Cara Clara,
ti ringrazio per la cortese e corposa lettera aperta e tenterò di dare una risposta alle tue riflessioni.
Quando ho usato l’espressione “orfani” intendevo esprimere una valutazione sull’attuale fase politica italiana e sul complesso del sistema dei partiti. Riconosco che i radicali siano stati storicamente e senza tentennamenti non solamente solidali e sicuri. Di più si sono immersi, per alcuni anni, dentro il movimento lgbt italiano. Di amici, sinceri sostenitori, operosi costruttori di soluzioni concrete, ne abbiamo molti e a volte anche in partiti tradizionalmente lontani se non ostili. Ma la sintetica affermazione nell’intervista evoca un problema centrale: non esiste in questo paese u'area sufficientemente ampia nel Parlamento che sostenga le nostre rivendicazioni ed istanze. Ciò significa dimenticare gli amici di sempre? Certo che no, Segnalare un dato oggettivo aiuta a comprendere che sono necessarie riflessioni approfondite per individuare come mutare l’attuale quadro di riferimento.
La lunga battaglia per i diritti civili e le libertà individuali prosegue da diversi decenni nel nostro paese, costellata da successi e regressioni; oggi ci troviamo in una fase regressiva, sospinta da una potente azione da parte non solamente dei clericali, di ampi settori della politica, di grandi partiti del centro destra e del centro sinistra. Non cerchiamo asilo, vogliamo sperimentare strade e azioni dentro la società per parlare direttamente con il nostro popolo e più in generale con i libertari, le donne, le tante espressioni della laicità. Per questo voi continuate, insieme ad altri, a rappresentare un interlocutore serio con cui condividere e rilanciare un complesso ventaglio di iniziative di liberazione, che non può che partire dal corpo e dalle idee di chi si vuole dominare ed emarginare. Fu così per i grandi movimenti di liberazione femminile e da quelle pratiche e storie vogliamo trarre, tenendo conto dell’oggi, stimolo e diffusione di nuove battaglie.
Non ho firmato quando fu proposto e non intendo farlo ora, il manifesto per l’Uguaglianza dei Diritti, di cui condivido (e con me tutta Arcigay) la richiesta di sostenere il matrimonio gay anche come elemento chiarificatore per ottenere una genuina giustizia e una reale dignità per le persone lgbt. Ciò che non ho condiviso è lo spirito con cui è nato; quasi una sfida nei confronti della più grande associazione gay italiana, giudicata colpevole di aver impedito una vincente lotta sul tema delle famiglie lgbt. Questa curiosa ed ingenerosa polemica interna — esterna al movimento è stata ampiamente superata, grazie ad una generoso ed intelligente lavoro di composizione svolto negli ultimi mesi da tutte le associazioni. Ritengo, quindi, che sia inutile riaprire il capitolo manifesto, anche perché ampiamente superato dal documento politico e dalla piattaforma programmatica del Roma Pride 2007.
Arcigay è una rete di realtà territoriali e di esperienze politiche e sociali che si riconoscono in un progetto comune che favorisce il pluralismo e l’espressione libera di diverse sensibilità culturali, per questo non è necessario che io diffonda il testo del manifesto, peraltro ben conosciuto da tutte e tutti noi, chi lo ha già sottoscritto e chi lo vorrà ancora fare non ha bisogno di indicazioni dall’alto, perché quell’alto non esiste.
Sui Dico abbiamo da subito pronunciato parole chiare, ma intendo sottolineare che come comprendiamo tutti, il tema del riconoscimento delle coppie non sposate non è all’ordine del giorno per responsabilità che sono evidenti e in questo senso condivido la tua analisi. Nel preciso momento in cui stiamo operando i milioni di cittadini lgbt percepiscono i due poli come equivalenti, anche se potendo esplicitare meglio, dirò che all’interno dei due poli operano forze che sui temi dei diritti la pensano alla stessa maniera, una specie di trasversalità della discriminazione, cui dobbiamo saper contrapporre una altrettanto forte trasversalità delle libertà. Non esprimo giudizi sulle scomposizioni e composizioni che stanno avvenendo all’interno del centro sinistra, non mi compete e non intendo parteggiare o criticare. Alla fine di questi processi, dall’esaltazione del contenitore bisognerà passare all’esplicazione dei contenuti. Per cui comprenderai che la tua gustosa radiografia sul dibattito interno al nascente PD, mi diverte, ma nel merito non esprimo giudizi. Quando i nuovi partiti saranno finalmente nati vedremo cosa avranno da dire e soprattutto cosa faranno in concreto; una cosa è certa le parole stanno a zero.
Proclamarsi soggetto politico e sociale autonomo, non significa affatto interpretarsi come partito. Questa è la conseguenza che traggono sempre gli osservatori politici, intossicati come sono dalla contiguità con il ceto dirigente. Mi piace invece pensare che il cambiamento oggi avvenga proprio dentro la rete sociale, dispiegando un enorme potenziale di idee e persone libere dagli attuali condizionamenti di una politica praticata da pochi, che sa bene di essere distaccata dalle domande concrete degli individui, ma che proprio per questo ha sbarrato i portoni delle torri d’avorio in cui si è rinchiusa. Siamo un movimento alla ricerca e per questo non possiamo fornire risposte definitive. Sappiamo di essere distanti e distinti dai partiti e quindi non siamo interessati ad operazioni attigue o simili.
Sperimenteremo, incontreremo, ci faremo attraversare. Mentre l’eterna transizione del quadro partitico prosegue noi osserviamo, studiamo, aggreghiamo, scopriamo nuovi territori.
Tutto questo avviene continuando a stare in piazza, come è accaduto in modo intenso in questa pazza estate, proseguendo nella nostra lotta politica e nel concreto quotidiano sostegno alla dignità e alla visibilità delle persone lgbt. Questa Italia non ci piace per molti motivi, allo stesso tempo è il nostro paese che non vogliamo rinunciare a far crescere, a liberare dai tribali pregiudizi clericali, dalle inette furbizie partitiche, da un arretramento e una precarietà economica e sociale di cui si alimentano l’odio omofobico e le visioni escludenti.
Infine, cara Clara, l’iscrizione ad un partito è un fatto personale, che in Arcigay soprattutto ora non prefigura preferenze o vicinanze da parte dell’associazione a questo o quel partito. Qualche mese fa, ho restituito la tessera di un partito in cui militavo da 25 anni, obiettivamente mi percepisco come persona con una storia e delle idee che in questo momento non hanno una sponda cui riferirsi.
Ho invece aderito con piacere all’invito di iscrivermi al partito transnazionale che è un’associazione, che come sai si occupa da tanti anni di diritti umani, della pena di morte, delle libertà nel mondo. E’ una realtà che ho sostenuto in varie occasioni e che non mi chiede ciò che è per me improponibile: schierarmi con un partito italiano.
Aurelio Mancuso
Lettera aperta al Presidente nazionale di Arcigay, Aurelio Mancuso
di Chiara Comelli, Segretario Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giulia
28 agosto 2007
Aurelio Mancuso
Dopo aver letto sul sito gaynews.it l’intervento del Presidente di Arcigay,Aurelio Mancuso, pubblicato sul Corriere della Sera , vorremmo invitarlo a condividere con noi alcune riflessioni, con la speranza di rassicurarlo un po’. Mancuso non ha posto delle domande e anzi le sue sono state semmai delle amare constatazioni. Noi però che crediamo, con ottimismo realistico, che qualcosa debba cambiare, vogliamo trasformare le sue conclusioni in domande. Se Mancuso apprezzerà le nostre risposte ci sentiremo, entrambi , meno isolati e, forse, più forti.
Sul quotidiano Mancuso dice: “E’ la conferma che oramai in politica siamo orfani”.Noi trasformiamo questa frase nella domanda : “Il movimento Glbt in Italia è orfano politicamente?”. Ed ora la risposta: “E’ pressoché vero, salvo per fortuna qualche illustre eccezione”.Un esempio: da sempre il movimento radicale ha inglobato nella propria politica la specificità delle persone omosessuali traducendola in rivendicazione di diritti, difesa di identità,solidarietà ad oltranza, appoggi concreti ecc. (per gli increduli gli archivi storici di radicali.it sono a completa disposizione). Fatti, insomma, non parole. E non poteva essere diversamente. Una società liberale, laica, socialista e radicale, come quella che noi vogliamo, come potrebbe non dare “asilo politico”, vita natural durante, a cittadine e cittadini che subiscono i limiti delle ipocrisie di uno Stato che si finge democratico, che non riesce a scrollarsi di dosso il parassitismo clericale, che non fa della Costituzione sulla quale si basa il decalogo per garantire uguale dignità e uguali diritti a tutti e che infine non accetta di trasformarsi migliorando le condizioni di vita di tutti coloro che lo compongono e soprattutto che lo mantengono.Sempre , quando gli è stato permesso (al recente Roma Pride non è stato così),l’Arcigay e l’Arcilesbica si sono trovati al fianco il movimento radicale. E di recente e’ stato offerto al presidente di Arcigay Mancuso, da Sergio Rovasio, tra gli ideatori del Manifesto per l’Uguaglianza dei diritti — www.matrimoniodirittogay.it , di fare proprio questo strumento. Uno strumento simbolico se vogliamo, ma che ,se sostenuto con forza, potrebbe diventare un volano per il movimento Glbt. L’adesione a tale Manifesto non può essere da alcuno strumentalizzata. Non è un documento di partito né, tanto meno, dei radicali in quanto alcuni dei loro esponenti di spicco sono persino contrari all’istituto del matrimonio sia per gli eterosessuali che per gli omosessuali. E’ una voce libera che sa quello che chiede. E’ stato firmato da destra a sinistra, passando attraverso i bisogni degli omosessuali che magari della destra e della sinistra si sono stancati. E’ un’idea nata da qualcuno (che stranamente “pensa radicale”) e che può riguardare tutti. A noi piacerebbe che anche Mancuso lo firmasse, lo facesse girare all’interno di Arcigay, perché quello che recita non è niente di più e niente di meno di quello che al Pride di luglio Arcigay, Arcilesbica e quasi tutto il movimento Glbt italiano hanno sillabato al Paese intero: gli omosessuali chiedono il diritto al matrimonio, il diritto all’adozione, il diritto ad essere genitori. Basta con i Di.Co e non faccio niente.
Altre frasi di Mancuso , riportate sul quotidiano: “ormai un polo vale l’altro” e “i diritti dei gay non sono nell’agenda del PD”. Le domande allora diventano: “Un polo vale l’altro?” e “I diritti dei gay sono nell’agenda del PD?”. Per noi radicali è abbastanza scontato che un polo valga l’altro o meglio, che così suona male e potrebbe ingenerare fraintendimenti,noi proponiamo battaglie politiche e chiediamo chi le vuole sostenere con noi oppure ci affianchiamo con chi sta lottando per qualcosa in cui anche noi crediamo convintamene.Ma in politica più che le idee contano i numeri.Quelli con gli euro davanti e quelli che si traducono in schede elettorali.Poca rappresentanza poca voce in capitolo. E allora il PD, quello che molto probabilmente bisognerà rinominare come “Perniente democratico” cosa propone per gli omosessuali? E’ vero , i diritti dei gay non sono nella sua agenda. Weltroni l’ha detto al Lingotto “apertis verbis” . Basta andarsi a riascoltare le sue parole. Ha parlato,sostenendo i Di.Co, di “diritti delle persone che si amano e che convivono”, così come era scritto sul programma elettorale di Prodi di un anno e mezzo fa. Diritti alle persone non diritti alle coppie.Un bell’equivoco.Un gioco di parole per dare senza dare, o giù di lì.
La Bindi poi non ne parliamo.Li ha “partoriti” i Di.Co.. Assistita da Madre Chiesa e da Padre Cei. E Letta? Bella domanda. La sua presentazione fatta tramite web non l’abbiamo ancora guardata , ma scommettiamo, dieci a uno, che non ha detto “Voglio che gli omosessuali possano sposarsi, procrearsi e adottare”?Così , a naso. E poi Adinolfi, che abbiamo personalmente contattato sulla questione: “Si ai Dico e Pacs (che proprio la stessa cosa non sono n.d.r.), ma no al matrimonio perché il passo successivo è l’adozione e io non credo in “due mamme “ e “due papà”.E , con un pizzico di presunzione, vogliamo pensare che la sua recente proposta di referendum propositivo sulla questione del matrimonio gay all’interno del PD,da fare semmai ne divenisse il leader, gli è nata dopo la nostra domanda. E poi Gavazzoli Schettini che dobbiamo ancora sentire al riguardo. Ma quanti voti prenderà costui ammesso, e non concesso, che ci rilasci qualche dichiarazione di reale democraticità? Del sesto candidato, lo ammettiamo ,facendo ammenda, non ricordiamo al momento il nome.Sentiremo anche lui. Chissà che non rappresenti un’eccezione alla regola. Del resto al Partito Democratico mancano nell’agenda anche altri diritti fondamentali, quello per esempio di lasciare le persone candidarsi alle primarie.
Un’altra domanda poi (che trasforma la frase di Mancuso: “Ormai ci dobbiamo considerare un soggetto politico autonomo”):”Può il movimento Glbt, inteso come Arcigay, pensare di considerarsi un soggetto politico autonomo?”. Ci piace pensare a questa risposta formulando un altro quesito. E cosa penserà il Partito degli omosessuali (come si chiamerà, così?) di economia, welfare state, pena di morte, politica estera, istruzione, sanità ecc.ecc.? Se saranno date risposte a queste domande e se saranno affini al nostro modus pensandi, siccome per i radicali esiste la possibilità (a differenza dei Ds, ad esempio) di avere la doppia tessera, probabilmente alcuni tesserati a Radicali Italiani di questa associazione , aderiranno a questo nuovo soggetto politico.
Ma fino alla creazione di questo soggetto e alla composizione delle sue liste dove vogliono stare gli omosessuali? In che casa politica vogliono abitare? Forse in quella che più li accoglie. Forse in quella dove si ritrovano di più per le loro idee sulla politica.Ed ora rivolgo una domanda originale al presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso: ha mai pensato di iscriversi a Radicali Italiani? A noi piacerebbe. Ci aiuterebbe a sentirci più forti sul tema dei diritti per le coppie omosessuali. Ci onorerebbe della sua esperienza. Qualora la sua intenzione fosse quella di mantenersi indipendente dai partiti e nel contempo averne uno di riferimento per le battaglie civili, stia sicuro che i radicali saranno sempre in prima linea sul fronte della difesa dei diritti degli omosessuali e no.
E un’ultima cosa, ci sia concesso, vogliamo far sapere a tutti e non solo ad Aurelio Mancuso, che la nostra Associazione la prossima domanda la rivolgerà a Pannella, Bernardini e Bonino. Chiederemo loro di firmare il Manifesto per l’uguaglianza dei diritti. La risposta ve la faremo sapere.
Clara Comelli
Segretario Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giulia
www.rxfvg.it