I Prodi tacciono, il Movimento si mobiliti

  
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi

Il Presidente del Consiglio Romano Prodi

Sono passati alcuni mesi da quando l’allora candidato a premier dell’Unione inviò una missiva ad Arcigay ed Arcilesbica, dove si assicurava (dopo che l’alleanza aveva scritto sette righe sul programma) la piena disponibilità del leader a coinvolgere, una volta vinte le elezioni, il movimento lgbt nel percorso di costruzione di una legge sulle Unioni Civili. Si trattava di una missiva assai cortese, che in qualche modo cercava di rassicurare gli animi, giustamente indignati di tanti gay e lesbiche, ed assumeva un impegno preciso: la legge si farà con voi.

Ad oggi questa chiamata non è giunta, mentre continuano le fibrillazioni dentro la maggioranza, che ogni volta che discute di questo tema da di se uno spettacolo penoso.

I DS se possono tacciono, e quando parlano lo fanno per confermare una linea di mediazione al ribasso scelta da tempo per non urtare i possibili nuovi amici del futuro Partito Democratico. Rutelli, Binetti e via genuflettendo, ribadiscono con forza che i Pacs non sono contenuti nel programma di governo (hanno ragione, li hanno fatti cancellare proprio loro!); le altre formazioni del centro sinistra mostrano robusti muscoli oratori, ma nel concreto non hanno aperto alcun contenzioso nella maggioranza, così Rifondazione, Verdi, Comunisti Italiani, Italia dei Valori, e persino la Rosa nel Pugno (forse troppo occupata a tenersi unita) ripropongono volontà, sottolineano urgenze, ma di certo non sono impegnati in nessun atto concreto. Forse ci stupirà Mastella, che giocherellando a fare su altri temi l’estremista di sinistra, magari riuscirà ancora una volta a spiazzare gli alleati.

Un componente della famiglia Prodi in verità si è espresso, qualche giorno fa, sulle pagine de l’Unità, circumnavigando con abilità sul tema dei Pacs, per non dire quasi nulla di nuovo e ribadire concetti ampiamente espressi dai settori della politica cattolica.

Ebbene, a che punto siamo? Al vuoto assoluto, al niente pneumatico, al nascondimento più abile, che non presuppone nulla di buono.

Dal Presidente del Consiglio nessun cenno, neanche una cautela, nemmeno timorate frasi di circostanza.

Per questo il movimento lgbt italiano nei prossimi mesi si dovrà far sentire, con forza, con capacità di aggregare una vasta alleanza di movimenti ed associazioni, in primo luogo quello delle donne, nella costruzione di una grande iniziativa del popolo delle libertà, per la difesa e la conquista di vecchi e nuovi diritti.

Occorre una sonora sveglia a questo centro sinistra, che sembra si sia appisolato conturbato dai profumi dell’incenso e delle melodiose prediche d’Oltre Tevere.

Il tempo delle generose mediazioni si è concluso quel 9 febbraio 2006, quando la nostra dignità è stata oltraggiata dentro un capoverso programmatico bizantino e giuridicamente ridicolo.

Il ruolo del nostro movimento sta dentro la società, nella quotidianità del nostro agire dentro la comunità lgbt in relazione con altri soggetti sociali, in piena e solida autonomia rispetto ai partiti, anzi nella fase attuale in evidente lontananza. Alla politica spetta il compito di fornire le risposte, a noi di ribadire con forza la nostra determinazione per il raggiungimento effettivo della parità di diritti.


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