Anche i gay possono essere genitori

  
Pride Milano 2005

Pride Milano 2005

LIVORNO. «Non perdiamo di vista che chi chiede poco ottiene anche meno». Mila Banchi, seduta sul divanetto della “Bottega del Caffè”, partecipa – in qualità di presidente dell’associazione che raggruppo genitori e parenti di omosessuali – al dibattito sui “Pacs” (patti civili di convivenza) organizzato dai Verdi. Senza alzare la voce, con la forza di tutte le madri del mondo, parla chiaro quando dice «le persone sono tutte uguali», ma quando si tratta di omosessuali lo sono un po’ meno. «Non capisco perché – continua – in una qualsiasi famiglia con figli, ci debbano essere due ragazzi con uguali doveri nei confronti della società ma diritti diversi in base alle sole scelte sessuali». Mila sostiene il “modello spagnolo” che riconosce anche a gay e lesbiche il diritto al matrimonio. I Pacs all’italiana non la convincono, spiega «anche per un’eccessiva chiusura e il paletto messo alla genitorialità».

«Per stabilire se una persona può essere o meno un buon genitore – continua Mila – non ci si può basare sulle scelte sessuali. Basta pensare a quanti genitori si sono scoperti omosessuali e continuano a fare i padri e le madri più o meno bene, esattamente come tutti gli altri». Poi, a proposito della situazione livornese, Mila conclude: «Le conoscenze del fenomeno, nella nostra città, sono veramente scarse. Si continua a pensare all’omosessualità in un modo particolarmente sbagliato. Il che rende la vita particolarmente difficile».

E non è che la vita sia proprio facile per coloro che scelgono la convivenza tra persone di sesso diverso, per amore o amicizia o mutuo soccorso: «In Francia – spiega il giurista Ezio Menzione – decine di migliaia di coppie hanno scelto di contrarre i patti di civile convivenza e molte altre continuano a farlo. Un successo che merita una riflessione sui fattori che lo generano. A partire dal fatto che il Pacs coglie la necessità del momento, lasciando, per esempio, libertà di scelta sulle questioni economiche. A fronte di un istituto del matrimonio percepito come troppo oppressivo». Una maggiore “leggerezza” amministrativa dei Pacs, dunque, che sul piano dell’etica diventano però l’elemento – spiega ancora Menzione – «che spezza l’unicità morale dettata dalla Chiesa cattolica».

Anche Menzione, come già Mila Banchi, ritiene che l’istituto dei Pacs, così come all’attenzione della discussione italiana, sia perfezionabile. Soprattutto perché «non basta una manciata di diritti». Per tutte le coppie di fatto «serve un vero e proprio riconoscimento istituzionale». Previsto – ricorda Menzione – «nella proposta di legge presentata dalla parlamentare di Rifondazione, Titti De Simone. Che tiene di conto le diverse “morali” delle molteplici convivenze».

Al dibattito hanno partecipato anche Alessio De Giorgi, presidente di Arcigay Toscana, Giampaolo Silvestri, responsabile “diritti civili” della Federazione dei Verdi e Fabio Roggiolani, consigliere regionale dei Verdi.


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