«Giorgio Napolitano? Ascoltare riferimenti ai “nuovi” diritti civili – ricordati dal nuovo Presidente della Repubblica nel discorso di insediamento – è stato commovente». Bastano poche battute per capire che Franco Grillini, rieletto alla Camera dei Deputati (Ulivo), Presidente onorario Arcigay, ha dedicato tutta una vita per questi diritti e che le parole pronunciate da Napolitano sono «oggi quanto mai necessarie».
Napoli, Antisala dei Baroni del Maschio Angioino, 17 maggio: Grillini interviene in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia. Prima di sedersi al tavolo dei relatori, mi dà una sottilissima fotocamera digitale: «Puoi scattare qualche foto mentre parlo? Riprendi anche il pubblico, mi raccomando. Ecco, si fa così: clicca qui ma in modo molto virile!». La cifra del suo successo è anche l’ironia.
Che rapporto c’è, omorevole, tra politica, umorismo e omosessualità?
«Non riesco a pensare alla mia vita senza ironia. Dovessi rinascere, mi piacerebbe fare il comico, “fare l’asino” si dice a Bologna. Con un governo di centrodestra dovevamo fare di tutto per non piangere! Gli avversari politici si prestano bene a essere presi per il …».
PACS? Parliamo dei PACS
«Non passa giorno — sorride bonario — che non si parli della mia proposta di legge; non passa giorno che un politico non faccia riferimento alle coppie di fatto; non passa giorno che un porporato non si dichiari contro i diritti delle persone omosessuali».
Non passa giorno, penso io, che Grillini non ascolti, legga o pronunci la parola “omosessuale”; non passa giorno che non sia in giro per l’Italia a spiegare quanto, in realtà, la questione dei PACS sia la cartina al tornasole della laicità dello Stato italiano.
Nel 1982 aveva inizio la sua militanza gay. Avrebbe mai pensato di riuscire a imporre all’attenzione dell’opinione pubblica, in modo così forte, il tema dei diritti delle coppie di fatto?
«Fin da allora è stato il mio pallino. Alla prima riunione del Cassero dovevamo scegliere la diapositiva che avrebbe inaugurato il Gay Pride. “Visto che te sei la politica – mi dissero – veditela tu…”; ci parlavamo al femminile e io ero già un dirigente politico. Scelsi il ritratto di due ragazzi abbracciati. Dissi: “Basta con le immagini che rimandano al sesso, puntiamo sulla relazione, sulla coppia!”. Putiferio. L’ideologia di allora era che più trombavi e più eri liberato, più trombavi e più facevi dispetto alla Chiesa, più trombavi e più davi un contributo alla liberazione gay. Io pensavo che la vera rivoluzione fosse l’amore. Alla fine l’ebbi vinta… ma a dire il vero li presi tutti per stanchezza: si erano fatte le 5 del mattino!».
Storie come questa fanno crescere in me un sentimento di riconoscenza e di stima nei confronti di quanti, in Arcigay e nella vita, si impegnano a promuovere una cultura del rispetto; a chi è grato Franco Grillini?
«A due donne. Una è la mia insegnante di italiano, palermitana; grazie a lei scoprii i classici del marxismo. L’altra è una graziosa signora di 82 anni, si chiama Lidia Menapace, capocorrente dei primi gruppi di Unità Proletaria e di quell’area in cui lavoravano i primi gruppi gay. La mia massima felicità è stata ritrovarla al Senato eletta come indipendente nelle liste di Rifondazione».
Grillini fa tenerezza. Sembra un bambinone gaio alle prese con un videogioco seducente: occhiali spessi incollati allo schermo del suo palmare (ovviamente di ultima generazione), maneggia come un bisturi una piccola penna di plastica (al posto della classica tastiera) per inviare e-mail, aggiornare Gaynews.it con lanci di agenzia e comunicati stampa. Sembra essere qui e altrove, Franco Grillini, presente e assente, proprio come un cyborg; cosa c’è nel suo e nel nostro futuro?
«Sono un appassionato di tecnologia, discreto collezionista di giocattoli elettronici: mi porto dietro i film preferiti, la musica preferita… Nel futuro? Vediamo… Sto facendo una battaglia parlamentare affinché Internet possa essere gratis. Gratis sempre. Ovunque e comunque. Per tutti».