso di Arcigay che si è tenuto lo scorso marzo a Bologna. In quella sede avevamo già detto in modo chiaro: noi vogliamo sapere se chi chiederà il nostro consenso per governare il Paese avrà o no rispetto dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, avrà o no paura delle nostre relazioni di amicizia e di amore, vorrà o no favorire le nostre vite in comune, i nostri progetti. Prodi ha capito che stavolta facevamo sul serio e, intelligentemente, ha compreso che una sua risposta era necessaria.

La prima delle reazioni avverse (o diverse dal sostegno) è arrivata inaspettatamente dal presidente del’Arcigay Toscana, Alessio De Giorgi. Esiste quindi un dibattito interno ad Arcigay? Quali sono i suoi contenuti?

La presa di posizione di Alessio, che ha contestato la mia critica a Romano Prodi leggendovi una dichiarazione di voto contro lo stesso Prodi e a favore degli altri candidati alle Primarie, mi ha sorpreso perchè in nessuna sede era emersa una differenziazione rispetto alla linea congressuale che citavo prima. Ora sappiamo che esiste anche questa posizione. Personalmente la considero sbagliata, perchè stride con l’autonomia del movimento e indebolisce la nostra forza contrattuale. Avremo modo di confrontarci e di chiarirci, anche se i fatti parlano da soli se è vero, come è vero, che la nostra ferma presa di posizione ha avuto come conseguenza la famosa lettera di Prodi che ha scatenato un uragano e che ha posto il tema del Pacs al centro del dibattito politico nazionale.

La seconda reazione è stata una dichiarazione di Franco Grillini in cui affermava che in quanto iscritto ai DS avrebbe comunque votato Prodi alle primarie. Anche tu sei iscritto allo stesso partito. Per chi voterai alle primarie del’Unione?

Deciderò alla fine per chi votare. Adesso aspettiamo di avere l’elenco completo delle risposte dei diversi candidati all’appello ai candidati Per una primavera dei diritti civili, firmato da quasi tutte le organizzazioni GLBT italiane in un’operazione politica unitaria del movimento che ha pochi precedenti.

Da questo punto in poi, la discussione ha preso risvolti surrealisti a livello nazionale, con Mastella che dava del Zapatero attempato a Prodi, con la Lega che gridava allo scandalo e al vizio, con ‘UDC improvvisamente estremista e schierata a favore della famiglia. Anche se per cinque anni ha fatto parte ‘un governo che dei redditi delle famiglie se ‘è infischiato. E infine è arrivata la dichiarazione di Fini, a favore della rimozione delle discriminazioni. Ma che sta succedendo?

Succede che siamo in balia di teatranti che puntano al sensazionalismo piuttosto che affrontare le questioni nel merito. Mastella aveva detto di sì al Pacs ed aveva parlato nel suo programma della necessità di riconoscere i problemi giuridici e civili di tutti coloro che scelgono di vivere insieme in forme diverse dal matrimonio. Dopo il sì di Prodi sui Pacs ha deciso di cambiare strategia perchè ha visto aprirsi per lui uno spiraglio elettorale al centro. Fini ha fatto per 24 ore l’alfiere della lotta alle discriminazioni ma il giorno dopo ha dichiarato di non avere cambiato idea sul no ai maestri gay. È un ceto politico impresentabile che rappresenta un serio ostacolo ad ogni riforma.

‘Italia è un paese libero da pregiudizi? E la sua classe dirigente lo rappresenta appieno?

L’Italia non è un paese privo di pregiudizi. Sono ancora presenti forti sacche di maschilismo e di omofobia. Ma gli italiani non hanno, a mio giudizio, una posizione più arretrata dagli spagnoli sul tema delle libertà civili. Una classe politica più coraggiosa ha colto le istanze di libertà della società spagnola e le ha legittimate. In Italia le forze politiche arrancano dietro una società che cambia più in fretta di loro.

Come si muoverà ‘Arcigay per le elezioni politiche?

Se, come Prodi ha promesso, il programma dell’Unione conterrà in modo chiaro l’impegno per una legge sul Pacs, Arcigay potrà decidere di schierarsi con il centrosinistra nelle elezioni di aprile. Ma quella rimane la condizione irrinunciabile.

In questo Parlamento ci sono solo tre deputati omosessuali? Ce ne possiamo aspettare di più nel prossimo?

Spero di sì, sia nel senso di una rappresentanza più allargata del movimento GLBT sia in quello di un maggiore coming out dei numerosi parlamentari gay e lesbiche comunque presenti in Parlamento.

Credo che a questa domanda forse non vorrai rispondere… Sarai candidato al Parlamento per la prossima legislatura?

No. Io mi spenderò per la ricandidatura di Franco Grillini come diretta rappresentanza del movimento. Ho ancora da lavorare in Associazione perchè si arrivi ai risultati a cui ho dedicato gli ultimi dieci anni della mia vita.

Anche la Chiesa è schierata a difesa della famiglia etero-centrica. Viviamo in un paese laico?

Purtroppo no. Siamo il paese europeo in cui il principio di laicità è maggiormente ignorato e vilipeso. Quando diciamo che l’Italia è il cortile del Vaticano non è solo un modo di dire.

Gli anni della tua Presidenza al’Arcigay sono caratterizzati da u’attenzione costante al quadro legislativo italiano. Se verrà approvata la legge sui PACS, cosa cambierà nel’orizzonte politico del’Associazione? Quali nuove mete formeranno ‘azione del’Arcigay?

Il nostro obiettivo è l’uguaglianza completa delle persone GLBT. Sul piano giuridico va da sé che l’obiettivo ultimo è la fine delle discriminazioni per orientamento sessuale nell’ambito del diritto di famiglia, cioè l’accesso al matrimonio. Ma tante cose restano da fare sul piano sociale e culturale: il piano legislativo non esaurisce il raggio d’azione di Arcigay.

Come vedi il futuro da qui a cinque anni?

Sono moderatamente fiducioso. Il mondo sta cambiando intorno a noi e l’Italia non potrà non tenerne conto. Credo che il centrosinistra vincerà le elezioni e che, per la prima volta, potremo avere un interlocutore attento alle nostre istanze.

Sei conosciuto per essere una persona che pondera e riflette. Vedremo mai un Sergio Lo Giudice barricadero?

Le barricate, quando servono, si fanno in tanti modi. Criticare duramente il leader del centrosinistra a poche settimane dalle elezioni, minacciando la rottura con i nostri alleati di sempre, è stato, a mio giudizio, un gesto coraggioso che ha dato un’immagine di forte autonomia del movimento. Se ne ricordi chi considera le scelte di Arcigay subordinate a questo o quel partito.

‘ultima domanda: il tuo augurio per il movimento GLBT è…

… di restare unito in una fase in cui ogni nostra mossa può influire in un modo o nell’altro nel raggiungimento dei nostri obiettivi. Quando ho chiesto a Pedro Zerolo il segreto del successo del movimento GLBT spagnolo mi ha risposto questo, l’unità. In fondo quello che vogliamo tutte e tutti è raggiungere lo stesso obiettivo, l’uguaglianza: non perdiamolo di vista.


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