“Pasolini schiacciato e ammazzato
è rimasto una notte sdraiato
e il mattino quando ‘hanno visto
per un po’ d’immondizia passò”
Questi versi appartengono a “Ballata per la morte di Pasolini” che ho scritto per ricordare Pier Paolo, per commemorarlo, come dall’anno successivo alla sua morte faccio all’Idroscalo di Ostia ogni 2 novembre, insieme a tutti quelli che vogliono unirsi a me.
Nei primi anni avevamo l’abitudine si accendere un fuoco e di cantare la ballata ma oggi non e’ piu’ possibile visto che il posto non e’ piu’ isolato come allora. Quest’anno sono trent’anni da quella tragica notte. Ero a Barletta insieme a Dario Bellezza quando apprendemmo dal telegiornale che Pasolini era stato ucciso.
Un ragazzo di diciassette anni, Pino Pelosi, era stato fermato mentre correva contromano sulla via del Mare verso Roma alla guida di una GT metallizzata, l’auto del regista e scrittore. Stavamo al tavolo di un ristorante e sbottai a piangere come una fontanella. Mi vergognavo, cosi’ presi il tovagliolo e me lo misi sulla faccia per non farmi vedere dalle persone sedute agli altri tavoli. Dario era ammutolito, il suo viso era pallidissimo.
Appena tornati a Roma andammo sul luogo dell’omicidio e dissi che non potevamo continuare a stare inerti, a non far niente, a subire passivamente l’iniziativa degli assassini. Proposi di fare una manifestazione di protesta, di marciare contro il governo, di assediare il commissariato e il carcere dove era detenuto Pelosi. Idee che nella circostanza apparivano velleitarie, irrealizzabili e controproducenti. Dario me le bocciava tutte, una per una. Mi arrabbiai e sbottai dicendo che se non potevamo fare nulla nell’immediato dovevamo cominciare a lavorare per il futuro, per una manifestazione nel primo anniversario della morte.
Ci mettemmo all’opera dalla fine del ’75 e per quasi tutto il ’76 contattando i pochi gruppi e le realta’ esistenti. Dal Fuori! romano avemmo qualche delusione e qualche opposizione. C’era chi diceva che Pasolini era un borghese che sfruttava i ragazzi delle borgate per il proprio piacere sessuale e quindi non si poteva coinvolgere il movimento gay nella sua commemorazione. La mia ferma determinazione porto’ alla realizzazione della manifestazione e le ultime resistenze caddero mentre cominciavano ad arrivare le prime adesioni.
Tra ‘altro, comprai tutto con i miei soldi, dagli striscioni ai pennarelli fino ai manifesti, per non dare agli altri nessun pretesto per non partecipare. Il giorno prima fummo convocati dal prefetto che ci vieto’ di dimostrare in qualsiasi modo. Usciti dalla prefettura, sembrava scontato che l’iniziativa fosse fallita ma io decisi che, vietata o permessa, si sarebbe svolta ugualmente. Cosi’, il 30 ottobre del 1976, ci ritrovammo nella piazza della stazione Termini con gli striscioni ed io mi beccai la prima denuncia per “manifestazione non autorizzata”. Il programma iniziale doveva essere una lunga marcia fino alla Stazione Ostiense, dove avremmo preso il treno per Ostia e li’ dalla stazione locale altra camminata fino al’Idroscalo. In realta’ ci limitammo a percorrere via Cavour, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via del Plebiscito, facemmo un salto anche a Botteghe Oscure davanti alla sede del Pci, poi giungemmo a piazza Colonna, dove urlammo la nostra rabbia ed il nostro dolore davanti a palazzo Chigi (qui venni denunciato per la seconda volta per non aver ottemperato al’ordine di scioglimento della manifestazione), concludemmo il percorso a piazza Navona.
Tre giorni dopo cominciava il processo contro Pelosi e nella stessa data promossi un “Contro processo all’assassino di Pasolini” nei locali dell’associazione Ompo’s. Vi parteciparono Dario Bellezza, Elio Pecora, Laura di Nola, Giuseppe Caputo e Alberto Bevilacqua. L’intento era di capire perche’ e come si era svolto quell’efferato delitto. Le nostre conclusioni esprimevano il forte timore che con una sentenza sommaria si volesse archiviare velocemente un caso cosi’ scomodo, puntando a sottolineare la figura del poeta maledetto, dell’uomo perverso e corruttore soppresso da un giovane traviato: un modo comodo per liquidare una tragedia scomoda. Pasolini non si considerava un “maledetto” perche’ era tutto fuorche’ quello.
Io non credo al complotto. E’ stato ucciso perche’ era omosessuale, un diverso che non si adeguava al conformismo di una societa’ eterosessuale e omofoba che ha contribuito a scatenare la rabbia di un ragazzo, e forse dei suoi complici, che ha portato ad azioni violente che volevano punire, cancellare, annientare un uomo colpevole di essere veramente libero.
Non escludo che al delitto abbiano partecipato altre persone con un l’intento “menamo al frocio, levamogli i sordi”.
E’ probabile che i due siano stati seguiti per un agguato concordato in precedenza. Pasolini era conosciuto nell’ambiente delle marchette della stazione Termini anche se quando glielo chiedevano negava la sua identita’ e diceva che era soltanto uno che assomigliava al regista famoso per evitare di sottostare a richieste esose e invadenti. Io conoscevo bene uno dei “ragazzi di vita” che frequentava i portici di piazza dei Cinquecento, ebbi una breve relazione con lui e lo aiutai a lasciare quel “giro” e a trovare un lavoro. Mi racconto’ come facevano questi “agguati”, come seguivano il malcapitato di turno e poi minacciavano di picchiarlo, a volte gli davano qualche cazzotto, e lo costringevano a consegnare il portafogli. Un altro mio amico che frequentava come cliente le marchette di piazza della Repubblica mi ha raccontato che, nei giorni successivi all’episodio dell’idroscalo, i ragazzi si riferivano a quanto era successo con frasi dal soggetto plurale: “sono andati con Pelosino, gli stavano dietro sulla strada per Ostia, ecc.”. Pasolini e’ stato ucciso perche’ omosessuale, fosse stato eterosessuale probabilmente non sarebbe stato ucciso in quelle circostanze e con quelle modalita’. Soprattutto in quel periodo l’omosessualita’ si viveva in modo diverso, molto piu’ nascosto, essenzialmente clandestino e quindi si subiva pesantemente la repressione, il ricatto, il sopruso, la violenza. Credo comunque anche se Pier Paolo quasi tutte le notti andava in cerca di avventure con ragazzi, anche se aveva un comportamento sessuale compulsivo, non amava il rischio, evitava di esporsi ai pericoli, era prudente. Negare la propria identita’ agli occasionali partner appartiene al suo atteggiamento accorto, alla sua giusta prudenza. Era molto attento ma forse quella sera lo fu di meno. La natura della sua fine non toglie nulla al significato fortemente politico che subito assunse per l’opinione pubblica.
Sono fiero di ricordare ogni anno Pier Paolo Pasolini, Karl Heinrich Ulrichs, Dario Bellezza, John Addington Symonds, Sylvia Rivera. Tengo molto alla loro memoria perche’ nella comunita’ glbt manca una tradizione, manca la conoscenza di quelli che ci hanno preceduto. Dal ’92 organizzo anche l’Operazione Notte Buia che consiste nello spegnere per un minuto, alla mezzanotte in punto tra il 1° e il 2 novembre, le luci della propria abitazione o del proprio locale per ricordare, in questo modo silenzioso e intimo, il dolore per la morte di un uomo che poteva ancora dare molto alla nostra cultura ma anche per non dimenticare che ancora oggi gli omosessuali vengono discriminati e uccisi.