Francesco Rutelli
“Francesco Rutelli definisce ‘scempiaggini’ che non saranno mai appoggiate da lui né da Prodi alcune idee sulla famiglia di Rifondazione comunista? Chiarisca a cosa si riferisce. Certo non ad una legge che dia riconoscimento giuridico alle unioni civili, che è già, nero su bianco, nel programma dell’Unione”.
Il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, interviene così nella polemica sulle parole pronunciate ieri da Francesco Rutelli, che alcuni giornali di oggi hanno letto come una presa di distanza dal progetto dell’Unione di legiferare sulle coppie di fatto attraverso una legge che dia riconoscimento giuridico alle “unioni civili”, come stabilito dalla coalizione di centrosinistra.
Nel programma dell’Unione, concordato a San Martino in Campo il 5 e 6 dicembre scorsi è già contenuto un preciso impegno:
«Le unioni civili come riconoscimento giuridico di una forma di relazione capace di assicurare prerogative e facoltà e di garantire reciprocità nei diritti e nei doveri. Punto di riferimento è il lavoro svolto nel’ambito del’indagine conoscitiva sulle ‘unioni di fatto e il Patto civile di solidarietà’, condotta dalla commissione Giustizia della Camera dei deputati. Al fine di definire natura e qualità di tale forma di unione, non è dirimente il genere dei contraenti e il loro orientamento sessuale; va considerato, piuttosto, il sistema di relazioni (amicali, sentimentali, assistenziali, di mutualità e di reciprocità) — la sua stabilità e la sua intenzionalità — quale criterio qualificante la scelta del’unione».
“Si tratta di una formulazione che rappresenta un punto di sintesi fra le diverse culture politiche che compongono l’Unione — prosegue Lo Giudice – Essa, tuttavia, riesce a tenere conto anche delle legittime ed indifferibili istanze avanzate dall’ampio movimento che nel Paese sostiene la necessità di una legge sui Pacs: il riconoscimento giuridico pubblico della dignità di ogni relazione d’amore e dell’assunzione di responsabilità reciproche, l’attuazione della tutela prevista dall’art. 2 della Costituzione italiana per tutte le formazioni sociali, la possibilità di risolvere le difficoltà che le coppie di fatto incontrano sul piano sanitario, lavorativo, fiscale e previdenziale. Questo è quanto accade nella gran parte dei Paesi europei, altro che scempiaggini”.