BRUXELLES – Garantire u'informazione e un"educazione dettagliata sulla sessualità alle generazioni più giovani, fornire loro accesso anonimo a contraccettivi e servizi di assistenza, soprattutto per le fasce marginalizzate, informare senza stigmi e tabù sulle malattie sessualmente trasmissibili, dare accesso non condizionato all’aborto per le minorenni: sono alcune delle linee guida redatte da Ippf En (International Planned Parenthood Federation European Network), OMS e dalla Lund Univeristy svedese, in consultazione coi governi europei, nell’ambito del progetto Safe.
Le ricerche svolte nel corso del progetto indicano che i giovani europei sono sottoposti a una pressione sempre crescente per quanto riguarda la loro sessualità. I messaggi e le norme di comportamento che vengono loro suggeriti sono spesso contraddittori. Da un lato, ad esempio tramite l’educazione sessuale praticata finora, la sessualità appare ancora immersa in un’aurea negativa, legata al peccato o alle malattie. Dall’altro lato però il gruppo dei pari dipinge il sesso e l’attività sessuale come un fatto molto positivo. A questo contribuiscono i mass media, che spesso tendono a enfatizzare all’eccesso, fino a distorcere, l’espressione della sessualità. Una contraddizione che se viene accompagnata da una mancanza di consapevolezza e di informazione nei soggetti giovani può aumentare in modo drammatico il loro disorientamento.
A questo si aggiunga che la pubertà inizia oggi molto prima che un tempo, così come l’attività sessuale dei minori. Fattori che rendono urgente un’azione più efficace e profonda da parte delle autorità pubbliche. Lo scopo delle linee guida è pertanto fornire a chi di competenza gli strumenti affinché i giovani, sessualmente attivi o meno, possano sentirsi a loro agio quando affrontano temi legati al sesso, alla sessualità, e a tutti gli aspetti socio-sanitari che vi sono legati.
Il documento pubblicato oggi si apre con una premessa sulle linee strategiche generali per dare ai giovani un’educazione sessuale e riproduttiva consapevoli. Innanzitutto i giovani stessi devono essere inclusi nello sviluppo delle politiche che li riguardano. Queste politiche poi devono tenere conto delle differenze tra maschi e femmine. Infatti le ragazze sono molto più vulnerabili dei ragazzi, sia per quanto riguarda gli abusi sessuali, sia per le gravidanze indesiderate. Inoltre dev’essere integrato alle campgane informative ed educative un messaggio antidiscriminatprio quando ci si occupa di giovani gay e lesbiche.
Bisogna poi tenere conto che non tutti i giovani sono uguali, e che quelli provenienti dalle fasce più marginalizzate sono più a rischio dei loro coetanei provenienti da classi sociali più agiate. Inoltre le autorità pubbliche, vista la vulnerabilità e le incertezze vissute dai più inesperti, che spesso tendono a isolarsi nei loro problemi piuttosto che esporli all’esterno, devono avere un approccio che sia protettivo, non colpevolizzante e solidale. Infine, si insiste sul fatto che le politiche legate alla sessualità non devono essere a carico esclusivo delle autorità sanitarie, ma devono coinvolgere e impegnare altri settori, come l’educazione, la società civile, le ONG, tanto a livello nazionale quanto locale. Tracciate le linee generali, il documento propone raccomandazioni specifiche per l’azione del legislatore, divise in cinque aree di intervento.
La prima riguarda l’informazione, l’educazione e la comunicazione: viene suggerito di rendere obbligatoria l’educazione sessuale nella scuola elementare e secondaria, spaziando con altre iniziative di formazione anche fuori dalle aule. In questi programmi educativi devono essere inclusi formatori, genitori e minori. Le campagne pubbliche devono inoltre lasciare maggior spazio all’informazione sulla sessualità senza tabù. La seconda area tocca i servizi sociosanitari: questi devono essere'youth friendly’ ovvero mostrarsi ai giovani con un volto amico. Devono quindi garantire l’anonimato e l’accessibilità, specialmente per le fasce più marginalizzate, raggiungendo in modo capillare i giovani sul territorio con un ampio raggio di servizi di assistenza e consulenza. La terza area di azione riguarda i contraccettivi: questi devono essere resi disponibili in tutte le loro varietà, accompagnati da informazioni dettagliate sulle loro diverse caratteristiche, rispettando la privacy di chi li vuole utilizzare, e senza stigmi sul loro utilizzo. I contraccettivi poi devono essere di facile reperibilità ed economicamente accessibili per i più giovani.
La quarta area si occupa delle malattie sessualmente trasmissibili: queste sono in aumento soprattutto tra i giovani, in forme come l’HPV, la gonorrea, la clamidia. Qui l’informazione è fondamentale, ed è necessario, secondo le raccomandazioni proposte nel progetto SAFE, che si studino
programmi e campagne di prevenzione innovative e più efficaci, mettendo l’accento soprattutto sull’uso del preservativo, a oggi il metodo di protezione più sicuro. I condom devono essere facilmente reperibili, così come dev’essere semplice per i più giovani accedere ai test diagnostici e alle terapie.
Infine lo stigma legato alle malattie sessualmente trasmissibili va superato, a cominciare dall’atteggiamento degli operatori sanitari. La quinta e ultima area riguarda le gravidanze indesiderate: la fertilità nelle giovani donne è più alta che in quelle adulte, ma ben minore in loro è la consapevolezza della facilità di rimanere incinte. Il rischio di gravidanze indesiderate è poi tanto maggiore quanto più marginalizzato è il soggetto, e al contempo sono più gravi sono le conseguenze sociali negative di una gravidanza in una classe sociale debole piuttosto che in una agiata.
Questo è un fenomeno legato a molti fattori, alcuni dei quali esposti sopra, come l’accesso ai contraccettivi e all’educazione sessuale. Secondo le linee guida di SAFE, l’aborto rimane il metodo più sicuro, ma nei paesi dove questo non è consentito su base volontaria (Polonia, Irlanda, Malta), le donne rischiano di sottoporsi a pratiche illegali e rischiose per interrompere la gestazione. Le linee guida suggeriscono quindi di assicurare che non vi siano barriere per le giovani donne che vogliono abortire, come potrebbe essere un periodo di ‘riflessione’ obbligatorio prima dell’operazione. il consenso dei genitori, la difficoltà di accesso alle cliniche e agli ospedali, o il costo dell’operazione.