Pistoia contro il bullismo omofobico

  

Il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità la mozione del consigliere Valerio Bonfanti (Ds), emendata dal capogruppo dello stesso partito, Franco Nardini, sul bullismo omofobico dentro e fuori le scuole.

Ma alla discussione non ha preso parte il gruppo di An (capogruppo Roberto Franchini, consiglieri Sonia Bartolini e Serafino Ceccarelli), che aveva chiesto, invano, che la mozione non fosse “limitata al bullismo omofobico, discriminando così tutti gli altri che subiscono atti di bullismo”.Pistoia

Bonfanti ha evidenziato che “la mozione contiene elogi al ministro della Pubblica Istruzione Fioroni perché con sano pragmatismo ha constatato l’aumento di un fenomeno inquietante per dimensione, ma soprattutto per le conseguenze psicologiche e sociali che ne scaturiscono, approntando un piano antibullismo ben articolato. Visto che gli episodi di bullismo sono planetari, concordo con Franchini che di bullismo va parlato. Mi spiace, però, che i consiglieri di An abbiano scelto di andarsene. Propongo agli assessorati alla cultura, pubblica istruzione e sociale di attivarsi affinché si possano organizzare iniziative con la collaborazione delle amministrazioni locali e dell’Asl. Pur essendo il piano-Fioroni positivo, mancano elementi importanti, quelli che fanno riferimento a soggetti che da sempre vengono discriminati, aggrediti, calunniati e soprattutto isolati. Si tratta del bullismo omofobico”. Dichiarandosi dapprima concorde, poi no e infine nuovamente concorde a emendare il testo della mozione, come richiesto dal capogruppo del gruppo Misto “Per la politica etica” Renzo Bardelli, laddove si parlava di “apprezzare e valorizzare la diversità come risorsa e non come problema”. Impasse risolto da Nardini, che ha tolto la frase e ottenuto un voto unanime.

Il vice presidente del Consiglio, Mario Bagnoli di Forza Italia, ha osservato “non credo che nessuno possa negare che il bullismo sia diventato una triste realtà dei nostri giorni e che esso non dilaghi solamente nella scuola, ma anche negli stadi, nelle discoteche e in tutti quei posti dove spesso gruppi di giovani incontrollati s’incontrano. E’ l’eredità dei movimenti ’68 e ’77 che, con l’entusiastico appoggio della classe politica di allora, minarono le basi dell’autorità nella scuola e, soprattutto, nella famiglia. Mi pare che la mozione sia limitata, visto che la maggior parte degli atti di bullismo avviene su donne innocenti”.

Il capogruppo della Margherita, Gabriele Romiti, si è detto “totalmente concorde con Bonfanti”, mentre il presidente della Commissione Pari Opportunità, Chiara Innocenti (Ds), ha sottolineato che “il bullismo è stato affrontato in un’ottica onnicomprensiva. Si è incentrata l’attenzione sull’omofobia perché è una delle questioni più spinose. E’ importante utilizzare questa tematica affinché le istituzioni facciano opera di sensibilizzazione. Ritengo che le colpe del bullismo siano della società, perché scuola e famiglia sono due ambiti diversi di una comunità che deve essere complessivamente intesa. Il ’68 è l’ultimo a cui imputare questa responsabilità, visto che è stato un movimento culturale prima ancora che politico”.

Per il capogruppo del Prc, Roberto Fabio Cappellini, “l’analisi sociologica di Bagnoli è singolare perché non supportata da alcun dato. Il bullismo non deriva dai movimenti del ’68 e ’77, ma è sempre esistito. Oggi il fenomeno è più allarmante perché i mezzi d’informazione lo portano allo scoperto. Da una parte ciò allarma, ma dall’altra ci permette d’intervenire. Noto, con una certa tristezza, che c’è chi si rifiuta ancora di discutere certe questioni”.

Per il capogruppo del PdCI, Paolo Roberto Lattari, “la mozione è interessante e condivisibile. Il bullismo omofobico c’è sempre stato: in passato, per esempio, gli omosessuali furono internati nei campi di concentramento nazisti. Il ’68 è venuto dopo, con idee di libertà. E’ sbagliato dare autorità a livello scolastico per far sì che il bullismo non emerga. Le relazioni devono essere improntate alla trasparenza, non all’autorità. Per cui se nella scuola aumentiamo l’autorità osserveremo una crescita del bullismo. La scuola è solidarietà, partecipazione e rispetto degli altri. Questi sono i fattori preventivi del bullismo”.

“Accolgo volentieri la richiesta di Bonfanti di collaborazione con gli assessorati, auspicandomi che siano coinvolte anche le Commissioni _ ha asserito l’assessore alla cultura, Cristina Donati _. E’ necessario intervenire e non solo nelle scuole, ma anche sugli adulti”. Per il capogruppo vicario di Forza Italia, Marcello Paci, “la scuola è il riflesso di fenomeni del mondo circostante. Di questi, spesso, non ne è la causa, ma l’effetto. Nella scuola ci deve essere autorevolezza davanti ai ragazzi e il processo educativo ne include uno vero non di autorità o autoritarismo ma di autorevolezza. Condividiamo la richiesta di Bardelli di togliere la dicitura finale, che è una forzatura. Meno male, infine, che esiste Internet: la burocrazia tende a nascondere i problemi e a non affrontarli. Il piano-Fioroni, giustamente, si è tenuto su aspetti generali, anche perché il fenomeno è generale”.

“Bene ha fatto Paci a distinguere tra autorità e autorevolezza _ ha rimarcato Nardini _laddove autorità corrisponde a ordine perentorio di comando e autorevolezza alla capacità di far ascoltare e recepire una forza morale. L’aumento degli episodi di bullismo è direttamente proporzionale alla decrescita culturale. E’ importante che il Consiglio trovi l’unanimità, a costo di ‘costringere’ Bonfanti a rinunciare a una sua convinzione a favore delle sensibilità che non sono in grado di apprezzare in ogni sua parte la proposta”.


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