“Se anche nell’ora del lutto e del dolore, ci sono esponenti politici di primo piano che invece di spendere una parola di cordoglio per la tragica morte di un adolescente e di solidarietà alla sua famiglia preferiscono inveire schiumanti contro ‘l’omosessualizzazione scolastica’, si capisce perché in Italia un sedicenne, deriso e tormentato in quanto ritenuto gay, possa arrivare ad ammazzarsi”.
Lo afferma il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, replicando alle parole del capogruppo Udc alla camera, Luca Volonté.
“Comunque la pensiamo sulla via crucis di sopraffazione che ha spinto Matteo a togliersi la vita, di sicuro non è morto per colpa dei troppi ‘spot pro gay’, come qualcuno intende gli appelli al rispetto delle persone omosessuali" — continua Lo Giudice.
“Piuttosto che trasfigurare in ‘omosessualizzazione scolastica’ le poche iniziative per una scuola accogliente e sicura anche per gli studenti omosessuali, e in ‘omosessuali politici’ (ma avete mai sentito parlare di ‘eterosessuali politici’?) i politici impegnati a promuovere i diritti civili di tutti, i deputati farebbero bene a formulare proposte concrete di prevenzione del bullismo anti-gay nelle scuole, del razzismo e del disprezzo verso le persone omosessuali nella società, affinché casi come il suicidio di Matteo non abbiano a ripetersi”.