Arcigay sbarca a Catanzaro

  

Il 21 maggio si è tenuto a Catanzaro il primo incontro dibattito sul tema dei Di.Co., nella veste di un aperitivo culturale dal titolo: “DI.CO. un pacs avanti" organizzato dall’associazione Nuova Era.

Ha introdotto i lavori il presidente della suddetta associazione Roberto Rizza, i relatori erano il Prof. Ulderico Nisticò, Il dott. Cerminara Federico, in rappresentanza dell’Eos Arcigay Calabria, il dott. Eugenio Occhini, Consigliere Comunale del PRC e mons Raffaele Facciolo, Vicario Generale dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squllace, nonché presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale.

Il primo punto trattato riguardava il concetto di “diritto naturale”, in questa ottica sia Nisticò che mons Facciolo si sono espressi a favore di un concetto di diritto naturale mutuato dal diritto romano, dal concetto assoluto di famiglia basato sulla procreazione, escludendo qualunque possibilità di riconoscimento per le coppie di fatto sia eterosessuali che omosessuali. Il segretario dell’Eos presentava, a supporto della propria tesi, un’interpretazione razionale dell’art. 29 della Carta Costituzionale in combinato disposto con gli artt. 2 e 3 della stessa, configurati come principi fondamentali e come tali non suscettibili di revisione costituzionale. Il dott. Occhini, che assume una posizione in piena linea con quella assunta dall’Eos richiama i concetti di libertà, ben diverso da quelli di libertinaggio e il supremo principio di laicità, più volte richiamato dalla suprema Corte Costituzionale, unico organismo legittimato a garantire la corretta interpretazione della Costituzione.

Nisticò disconosce che l’amore possa essere il fondamento delle coppie di fatto e citando la tragedia greca cerca di dimostrare come le pulsioni amorose conducano a degli epiloghi drammatici, ma Cerminara evidenzia come la letteratura greca sia caratterizzata anche dalla lirica monodica e corale (Saffo, Alceo, Anacreonte), i quali ben decantano in chiave positiva i concetti di amore omosessuale, recuperando una dimensione affettiva e non solo erotica dello stesso.

Inevitabilmente la discussione si sposta sul rapporto omosessualità e religione cattolica, introdotto dal segretario Eos, il quale dichiarando la propria posizione di gay cattolico praticante, risulta essere in equilibrio perfetto con le due identità. Facciolo, invitato ad argomentare su questo rapporto, dapprima esordisce dicendo che se A è diverso da B, A non può essere uguale a B, richiamando il noto pricincipio aristotelico di identità e non contraddizione, ma su insistenza di Cerminara, risponde dicendo che la chiesa condanna l’omosessualità e non gli omosessuali, definendo questi ultimi figli privilegiati e meritevoli della luce divina.

A supporto di questa presunta apertura della chiesa verso gli omosessuali cita un episodio verificatosi 15 anni prima, nel quale lo stesso monsignore, di fronte ad un ragazzo che aveva problemi di identità di genere ed era desideroso di effettuare la transizione, aveva addirittura messo a disposizione del ragazzo i soldi della diocesi, l’intervento poi non fu realizzato su indicazione di una psicologo che vagliò il caso.

Ben diversa è ovviamente la posizione della chiesa nel momento in cui le si chiede di riconoscere la pari dignità delle coppie di fatto. Il discorso poi passa alla spinosa questione delle adozioni, e lo stesso Cerminara, pur riconoscendo le qualità genitoriali delle coppie omosessuali e la capacità di prestare assistenza ed affetto, mette in evidenza come la società sia ancora poco pronta a recepire questo concetto.

Ritornando poi al tema delle coppie di fatto si mette in evidenza come, dal punto di vista sociologico, i ruoli siano flessibili e mutevoli nel tempo, a supporto di questa tesi, che si scontra ovviamente con la visione assoluta della chiesa cattolica e delle posizioni più conservatrici in seno alla politica italiana, viene portato l’esempio di una tribù indigena nella quale le donne si preoccupano di procacciare il cibo, laddove invece gli uomini curano il proprio corpo e si dedicano alla crescita dei figli. Ciò dimostra che i ruoli, lungi dall’essere ascritti, sono invece frutto di un processo di costruzione sociale.

Infine vengono messi in evidenza i palesi limiti del disegno di legge sui dico, nei punti in cui non riconosce la dignità di coppia (prova palese è la raccomandata), nulla legifera in termini di reversibilità della pensione, lascia al buon cuore del responsabile della struttura ricettiva la possibilità di prestare assistenza al convivente e pone dei vincoli temporali stringenti per l’esercizi di diritti che il matrimonio riconoscere con immediatezza. La posizione dello stesso moderatore rispetto ai dico è di condivisione per le coppie omosessuali e avversione per quelle eterosessuali, alla luce di un presunto principio nel primo caso di vacatio legis.

L’aspetto più interessante è stato il confronto durante l’aperitivo, nel quale molti hanno dimostrato una enorme volontà di confrontarsi e meglio comprendere le dinamiche delle coppie omosessuali, con ciò avvalorando la tesi di chi sostiene che la strada del cambiamento non può prescindere da azioni di tipo culturale. L’azione di sensibilizzazione rispetto al riconoscimento delle coppie di fatto continua sabato 23 giugno alle ore 18.00 questa volta nella sala del Consiglio Provinciale, con un forum di discussione dal titolo: “io dico la mia”.

L’incontro si articolerà con i saluti di Wanda Ferraro, consigliere provinciale e di Danilo Gatto Ass. alla Pubblica Istruzione del Comune di Catanzaro. Modererà i lavori Michele Tucci, presidente dell’associazione culturale “l’arco e la clava”. Interverranno Roberto Principe, presidente del Comitato Provinciale Eos Arcigay Calabria, il già noto mons. Raffaele Facciolo e l’on. Francesco Storace, senatore della Repubblica.

L’auspicio che l’Eos arcigay Calabria si propone è di poter favorire con la partecipazione a queste attività, il superamento di posizioni stereotipate derivanti dal radicato paradigma eterosessista che, in terra di Calabria, assume toni molto marcati e decisi. Riconoscere i diritti di una parte della cittadinanza non significa minare ai diritti di un’altra parte di cittadini, se questi diritti non intaccano la libertà altrui, e questo è esattamente il caso dei diritti fondamentali del cittadino italiano che ha piena libertà di manifestare la propria personalità sia come singolo sia nelle formazioni sociali di cui la coppia di fatto rappresenta un caso esemplare.


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