Il PACS e il piccone vaticano contro i diritti

  

Alle gerarchie cattoliche italiane non basta testimoniare ed orientare le coscienze dei credenti, vogliono vincere e, per ottenere questo risultato picconano con veemenza le forme e le consuetudini istituzionali, facendosi capofila di una campagna oggettivamente odiosa, che vuole accreditare una strenua difesa di un virtuale status quo (la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio) contrapposta al pericolo di una degenerazione e sfaldatura dell’impalcatura del sistema sociale identificata in tutto ciò che sta fuori del matrimonio.

Lo stesso disgiungimento del termine famiglia rapportato alle convivenze, (che con pervicacia è sostenuto da tanti politici anche di sinistra), costituisce un’offesa profonda rispetto al concreto vissuto di milioni di persone, che a causa della legislazione vigente o per scelta, non sono sposate, ma certamente legate da vincoli familiari.

Dentro la Chiesa, nella politica, nella cultura, si sono levate in questi giorni voci autorevoli che non concordano con le risoluzioni della Cei. La precisazione pubblica per cui le posizioni espresse dal capo, siano state approvate dall’unanimità dei vescovi italiani, dice più di tanti discorsi di facciata di come il dissenso covi impetuoso tra la comunità dei fedeli.

Ma il cardinale è incurante e va per la propria strada e, sprezzantemente avverte di essere disponibile a qualsiasi tipo di guerra rispetto al Pacs, affermazioni queste che avrebbero bisogno di una adeguata e dignitosa risposta da parte delle rappresentanze istituzionali e politiche.

In questo quadro, i monellacci di Siena — che il mese scorso diedero luogo a una pacifica contestazione – appaiono dei giganti rispetto all’ignavia di una classe dirigente, che non trova di meglio che sgomitare in una parossistica corsa alla genuflessione davanti al potere temporale della gerarchia vaticana. Questa è blasfemia interessata per la conquista di fette di potere, altro che religiosità devota! Se si aggiunge poi, che si utilizzano le drammatiche condizioni economiche e sociali delle famiglie (soprattutto quelle con figli e monoreddito) per ridurre il riconoscimento delle coppie di fatto a questione che riguarda pochi e cattivi cittadini attentatori della morale e della stabilità matrimoniale, si può certo dire che la vergogna non è un sentimento che abiti nei palazzi al di qua e al di là del Tevere.

La discesa in campo del partito vaticano permette, inoltre, al centro destra di trovare una sponda politica certa rispetto al suo terreno principe d’azione: disgregazione sociale, aiuto ai più forti, controllo sistematico degli strumenti di comunicazione e di formazione culturale.

E’ sufficiente essere dei moderati per accorgersi che Berlusconi, sulla scorta delle esperienze svolte dai suoi amici personali quali Aznar e Bush si affida molto, per una sua non impossibile vittoria elettorale, alla saldatura di uno schieramento che colleghi in modo spregiudicato sentimenti illiberali e anti modernisti ad un ventaglio di provvedimenti devolutivi dello Stato sociale.

Come si comprende il gioco si fa pesante e, il Pacs rappresenta uno di quei totem su cui sollecitare i sentimenti protezionisti e razzisti su cui farà leva una gran parte del centro destra nella prossima campagna elettorale.

Qual è il punto di vista del centro sinistra? A questa domanda fondamentale per ora nessuno ha dato una risposta esauriente. In molti ci chiediamo, cattolici, laici, gay, eterosessuali, come si intenda declinare dentro il progetto del centro sinistra il richiamo alla società inclusiva, su quali basi si voglia proporre una stagione di riforme di libertà, come si possano riconoscere dentro la proposta politica dell’alleanza la ricchezza dei patrimoni ideali e culturali del cattolicesimo laico e democratico e della sinistra libertaria e solidale.

Non ci si chieda di pazientare, sappiamo che l’evolversi della crisi politica del paese richiederà accelerazioni e decisioni importanti e non si pensi di poter scantonare. All’Unione, per vincere questa difficile competizione elettorale, serve l’apporto convinto di molti, tra cui quello generoso e responsabile del movimento lgbt italiano, che come confermano le vicende di questi ultimi tempi, è a tutti gli effetti un soggetto politico da cui è arduo poter prescindere.

Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay


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