MILANO – ‘ultima campagna pubblicitaria-shock di Oliviero Toscani – cartelloni di sei metri per tre che ritraggono due uomini che si baciano e si toccano al’altezza delle parti intime – è finita nel mirino del Comitato di controllo del’Istituto del’autodisciplina pubblicitaria (Iap), che ne ha vietato la prosecuzione del’affissione. Un provvedimento cui Toscani ha reagito con evidente irritazione: "Basta! Ancora una volta questi blocchi. La Iap non ha nessun potere per bloccare una campagna pubblicitaria: sono solo una corporazione. Quando mi fermerà la giustizia ordinaria: mi fermerò. A me nessun giudice mi ha mai convocato".
"Loro non possono bloccare niente – ha aggiunto Toscani – Sa perché ce ‘hanno con me? Perché gli investitori sanno che se io faccio una cosa ne parlano tutti e questo rovina il mercato. E poi che cosa vogliono bloccare: ormai la campagna Re-re è bella che finita".
I manifesti, già esposti ai primi di settembre, avevano suscitato le proteste di molti cittadini: da qui ‘intervento del Comitato. Che ha ordinato non di eliminare i cartelloni già affissi – che reclamizzano la Ra-re, ditta di abbigliamento maschile – ma di smettere di affiggerne altri.
‘ingiunzione è stata decisa il 14 settembre, ma è diventata effettiva soltanto dieci giorni dopo. Successivamente il testo del provvedimento è stato diffuso su internet, nel sito dello Iap. "‘ostentazione volgare e provocatoria di situazioni legate al’intimità sessuale – si legge nel testo – porta la comunicazione a scadere in una inaccettabile lesione della sensibilità del pubblico".
I messaggi – prosegue il testo – "oltre a turbare un pubblico adulto, possono colpire ‘attenzione dei minori che non hanno chiavi di lettura per capire le immagini, provocando loro ansia e disagio". E poi ‘è "la netta incongruità tra la comunicazione pubblicitaria avente fini meramente commerciali e le immagini diffuse".
"Lungi dal volere stimolare un serio e corretto approccio al tema della parità sessuale – conclude il testo – i messaggi mirano unicamente a colpire ‘attenzione del pubblico ad ogni costo, turbandone la sensibilità attraverso rappresentazioni volgari tout court".
"Non si tratta né di censura né di discriminazione contro gli omosessuali – hanno spiegato allo Iap – ma di semplice tutela della sensibilità dei cittadini, soprattutto dei minori. Se si fosse trattato di eterosessuali sarebbe stato lo stesso".
Dello Iap fanno parte le imprese che investono in pubblicità, le organizzazioni professionali del settore e i mezzi di diffusione della pubblicità. Tutti soggetti che si sono dotati di un codice di autodisciplina.