"Di quale ordine e di quale sicurezza parla il Prefetto? Di ordine pubblico? Il Pride è una manifestazione gioiosa e pacifica che mai ha creato problemi di ordine pubblico. Di ordine morale, forse? Di fronte a questa ipotesi rimaniamo stupiti/e e imbarazzati/e" dichiara Adriano Guala portavoce del Biella Pride.
Affermare come ha fatto il prefetto che “il Pride non deve disturbare e infastidire la cittadinanza” è profondamente contrario allo spirito di questa manifestazione che ha sempre affermato la piena cittadinanza dei diritti e la ricerca del superamento dei pregiudizi attraverso l’incontro delle differenze.
“Dichiarare che “fare un gay pride dentro la città vuol dire costringere il cittadino biellese ad entrare in una manifestazione in cui non intende trovarsi” è sconcertante: rischia di apparire una posizione incompatibile con il diritto costituzionale a manifestare pacificamente.” Continua Enzo Francone, altro esponente del Comitato.
Le parole del prefetto e la scelta di diniego stanno nell’interpellanza parlamentare depositata oggi dall’on. Anna Paola Concia.
“Mesi di incontri a carattere culturale, politico e di spettacolo hanno dimostrato che i cittadini e le cittadine biellesi non esprimono fastidio ma curiosità e interesse e solidarietà per le tematiche gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Spostare il Pride in una zona periferica significa voler emarginare le persone GLBT. La visibilità è principio irrinunciabile per noi e per le nostre lotte.” Conclude Roberta Padovano, portavoce del Coordinamento Torino Pride.
Chiediamo al Sindaco di Biella di esprimersi al più presto perché la strada del dialogo e del confronto è per noi irrinunciabile.
Il Comitato Biella Pride